Greta è divenuta la Cassandra di un’annunciata, miserevole fine del Pianeta in un futuro più o meno prossimo, a causa di un progressivo, inesorabile, inquinamento dell’aere, della terra e delle acque.
C’è già chi immagina che dal ventre del “cavallo di Troia” costruito occultamente da artigiani socialmente impegnati, utilizzando il legname di foreste non ancora pietrificate, usciranno, armati di tutto punto, i “nemici dell’umanità”, guidati da un Donald Trump divenuto, non a caso, il nemico numero 1 della Greta di Stoccolma.
Senza alcun “garbo”, la ragazza ha dichiarato che il Presidente degli Stati Uniti d’America non riceverà mai da lei alcun invito a incontrarla, perché “lei non ha tempo da sprecare per parlare dei probemi ecologici con gente incompetente”.
Intanto, però, i mass-media, adeguatamente “allertati” (orripilante neologismo) ci hanno fatto sapere che la Shirley Temple dell’ambientalismo ne ha parlato con il Sommo Pontefice, sia pure stando, soltanto, tra i pellegrini-visitatori domenicali, dietro una delle transenne predisposte ad hoc in piazza San Pietro. La televisione ce l’ha mostrata mentre riceveva un invito (Go on) da papa Francesco a proseguire per la sua strada.
Certo. I fenomeni cosmici, anche se solo terrestri e non di potenza distruttiva come i buchi neri (recentemente fotografati dai telescopi) meritano ogni attenzione. Essi mettono, con grande frequenza, a rischio la nostra sopravvivenza, determinando nella massa reazioni soprattutto emotive, che possono anche obnubilare la mente e indurre a scelte degli esseri umani non sempre pienamente razionali. E’ grave il caso dell’inquinamento non solo atmosferico ma della stessa terra che offre i suoi prodotti alimentari in condizioni certamente compromesse dai rifiuti, non solo tossici ma anche ordinari, che un’umanità in crescita esponenziale (e tuttora spronata da alcune religioni a non deflettere da una procreazione a go go), produce in quantità, per così dire, “iper-industriali”.
Il problema delicato è che l’irrazionalismo dei comportamenti popolari con i suoi effetti largamente diffusi di trepidazione e di agitazione può anche essere callidamente utilizzato da “forze interessate” per trarne vantaggi soprattutto nei campi della politica e dell’economia. L’ecologismo è da lunghi anni il cavallo di battaglia dei cosiddetti “Verdi” e di forze cospicue della Sinistra. C’è però chi sospetta che esso, con il passare del tempo, non sia più tanto il frutto di un’irregolare ed estemporanea protesta, soprattutto giovanile, ma il piatto avvelenato offerto, con l’aiuto di finanziamenti di notevole entità e di iniziative di massa, organizzate in tutto il globo, soprattutto agli Stati membri dell’Unione Europea come deciso ostacolo alla ripresa piena dell’attività produttiva manifatturiera di quella parte di mondo.
Si sostiene, in altre parole, che, mantenendo in piedi industrie zoppicanti, bisognevoli di aiuti, si favoriscono in modo evidente, le banche (che concedono i mutui proprio a chi ne ha bisogno e ne fa richiesta) e le organizzazioni addette al traffico degli immigrati (che forniscono mano d’opera a basso costo a imprenditori con il pelo sullo stomaco).
Sotto tale profilo, un novello Andreotti potrebbe dire che a ipotizzare un sostegno all’ecologismo da parte del potere finanziario di Wall Street e della City oltre che dei trafficanti dello schiavismo del terzo millennio si farebbe “peccato”, ma forse s’indovinerebbe.
Certo. Il sostegno dei Paperon dei Paperoni della Finanza diventerebbe tanto più necessario quanto più gli ecologisti si rendessero conto che con i progressi della scienza controbilanciano, con efficacia crescente, i pericoli delle emissioni delle ciminiere delle fabbriche, delle “polveri sottili” prodotte da un traffico sempre più caotico, dei liquami venefici che intorbidano i fiumi, della plastica che altera l’equilibrio naturale dei mari e degli oceani.
Nessuno, infatti, è in grado di negare che, a dispetto di tutto ciò che inquina, la vita umana raggiunge livelli di longevità mai prima raggiunti.
Tutto ciò e altro ancora ha indotto Domenico De Masi, illustre e noto sociologo, a dire che, nella sua plurimillenaria storia, l’Uomo non ha mai potuto vivere in un mondo migliore.
Non la pensa così, con buona evidenza, Greta-Pippi Calzelunghe e c’è chi confida che dall’alto del seggio del Nobel la sua voce avrà il suo peso.