Ho sempre sostenuto che l’amore sia una cosa semplice, si… per gli altri.
Per me è un’altra cosa, è tormento, è analisi e non solo logica e grammaticale.
È insonnia, inappetenza, pomeriggi copertina divano e Pretty Woman, è guardare il telefono ogni due per tre, è “invio non invio? Invio!!! Noooo cazzo cancella cretina speriamo che non abbia letto!”
È parlare ore ed ore e non riuscire a ricordare cosa ci siamo detti o, cosa voleva dire con quella frase? Dovrò chiedergli delucidazioni.
Mettere in dubbio è uno stile di vita, delle discussioni la cosa che odio di più è la paura di aver ragione, preferirei perdere SEMPRE!
Odio la mia voce quando trema, i miei discorsi infiniti.
Odio non sentirmi abbastanza.
La cosa che amo di più sono i primi tempi quando ancora non sei coinvolto e ti senti immortale, sei come sei, cazzo me ne frega se non ti vado bene… fine del primo tempo.
Durante l’intervallo inizio a preoccuparmi se non scrive, se invece del cuore manda solo un bacio, inizio a farmi carina, sia mai.
Inizio secondo tempo, tolgo il vestito da Wonder woman e indosso i panni di mr Bean.
Incasinata, insicura, con uscite che vanno da Massimo Decimo Meridio al ragionier Fantozzi, da Jane Eyre a Ofelia… a fine giornata ho bisogno di sali minerali e gel reintegranti o forse, ancora meglio, il vecchio uovo sbattuto della nonna.
Mi sento un’impresa epica, come la scalata al K2 di Achille Compagnoni oppure il lancio dell’elicottero di Alexander Polli che sfrecciando a 250km/h ha centrato la piccola apertura della roccia di Foradada di Montserrat.
Insomma… io sono l’impresa epica e, se riesci ad amarmi nonostante tutto, tu sarai il mio eroe.