Estendiamo il diritto del consumatore ad essere informato
Mi sono abbonato a “Il Salvagente” e consiglio anche a voi di farlo. Si perché questi giornalisti de Il Salvagente fanno uno straordinario lavoro di indagine sulla qualità dei prodotti. Una sorta di carta dei diritti del consumatore. Il diritto di conoscere, di essere informati.
Ogni numero de Il Salvagente indaga un prodotto alimentare: una volta la pasta, l’altra il caffè, l’olio, il vino, a seconda delle scelte editoriali. Ma quello che è interessante è che non ci si ferma ai prodotti alimentari, si indagano le gomme delle auto piuttosto che i tessuti dei vestiti, insomma tutto ciò che riguarda il processo di acquisto ed il livello di conoscenza del consumatore di ciò che acquista.
E che cosa ha rilevato il Salvagente nei suoi ultimi numeri? Che nel processo di acquisto ci sono delle motivazioni, ovviamente: il prezzo, la marca, la curiosità o la categoria del prodotto, ma in tutte queste motivazioni ne manca una fondamentale. Perché a tutte queste precedenti c’è una risposta. Manca la risposta a “Come è fatto quel prodotto?” La risposta non c’è in nessuna etichetta, in nessuna informazione che da il produttore c’è il processo di produzione. Cosa avviene durante il processo di produzione.
Faccio l’esempio più banale: l’olio di semi. In nessuna etichetta di una confezione di olio di semi c’è scritto che l’estrazione dalla farina di mais o dalla farina di semi di girasole si usa l’esano, un veleno, solvente chimico velenoso usato nella lavorazione del petrolio. Ecco questo non sta scritto in nessuna etichetta. Ed allora cari amici dobbiamo estendere il diritto all’informazione del consumatore. Perché il cibo è una risorsa straordinaria, che da grande piacere, serve al nostro corpo per funzionare bene, ma può essere anche una pistola carica puntata alla tempia. Attenzione a ciò che mangiamo!