La linea ferroviaria dell’alta velocità Roma-Milano ieri mattina è stata interrotta per tre ore e poi per tutta la giornata ha subito pesanti ritardi. Motivo: un incendio di carattere doloso a una cabina elettrica all’altezza della stazione di Rovezzano, periferia di Firenze. All’alba gli attentatori hanno bruciato i fili della cabina elettrica in due punti diversi e hanno messo fuori uso tre canalette dove passavano cavi di rame e fibra ottica dedicati alla trasmissione dati, canalette di norma coperte da lastre di cemento che possono essere rimosse solo con l’impiego di un piede di porco. I ritardi medi provocati da questo sabotaggio sono stati di 180 minuti, con punte di 240. Molte le cancellazioni sia di Trenitalia sia di Italo.
Il reato ipotizzato dagli investigatori è attentato alla sicurezza dei trasporti, la pista seguita è quella anarchica, collegata a un processo in corso a Firenze che si è concluso con la condanna di tre anarchici a nove anni per una bomba tirata contro una libreria di CasaPound. A conferma è comparso questo messaggio su finimondo.org, sito vicino a quell’area politica in cui si annuncia la «strategia della lumaca»: «Questa mattina – dieci giorni dopo il ventunesimo anniversario della morte di Maria Soledad Rosas, due giorni dopo il diciottesimo anniversario della morte di Carlo Giuliani, e poche ore prima della prevista sentenza da parte del Tribunale di Firenze contro una trentina di anarchici – la linea ferroviaria che collega Roma e Firenze è ferma, sospesa, bloccata. Sarà stato un caso? Una coincidenza? Una vile provocazione? Oppure, più semplicemente e umanamente, un gesto d’amore e di rabbia?».
«Il bersaglio di ieri era una centralina dell’alta velocità, che da almeno vent’anni è diventata il totem di tutte le opposizioni, rappresentativo di un «No» che va ben oltre la polemica contro la Torino-Lione. È un no di sistema e al sistema. È una guerra che viene combattuta dalla galassia anarchica nazionale e internazionale costituita da gruppi diversi, spesso in polemica fra loro e con forme di lotta differenti. Ma sono l’esercito clandestino di una forma di terrorismo che non ha come obbiettivo la conquista leninista del potere, come le Brigate rosse negli anni Settanta, ma la diffusione caotica di sabotaggi in situazioni sociali sensibili, dimostrazioni di contropotere territoriale, denuncia dei Centri per i migranti, lotta contro gli sfratti e nelle carceri. Sono cellule e gruppi sparsi in tutt’Italia, ma principalmente a Nord» [Martinetti, Sta]
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