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giovedì 28 Marzo 2024
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Superior stabat lupus, ovvero fusse che fusse ‘a vorta bbona

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Scrivo dall’interno dell’onda emotiva suscitata nel mondo dal duro discorso di Putin di stasera 21 febbraio. Ovviamente, non so immaginare come andrà a finire la crisi ucraina, ma condivido alcune considerazioni, credo quasi ovvie.

  1. Putin si è messo da solo nella condizione di quelle decisioni che chiamo del terzo tipo, quelle che come fai sbagli. Se tornasse indietro, ci smentirebbe della sua immagine di macho con i suoi, in patria e altrove. Se andasse avanti con la guerra, non potrebbe mai finire bene – lui, malgrado tutto il suo gas, contro il resto del mondo: in particolare gli Stati Uniti, che non sono mai da sottovalutare, malgrado i problemi attuali che si sono auto-inflitti; e la Cina, che della Russia non fu mai complice sin dai tempi di Mao e Stalin ed è troppo lungimirante per esserlo adesso, e, soprattutto, ha bisogno di un mondo tranquillo per esercitare la sua futura leadership in condizioni di benessere per i suoi abitanti: Xi Jinping è più intelligente e lungimirante di molti altri capi di governo, Putin compreso (questi si può tollerare finchè da fastidio alla tracotanza americana, ma una sua guerra sulla Via della Seta sarebbe davvero troppo…).
  2. Comunque questa situazione di “spalle al muro” è pericolosissima: il mondo è nelle mani della psiche di un individuo che ha un arsenale atomico, oltre al gas.
  3. Putin ha voluto risparmiare negli stipendi dei suoi ghost writers: ha detto loro di copiare i discorsi che Joseph Goebbels preparò per Hitler. Cito Wikipedia sul tema dei Sudeti: “A seguito dell’Anschluss (annessione) dell’Austria da parte della Germania nazista nel marzo 1938, il successivo obiettivo di Adolf Hitler fu l’annessione della Cecoslovacchia. Il pretesto furono le supposte privazioni sofferte dalla popolazione tedesca residente nelle regioni di confine nel nord e nell’ovest della Cecoslovacchia, conosciute collettivamente come “tedeschi dei Sudeti“. La loro incorporazione all’interno della Germania avrebbe lasciato il resto della Cecoslovacchia senza facoltà di resistere alla successiva occupazione.”
    Nel caso di adesso, è evidente che, dopo l’Ucraina, toccherebbe alla piccola Moldavia, e poi…
  4. Putin si sta prendendo una grave responsabilità a danno della sua personale immagine di fronte agli storici futuri, di interrompere settantacinque anni di pace in Europa, un processo epocale ben descritto da Steven Pinker nel suo monumentale “The better angels of our nature”, ove il professore documenta il secolare progresso delle grandi nazioni verso una pace durevole a livello planetario. Forse che Putin, coinvolto da forze sotterranee radicate nel suo passato, vuol cancellare il confronto con il grande e pacifico suo conterraneo Gorbaciov? 
  5. Gli stessi gost writers, forse poco colti, non si sono resi conto di quanto siano arretrati di millenni; mi permetto di ricordare la favola, con il suo grande semplice pathos:

Superior stabat lupus, longeque inferior agnus.
Tunc fauce improba latro incitatus iurgii causam intulit:
“Cur – inquit – turbulentam fecisti mihi aquam bibenti?”
Laniger contra timens:
“Qui possum – quaeso – facere quod quereris, lupe? A te decurrit ad meos haustus liquor.”
Repulsus ille veritatis viribus:
“Ante hos sex menses male – ait – dixisti mihi”.
Respondit agnus:
“Equidem natus non eram!”
“Pater, hercle, tuus – ille inquit – male dixit mihi!”
Atque ita correptum lacerat iniusta nece.
Haec propter illos scripta est homines fabula qui fictis causis innocentes opprimunt.

E – scusate – traduco con Wikipedia, ad uso dei giovani di oggi che non amano il latino, neppure quello benevolo di Fedro:

«Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, erano venuti allo stesso ruscello.
Il lupo stava più in alto e, un po’ più lontano, in basso, l’agnello.
Allora il malvagio, incitato dalla gola insaziabile, cercò una causa di litigio.
“Perché – disse – mi hai fatto diventare torbida l’acqua che sto bevendo?
E l’agnello, tremando:
“Come posso – chiedo – fare quello di cui ti sei lamentato, o lupo? L’acqua scorre da te alle mie sorsate!”
Quello, respinto dalla forza della verità:
“Sei mesi fa – aggiunse – hai parlato male di me!”
Rispose l’agnello:
“Ma veramente… non ero ancora nato!”
“Per Ercole! Tuo padre – disse il lupo – ha parlato male di me!”
E così, afferratolo, lo uccide dandogli una morte ingiusta.
Questa favola è scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con falsi pretesti.»

(E mi scuso anche con Volodymyr Zelensky, ma l’accostamento con l’agnellino della favola sta nei numeri dei relativi paesi.)

Allora: guerra nucleare in arrivo, oppure Putin prima o poi finirà come Sadam Hussein e Gheddafi? Staremo a vedere, noi dalla finestra: infatti, scrivo questa nota per un diverso contesto che ho in mente, facendo seguito ad alcuni miei articoli che Moondo benevolmente pubblicò nei primi mesi del 2020. Sostenni allora che in Europa eravamo tutti in stallo in attesa della decisione dei tedeschi, che erano come l’asino di Buridano, il quale, di fronte a due mucchi di fieno non sapendo quale scegliere, morì di fame.

Cioè, – sostenevo – la Germania da lungo tempo non sta esercitando la sua leadership naturale verso un reale processo di unificazione europea, ma coltiva l’alternativa di una Germania uber alles di preminenza nazionale sui suoi vicini. Contemporaneamente, i vicini della Germania non accettano l’idea di avere un maggiore benessere ed una maggiore importanza stando nel seno di un’Europa unita, magari a preminenza tedesca, e cercano invece di mantenere una modesta sovranità nazionale da affidare in gestione a piccoli politicanti locali.

Grazie a quello stallo, l’Europa ancora oggi non conta niente a livello geo-politico, malgrado viaggi elettorali di persone per bene come Macron, Draghi e Di Maio. E non è neppure in grado di giocare il ruolo di razionalità che le toccherebbe per storia e geografia, a favore della pace del mondo.

La chiara evidenza adesso è invece quella di un dittatorello come Putin che si permette di minacciare la grande Europa per prendersi un pezzo delle terre che stanno al suo confine, e pure minaccia di danneggiarla pesantemente, togliendole quelle forniture di gas che la natura gli ha concesso in dote e che i suoi predecessori comunisti hanno sviluppato sul continente (o imposto, fino a far desistere l’Italia dal nucleare).

E il prezzo che l’Europa chiederebbe ad un disturbatore della quiete continentale sarebbe quello di eventuali e dubbie e contestate ritorsioni (sanzioni), decise da un partner che sta a novemila chilometri oltre oceano?!…

Davvero si può pensare che Putin farebbe così il gallo se a latere, politicamente come è geograficamente, si trovasse un’Europa unita? Invece: l’Europa sembra soltanto un’espressione geografica, come avrebbe detto Klemens von Metternich (senza che ancora appaia un antagonista, come era Cavour per lo statista austriaco).

Forse che adesso ci diamo tutti insieme una pensata? Al di là di quelle disgrazie strettamente economiche che presagivo nei miei articoli di due anni fa, quando davo per quasi sicuro nel futuro il default dell’Italia in occasione della prossima crisi mondiale (la pandemia?), destino del tutto non ancora esorcizzato, se continueremo come se niente fosse. Magari senza il gas russo e con i prezzi dell’energia a livelli astronomici, in attesa di allevarci davvero le energie rinnovabili, malgrado le resistenze “fossili”, cui il gas appartiene.

Allora: spero che questo richiamo che non troppo benevolmente stasera ci manda Putin funzioni da trigger per una reale unificazione europea a livello dei poteri sostanziali: economia, tassazione, finanza, difesa, diplomazia, energia, ecc.

Diceva un comico italiano molti anni or sono: fusse che fusse a vorta bbona.






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