mercoledì 6 Novembre 2024
Il Pensiero LiberoAncora sull’era feudale prossima ventura

Ancora sull’era feudale prossima ventura

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Molto verosimilmente, l’obiettivo degli anonimi e occulti Tycoon della Finanza, dei loro servili e ben pagati tecnocrati di Bruxelles è quello di relegare l’attività produttiva di tipo industriale (fatta eccezione della fabbrica delle armi, per evidenti ragioni di potere) fuori dall’Occidente (o almeno, finchè dura la forza di Trump e di Johnson, fuori dall’Europa continentale). Gli imprenditori che delocalizzeranno i propri opifici riceveranno prestiti e mutui dalle Banche e Greta Thurnberg potrà ritornare, tranquilla e soddisfatta, sui banchi di scuola, perché ad inquinare l’ambiente non vi saranno né fili consistenti di fumo né rifiuti tossici. Gli ambientalisti torneranno a essere appagati come lo erano stati, probabilmente, nell’era feudale, quando i “servi della gleba”, i laboratores si limitavano a fare danni solo alle loro schiene.

I banchieri, oltre a creare per se stessi condizioni operative particolarmente lucrose si prenderanno una rivincita per così dire “morale”: nel vecchio feudalesimo chi prestava denaro era in discredito profondo; gli usurai erano considerati la feccia dell’umanità; nel nuovo saranno rispettati, riveriti e temuti. Non è poco!

Inoltre, avranno il monopolio della scrittura come le classi dominanti nell’ancien regime: ma non perchè avranno imparato a maneggiare disinvoltamente grammatica e sintassi ma in quanto padroni dell’intero sistema informativo occidentale: i mass-media sono tutti in loro mani e agli analfabeti dei vecchi tempi si sostituiranno i disinformati della nuova era delle fake-news.

A loro sostegno vi sarà sempre l’attività evangelizzatrice degli uomini della Chiesa per convincere la massa della popolazione ad accettare la mentalità del ceto dominante. E’ vero che la concezione dualistica del mondo con le conseguenti minacce di pene infernali nell’al di là comincia a funzionare meno con le giovani generazioni, ma religiosi fanatici e acritici, messi insieme, costituiscono ancora una riserva di acefala irrazionalità non facilmente esauribile e agevolmente manovrabile grazie alle migrazioni nel mondo globalizzato.

Infine, il vantaggio di una società feudale imperniata sulla ricchezza prodotta esclusivamente dal denaro e dai neo-servi robottizzati delle banche è quello di avere un aspetto, per così dire, più “lindo e pulito”: c’è meno fango in giro nei campi dopo la pioggia e meno ruggine sugli strumenti di lavoro. Certo, l’assenza di ogni forma gratificante di lavoro umano (non lo è quello svolto in posizione anonima, priva di ogni considerazione e sostanzialmente servile) potrà farsi sentire.

Dai tempi della Rivoluzione Francese, l’Uomo ha cominciato a concepire come un suo diritto quello di concorrere alla produzione della ricchezza in modo personale, creativo o fattivo e la volontà di tenerlo fuori da ogni partecipazione individuale (e psicologica) di un certo rilievo, sia come imprenditore sia come lavoratore subordinato, darà luogo a qualche scontento. Non sarà agevole convincerlo che la robotica digitale, meccanicamente usata, (per il calcolo e la compilazione di moduli) possa sostituire il vecchio apporto da lui dato alla società industriale.

Prima Domanda: Vi sono possibilità di “resistere” al “rischio di un ritorno feudale”?

Le possibilità erano diventate quasi quasi “nulle” prima della Brexite dell’elezione di Donald Trump e di Boris Jonhson. Oggi qualche chance in più c’è (coronavirus permettendo).
Quando, infatti, quei due Paesi con governi conservatori e laburisti (in Inghilterra) o repubblicani e democratici (in America del Nord) erano stati succubi (o, più probabilmente, complici, traendone economici vantaggi) di Wall Street e della City, al resto dell’Occidente non era stata risparmiata una “politica di rapina” sia all’interno sia fuori dall’Unione Europea. La loro espansione decisamente imperialistica con Governi sia di sinistra sia di destra era esattamente sulla linea politica globalizzatrice dei padroni della Finanza.

Interessatamente (idest, in cambio di sostegni di varia natura, soprattutto mass-mediatici) quei Governi accettavano, supinamente o con convinzione, l’idea del capitalismo monetario, portata avanti dal sistema di potere creditizio.
Poi, in quell’equilibrio, qualcosa si è rotto ed è cambiato. Non di certo per “folgorazioni sulla via di Damasco”dei rispettivi leader politici, ma perché le popolazioni, inglesi e statunitensi, libere, pragmatiche, non aduse (come quelle dell’Europa continentale) alla sottomissione al potere assoluto nelle sue varie configurazioni (teocratica, monarchica, oligarchica, dittatoriale o democratica a metà, con partiti sostanzialmente inamovibili per il duplice e diverso spauracchio del fascismo e del comunismo) e da sempre immuni dal virus dell’idealismo tedesco post-hegeliano hanno cominciato ad avvertire e a manifestare disagio per i passi all’indietro delle loro economie strozzate dal potere bancario.

Sembra, però più difficile che gli Euro-continentali si tolgano la “sveglia dal collo” e facciano capire ai tecnocrati di Bruxelles e ai loro mandanti di Wall Streete della City che gli Stati Membri non sono più disposti a colmare buchi creditizi causati dallo scoppio di “bolle”, dal crollo di fondi e fondazioni di varia denominazione e consistenza, da default bancari improvvisi (e via dicendo) con i soldi dei contribuenti. Questi ultimi vorrebbero destinare, invece, almeno prevalentemente i loro quattrini ad investimenti produttivi e infrastrutturali (e quindi al miglioramento complessivo dei Paesi).

Seconda domanda: Ma quali uomini politici europei sapranno dire ai finanzieri (in difficoltà per mancate riscossione dei ratei o per azzardi monetari finiti male) che si deve cambiare “rotta” sull’utilizzazione dei risparmi della gente che lavora?
Il seguito al prossimo articolo.






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