Giuseppe Conte si è presentato davanti ai giornalisti nella sala stampa di Palazzo Chigi e ha ammesso che il governo è ancora spaccato sulla Tav. «Al tavolo dei decisori politici mercoledì fino a notte fonda si sono confrontati diversi orientamenti politici che restano tuttora contrapposti», ha detto il premier, sforzandosi di mostrare un tono deciso. «Da una parte la Lega favorevole, dall’altra il Movimento che ha contrarietà. Le due forze legittimamente raccogliendo anche istanze del territorio hanno queste posizioni». Per la prima volta poi il premier si è sbilanciato: «Non sono affatto convinto che questo progetto sia quello di cui l’Italia ha bisogno. Che piaccia o meno, il professor Ponti ha fatto la sua analisi onorevolmente e in modo molto plausibile. Il punto di riferimento sono gli esperti nominati dal ministro Toninelli presso il Mit».
A questo punto il governo si confronterà con la Francia e con l’Ue «per condividere questi dubbi e perplessità». A tarda sera, lo scontro tra Salvini e Di Maio è esploso definitivamente. «Se qualcuno mi dice che non servono i treni, anch’io vado fino in fondo, se devo andare fino in fondo, vado fino in fondo» ha detto il leader leghista. Replica a distanza di Di Maio: «Abbiamo solo chiesto la sospensione dei bandi per un’opera vecchia di 20 anni, lo abbiamo chiesto perché previsto dal contratto siglato tra M5s e Lega. E cosa fa Salvini? Oltre a forzare una violazione del contratto minaccia pure di far cadere il governo? Se ne assuma le responsabilità di fronte a milioni di italiani».
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