Winston Churchill aveva capito bene sia che il vecchio continente, uscito distrutto dalla seconda guerra mondiale, doveva seguire, per risorgere, l’esempio dell’America del Nord e costituire “gli Stati Uniti d’Europa” sia che l’Inghilterra non doveva farne parte. I suoi successori, sia conservatori sia laburisti pasticciarono alquanto: non parteciparono al Trattato di Roma ma aderirono alla Comunità Europea nel gennaio del 1973 sotto spinte economiche negative (calo del PIL e aumento della disoccupazione); la Thatcher oscillò tra entusiasmi iniziali per la nuova via europea e delusioni cocenti successive; i laburisti ebbero un europeista convinto (e interessato, dati i suoi rapporti con una nota Banca) come Tony Blair, dopo un euroscettico come Harold Wilson che perse, però, il primo referendum per l’uscita dall’Unione.
Le parole originarie di Churchill furono seguite, sia pure molto tardivamente, dal popolo inglese che mise fine, con la Brexit, al più grande guazzabuglio culturale prodottosi in Occidente: la convivenza in un unico contesto di due “visioni della vita” profondamente diverse. Erano, infatti, del tutto inconciliabili, da un lato, la concezione empiristica, razionale, pragmatica, concreta della Gran Bretagna, ereditata dalla civiltà politica della Roma Repubblicana e dalla filosofia presocratica Greca e, dall’altro, quella idealistica, irrazionale, astratta, metafisica, impostasi nel resto dell’Europa a causa sia della diffusione dell’ebraismo e del cristianesimo sia della fortuna della numerosa schiera dei filosofi post-platonici sino agli hegeliani della scuola tedesca (di destra e di sinistra).
Abbandonato dagli Inglesi (e dagli Statunitensi) al suo destino di entità apparentemente unita ma sostanzialmente frastagliata, il vecchio continente non ha trovato alcun leader politico convinto dell’ipotesi di Churchill di una vera e unica Nazione ( gli Stati Uniti d’Europa) e, non dandosi una guida politica forte (come quella Nord-Americana) è finito nelle mani di Tecnocrati che per la loro origine prevalentemente bancaria e per il loro esclusivo e personale interesse sono finiti “vittime” volontarie delle direttive meramente finanziarie di Wall Street della City.
Tutto è andato (si fa per dire) bene (ma si dovrebbe dire male se non malissimo) fino al coronavirus.
Di fronte a questa epidemia che 1) la Cina, con un governo tirannico, ha risolto con metodi “decisionisti” (per usare un eufemismo); 2) che i Paesi Anglosassoni (America del Nord e Gran Bretagna) risolveranno, affrontandola con metodi razionali confortati dalla sperimentazione, alla maniera tipica ispirata alla loro cultura (solo in questa ottica si comprende la recente decisione di Trump di chiudere i voli da e per l’Europa, escludendo la Gran Bretagna); 3) l’Europa continentale brancola nel buio e rappresenta certamente il punto nevralgico e più debole nella difesa mondiale contro il morbo.
Il caos all’interno e tra gli Stati-membri dell’Unione Europea è totale. E’ verosimilmente alimentato da sospetti reciproci. Nessun Paese vuole imporre limitazioni alla propria economia che possano avvantaggiare gli altri. V’è una gara “al ritardo” nell’assunzione delle misure limitative della produzione nazionale e la stessa veridicità dei dati del sistema mass-mediatico è messa “sub iudice”. Mentre in Italia, si parla di chiudere le rivendite di Tabacchi e le Profumerie ma non le fabbriche (eppure è difficile che negli opifici si usi il metro per distanziare gli operai che magari devono lavorare sullo stesso ”pezzo”), in altri Paesi del vecchio continente si continua a vivere come se nulla bollisse in pentola: la gente gira e circola liberamente e passa i confini senza passaporto e restrizioni (Schengen non si tocca).
Le contraddizioni all’interno della (dis)Unione Europea ormai non si contano:
– Le autocertificazioni per “muoversi”, con tutte i problemi che pongono (è una necessità valida quella del cane di fare la pipì fuori casa?) valgono certamente per i cittadini. E per gli stranieri? Se è un vero coprifuoco a che servono le autocertificazioni per gli Italiani?
– Gli sbarchi degli immigrati non si fermano e s’impongono agli immigrati clandestini, che scendono dalle navi nei nostri porti tamponi, test, mascherine, quarantena, ricoveri ospedalieri. Non si peggiora così la situazione generale del Paese?
– La signora Ursula von der De Leyen afferma perentoriamente “Siamo tutti Italiani” ma la signora Cristine Lagarde, alla guida della BCE, manda a picco la Borsa di Milano(-17%) e fa salire lo spread per il nostro Paese con provvedimenti definiti cervellotici non soltanto dagli “addetti ai lavori” ma persino da titolari di nostre prestigiose e molto prudenti Istituzioni. Esserne informati è, come diceva Guareschi, (non bello, ma certamente) istruttivo. Serve, però, a qualcosa per chi non ha strumenti politici immediati per cambiare le cose?
Conclusione augurale: Si vuole che anche il caos possa avere una via d’uscita positiva. La guerra vinta da Churchill non sfociò nella costituzione degli Stati Uniti d’Europa, ma la Storia continua. L’augurio è che possa il Coronavirus liberarci dalla dittatura oligarchica dei banchieri, sorretta dalla gauche mondiale (democratici statunitensi, laburisti inglesi, cristiano sociali e socialdemocratici europei) e da un sistema mass-mediatico quasi tutto “in linea”, e restituire la guida del vecchio continente a Capi politici, democraticamente eletti (con sistemi di voto seri, idest diversi da quelli italiani) di veri e propri Stati Uniti d’Europa.