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Lettera daLettera da BarcellonaBarcellona novembre 2020

Barcellona novembre 2020

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Felicemente emigrata a Barcellona da quasi 9 anni, non smetto mai di stupirmi di questa fantastica città, negli ultimi 3 anni ha subito ferite gravissime: l’attentato dell’agosto del 2017, il referendum illegale dell’ottobre dello stesso anno che causò disordini in tutta la Catalogna, i disordini reiterati lo scorso anno a causa delle pesantissime sentenze contro Governanti responsabili del referendum e, non ultima, una gestione, a dir poco discutibile, dell’attuale sindaca Alda Colau (tutto il mondo è paese), odiatrice acerrima del turismo, fonte essenziale per le casse del Comune.

Eppure, ogni volta, la città si rialza con la velocità della luce.  

Il giorno dopo questi eventi funesti e distruttivi tutto torna come prima, le decine di cassonetti bruciati subito rimossi e sostituiti, le strade pulite come se nulla fosse accaduto. Lo scorso anno alcuni Black Block si infiltrarono nelle manifestazioni pacifiche e fecero bei danni,  soprattutto contro la delegazione di Polizia sulla via Laietana, il giorno dopo centinaia di Barcellonesi andarono a portare mazzi di fiori e cioccolatini ai poliziotti per scusarsi di violenze di cui non erano responsabili.

Qui la pandemia ha colpito come ovunque e forse anche di più a causa del grande movimento di turisti che c’era  fino al primo Lockdown, le restrizioni sono state e sono tutt’oggi molto dure, il Governo della Catalogna è uscito dal lockdown solo dopo 13 settimane e per gradi, orari, tipologie di persone che potevano uscire e di attività che potevano riaprire, c’è stata una stagione estiva praticamente priva di turismo, per certi versi anche piacevole ma sicuramente l’anima di Barcellona non è quella della tranquillità che si è vissuta. Poi, ai primi segni di ripresa dei contagi, a metà ottobre, quando anche i quartieri più turistici, Gotico e Born, avevano ripreso a vivere, di nuovo totalmente chiusi  bar, ristoranti, palestre, piscine, musei, cinema e teatri e coprifuoco alle 22, che qui si chiama Toque de Queda, un po’ meno angosciante, ma comunque pesante, soprattutto per i ragazzi.

Restrizioni pesantissime e probabilmente esagerate (se non altro rispetto a quelle adottate dalla Comunità di Madrid che, a fronte di dati peggiori della Catalogna, ha lasciato praticamente tutto aperto), alle quali i commercianti  hanno risposto con obbedienza e qualche manifestazione pacifica.

Quello che colpisce è anche la città più buia rispetto al solito, le insegne spente come le finestre dei tantissimi uffici del centro, rendono tutto un po’ più triste, ma sono già montate le luminarie di Natale, che si spera, porteranno un po’ di allegria.

Intanto sono tornati gli artisti di strada e così, girando per le stradine della città vecchia, musicisti e cantanti di grande talento, regalano un’atmosfera davvero emozionante, l’azienda dei trasporti ha acquistato autobus nuovi, dotandoli, tra l’atro, di prese per caricare i cellulari, così come le Poste ha rinnovato tutti i furgoni e le cassette in tutta la città cambiandone anche il logo e il colore.

Sono sempre più convinta che questa città poi si rialza sempre e molto velocemente.






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