L’Italia ha ridotto gli acquisti di F35 da 131 a 90 (costo 13,5 miliardi) e il nuovo ministro della Difesa Trenta ha intenzione di ridurre il pacchetto a una ventina di esemplari. «Washington, in questo caso, resterebbe molto delusa, non solo perché considera l’F35 un progetto comune transatlantico essenziale per mettere le nostre difese al passo con i tempi, ma anche perché la riduzione degli acquisti da parte di un Paese farebbe aumentare i costi per tutti gli altri. Gli Usa sottolineano che l’Italia perderebbe più di quanto risparmierebbe, perché circa 80 aziende del nostro Paese sono coinvolte nel progetto, lo stabilimento di Cameri è stato scelto come hub logistico e della manutenzione, e l’intera operazione dovrebbe generare posti di lavoro stimati inizialmente fra 3.586 e 6.395». In ogni caso, «quello che invece risulta inaccettabile, tanto al governo quanto alla casa madre Lockheed, è che dal marzo dell’anno scorso Roma ha sospeso anche i pagamenti degli undici F35 già consegnati e dei 9 ordinati. Un aereo ad esempio è pronto per la consegna a Cameri, ma resta fermo nell’hangar perché mancano circa 20 milioni di saldo. Il debito arretrato complessivo ha ormai raggiunto i 500 milioni di euro». Il presidente Mattarella, durante l’ultimo Consiglio supremo di difesa, ci ha invitato a saldare il conto [Mastrolilli, Sta].
«È un paradosso geopolitico. L’amministrazione Trump stima l’esecutivo gialloverde e vorrebbe rafforzare le relazioni con Roma, anche perché potrebbe diventare il suo punto di riferimento in Europa, visti i problemi con Francia, Germania, e Regno Unito distratto dalla Brexit. Nel concreto dei dossier, però, l’Italia sta complicando il rapporto bilaterale, prendendo posizioni opposte agli interessi comuni con gli Stati Uniti su quasi tutti i temi chiave, come la Cina e la Via della Seta, Huawei e il network 5G, il Venezuela, il ritiro dall’Afghanistan, il legame con la Russia, la politica energetica» [ibid].