martedì 15 Ottobre 2024

Banalità

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Nel corso della giornata mi capita spesso di osservare piccoli fatti  che si caratterizzano per la loro banalità a volte inquietante, a volte interessante.

Si tratta di osservazioni ubiquitarie che non risparmiano nessun luogo. L’autobus  è un mezzo di trasporto sul quale ho colto alcune “chicche”. La prima banalità che mi viene in mente è la scomparsa della targhetta che in passato avvertiva “Non parlate al conducente”. Effettivamente non mi sembra il caso di disturbare il conducente che ha un auricolare all’orecchio destro (il sinistro è impegnato ad ascoltare il traffico) e parla pacatamente e continuamente con il suo interlocutore.

Non è banale che nessun viaggiatore rispetti le entrate e le uscite indicate dal servizio e sono curioso di vedere cosa succederà quando verrà data esecuzione ad una delibera che parla dell’obbligo  di far salire i passeggeri solo dalla porta anteriore perché il conducente possa controllare i passeggeri. E’ una notizia del quotidiano che non spiega quale sia il metodo di valutazione adottato dai conducenti, come avviene in tutti i paesi del mondo quando il conducente incassa pure i soldi del biglietto

Un’altra banalità è il “calzatoio” indicato da una targa  che fa bella mostra di se su uno sportello alle spalle del conducente. L’impertinenza che mi distingue mi ha spinto a chiedere spiegazioni.  Ho così appreso che l’armadietto contiene i cunei o “zeppe” che servono per bloccare le ruote del mezzo quando deve fermarsi su una strada non pianeggiante. Ho cercato la parola sul Devoto-Oli e l’ho trovata. Quello che non ho trovato è la necessità di indicare l’armadietto con tanta evidenza e con una parolona da cruciverba sconosciuta agli italiani e incomprensibile agli stranieri. Non è banale il fatto che non ho mai visto le zeppe in funzione malgrado il numero dei tram e degli autobus fermi per incidenti meccanici.

autobus
autobus

L’altra targhetta che cattura la mia attenzione è quella sulla quale vengono indicati i posti disponibili. Una serie di numeri che non riesco mai ad interpretare mentre i passeggeri sono tanti  da rendere l’autobus più simile ad una scatoletta di alici che ad un mezzo di trasporto urbano che consenta anche di vedere la città che merita.

Una terza targa è interessante per i viaggiatori, una targa per indicare  che la carta di circolazione è conservata nel terzo cassetto a sinistra sopra la maniglia che serve per tirare il freno a  mano. Tutte queste informazioni essenziali sono rivolte all’attenzione dei viaggiatori e non a quella dei conducenti. Non sarebbe sufficiente che gli autisti fossero informati?

Quando ti trovi davanti all’ascensore insieme ad altre persone  vedrai che la grande maggioranza non sa premere  il tasto giusto per salire o scendere. I tasti sono notoriamente due, uno indica la salita l’altro la discesa. E’ molto frequente che vengano spinti in modo sbagliato e più comunemente tutti e due allo stesso tempo con i risultato che  l’ascensore ti portarà su o giù ma non necessariamente dove vorresti essere diretto.

Un’altra banalità  non  tanto trascurabile è la frequenza con la quale giornalisti della televisione e uomini che si occupano di politica coprono la calvizie frontale con i capelli richiamati dalla nuca e sparpagliati sulla fronte come riccioletti innocenti, oppure fissati con un gel che le luci dello studio illuminano opportunamente rendendo la testa brillante. Se fosse vera la preoccupazione che la fronte lucida riflette  questo dovrebbe capitare a tutti i calvi mentre invece osserviamo che questo non accade quando le persone mostrano la propria calvizie senza problemi. D’altra parte basterebbe un po’ di cipria sulla fronte per evitare il riflesso della luce. La preoccupazione di mostrare la calvizie è un segnale di un cattivo rapporto con il proprio corpo così da preferire la finzione del “riportino” – ricordate il ricciolo di Macario? –  posticcio e ridicolo. Che fiducia si può avere nelle persone che evitano  di dimostrare apertamente la propria maturità? Il cinema ha mostrato in mille modi la ridicolaggine  degli uomini che ricorrrono al riportino o alla parrucca. Eppure questi signori giornalisti o deputati sono molti, non si vergognano della loro goffaggine che purtroppo non mi fa ridere, come accade nelle gags cinematografiche, ma mi fa tanta pena. Giornalisti e politici preoccupati del proprio aspetto fisico e della paura di apparire invecchiati sono tanti spesso importanti

Non è una banalità che il termine “riportino” non sia presente sul Devoto-Oli, ma riccamente illustrato da Wikipedia; Che si debba pensare ad una difficoltà a parlarne?

“Le nozioni curiose non soltanto rendono gradevole ciò che è sgradevole, ma rendono altresì più gradevole ciò che già lo è”. Parola di Bertrand Russel! Sono sicuro che il grande filosofo pacifista e il mitico co-autore del neorealismo italiano si sono conosciuti e stimati.






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