Bomba d’acqua, espressione che rende perfettamente l’idea di una potenza fuori controllo. Un fenomeno meteorico che, sebbene contemplato dalle possibilità atmosferiche, si manifesta oggi con la frequenza snervante di un messaggio insistente: quello del cambiamento climatico.
Siamo ancora reduci dal recente nubifragio a Palermo, dove in due ore è caduto un metro d’acqua, l’equivalente delle precipitazioni di un anno. Immagini che ci turbano per qualche giorno, finché il bombardamento mediatico (anche qua l’espressione rende perfettamente l’idea) non viene interrotto per passare ad azioni più urgenti, con obiettivi differenti. Ci turbano dunque, perché ne assorbiamo temporaneamente la drammaticità, tuttavia non ci scalfiscono, non ne cogliamo il senso più ampio di ineluttabile urgenza globale.
Due gradi
Gli scienziati ne parlano da decenni e sembra di ieri (1990) il primo rapporto di valutazione sul cambiamento climatico redatto dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), autorevole organismo delle Nazioni Unite. Lo stesso, e non il solo, che ha allertato la popolazione mondiale del pericoloso aumento di temperatura di due gradi, probabile entro il 2100 conservando gli attuali stili di vita. Se ai più questa cifra può sembrare irrisoria, in climatologia ha conseguenze drastiche, già pienamente verificabili e, è utile ricordarlo, principalmente imputabili all’attività antropica.
È dimostrato che il clima ha subito oscillazioni nel corso delle ere. Carotaggi nel ghiaccio, strati rocciosi, sedimenti oceanici, barriere coralline e, non meno importanti, gli anelli dei tronchi degli alberi costituiscono gli archivi fisici in cui la Terra scrive la sua storia e che gli studiosi hanno imparato a leggere. È noto dunque che in epoca preistorica si siano alternati periodi glaciali ad altri più temperati, così come più recentemente, tra il XIV e il XIX secolo, si sia verificata la cosiddetta piccola era glaciale. Il tutto facendo parte dell’ultima grande era glaciale, cominciata circa 40 milioni di anni fa, dalla quale abbiamo ereditato le calotte polari e i ghiacciai.
Tali oscillazioni, dunque fisiologiche per il pianeta, sono provocate in primis dall’attività solare, ossia dall’azione del sole che, in quanto stella, emette combinazioni di particelle e campi magnetici dovute alle reazioni di fusione termonucleare (radiazioni) che colpiscono, quindi influenzano, i pianeti del sistema solare. Il fenomeno è ciclico, nello specifico ha una ciclicità di undici anni durante i quali oggi le variazioni del campo elettromagnetico del sole sono misurabili, grazie all’osservazione delle macchie solari ma anche e soprattutto, in riferimento alla temperatura, ai watt di energia che arrivano sul nostro pianeta.
All’attività solare si aggiungono quella vulcanica e meteoritica: eruzioni e piogge di meteoriti contribuiscono sicuramente alla quantità in atmosfera di gas che creano il cosiddetto effetto serra, impedendo all’energia proveniente dal sole di essere a sua volta irraggiata nello spazio. Ancora, le variazioni cicliche dei parametri orbitali terrestri, come ad esempio l’inclinazione dell’asse, possono influire sul clima e sui suoi mutamenti.
Il colpevole
Tuttavia la fase in corso presenta peculiari differenze e gli scienziati sono concordi nel riferire che i fenomeni in questione influenzino il clima solo per circa il 10%.
Dunque la causa primaria, in quanto a portata e tempistica, coincide innegabilmente con l’intensificarsi dell’attività umana nell’ultimo secolo, che ha provocato l’aumento e la stabilizzazione di gas serra. L’anidride carbonica (CO2) è il più noto e importante, prodotto ad oltranza dai combustibili fossili, potenziato a causa della deforestazione. Lo sanno anche i bambini, eppure troppi adulti sembrano dimenticarsi che le piante inspirano questo gas ossigenando l’ambiente. Come riferisce la NASA, la concentrazione di CO2 è aumentata di un terzo dall’inizio della rivoluzione industriale. Il protossido di azoto (N2O) è prodotto particolarmente dalla combustione di biomasse e dai fertilizzanti. Inoltre vi sono clorofluorocarburi, metano e vapore acqueo.
Il Climate change in corso porta con sé l’arcinoto Global warming, il riscaldamento globale testimoniato a caro prezzo da specie quali l’orso polare, smagrito e decimato dalla perdita inesorabile di habitat e, conseguentemente, di risorse. Ma non sono gli animali gli unici a risentirne. Lo scioglimento dei ghiacci, l’aumento del livello delle acque, l’alterazione delle correnti oceaniche sono tra le conseguenze che, a loro volta, concausano un’anomalia nel ciclo idrico, con fenomeni meteorici aberranti: alluvioni, violente tempeste, tornado, ma anche aridità e desertificazione in molte regioni del mondo. Il tutto spaventosamente amplificato dall’irresponsabilità di chi mal gestisce l’edilizia e le infrastrutture, di chi depaupera i terreni e la vegetazione, di chi insomma agevola il disastro invece di prevenirlo.
A buon intenditor…
Il nostro invito è di non trascurare l’argomento, di non relegarlo alla Greta Thunberg di turno, alla quale va il merito di aver sollevato il problema a livello mediatico. Informarsi, studiare, divulgarlo, renderlo proprio e delle istituzioni. Perché nella catena di nemici pronti a colpirci, prima del covid, prima della crisi economica, prima della limitazione delle nostre libertà c’è sempre il nemico pubblico numero uno: il cambiamento climatico.
E per aiutare il pianeta servono piccoli e grandi accorgimenti… E’ importante assumere atteggiamenti ecosostenibili: all’interno delle case bisogna prestare attenzione alla temperatura del riscaldamento (non metterlo sopra i 20°); bisogna mandare la lavatrice solo quando è carica e non sopra i 40° gradi; non bisogna lasciare le luci accese inutilmente, è importante scegliere tra i fornitori chi produce energia 100% green… poi sennò vallo a trovare un altro pianeta!