domenica 22 Dicembre 2024
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Una zeppa per il virus

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La famosa rivista “Science”, organo dell’American Association for the Advancement of Science (AAAS), ha pubblicato il 22 aprile un importante articolo che potrebbe rappresentare un grande passo avanti nella lotta al coronavirus: “Structure-based design of antiviral drug candidates targeting the SARS-CoV-2 main protease”. Il difficile titolo nasconde un testo estremamente tecnico, ma è forse interessante cercare di interpretare cosa c’è sotto, se non altro per comprendere quanto oggi sia avanzata la microbiologia molecolare.

Il coronavirus è un oggetto molto meno complicato della cellula umana. A differenza degli animali, il suo patrimonio genetico non è costituito dal DNA che ormai tutti conoscono con la sua forma ad elica. E’ invece fatto del più semplice RNA, un’istruzione di programma che il virus infila nelle cellule umane affinché queste con le loro “macchine” interne lo traducano in proteine, i blocchetti che, come fossero Lego, poi verranno montati per fare i virus figli.

La cellula umana non produce subito dal RNA tutte le proteine necessarie per fare i virus figli, ma fa prima una lunghissima proteina che non è funzionale. C’è poi una sostanza chiamata “proteasi” che la frantuma in tanti pezzi di misura giusta. Gli scienziati hanno individuato un trucco per interrompere questo processo: sono riusciti a disegnare la complicatissima forma della proteasi e costruire delle molecole che infilano come delle zeppe, dei cunei, in alcune cavità delle proteasi, che così non sono più in grado ti spezzettare in modo giusto la lunga proteina. E i figli del virus non nascono più.

Gli autori dell’articolo, tutti cinesi che lavorano a Shanghai con finanziamenti pubblici e privati, dicono che in laboratorio quelle zeppe funzionano quasi al 100%. Fuori dalle loro provette, per ora le hanno provate soltanto su topi e cani ed hanno verificato che non sono tossiche ai mammiferi, cosa comprensibile perché questi, pur usando normalmente molte proteasi (per esempio per spezzare le proteine e digerirle), non usano il tipo specifico che è proprio soltanto dei virus

Ci sono pochi dubbi che gli scienziati, che già hanno brevettato la nuova molecola, la proveranno presto sugli uomini. Se funzionasse sarebbe un bel premio Nobel per loro e un brutto colpo alla progenie del coronavirus. Stiamo a vedere…

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