di Giuseppe D’Angiolillo
Caro nonno
siamo lontani, ma vicini, come al solito. Tra la Liguria e la Campania c’è un po’ di strada, solo un po’ eh?!
Ti scrivo questa lettera perché in questo momento delicato, in questo momento di crisi, sto riflettendo … Ti scrivo perché forse, in 20 anni di vita, non ho mai avuto tanta paura per i miei cari, ma in particolare per te, per te che da sempre hai lavorato e pian piano ti sei fatto strada nel mondo.
Hai fatto in modo che tutti ti apprezzassero in paese, infatti, ancora oggi, quando le persone mi chiedono “a chi appartieni uaglió?”, rispondo “ A Mastopeppo” e sempre ricevo parole di apprezzamento, di rispetto nei tuoi confronti. Ti ricordano tutti per quello che sei stato,un grande lavoratore. E il lavoro per cui ricevi ancora oggi tanti apprezzamenti, è lo stesso che, purtroppo, ti ha rovinato la salute e ti costringe a respirare con una bombola d’ossigeno 24 ore su 24.
Tu anche a distanza con una semplice telefonata sei sempre premuroso e ad ogni chiamata mi dici sempre di fare attenzione perché la vita non è semplice, perché al giorno d’oggi un passo falso lo si paga caro e amaro….
Sai, quella premura che dimostrano i nonni nel veder crescere i loro nipotini standogli accanto, io ora vorrei dimostrarla a te e a tutti i nonni, come se voi foste i bambini a cui prestare attenzione e io l’adulto che deve agire in modo responsabile.
I ruoli si invertono e io ti chiedo di fare attenzione da quel bambino ormai più responsabile che sono diventato grazie ai tuoi insegnamenti e che grazie alle tue raccomandazioni non starebbe nemmeno qui.
Non capisco chi dice che dei “vecchi” non gli importa… Forse non hanno qualcuno di cui preoccuparsi? Forse la morte li ha già feriti e ora dei loro nonni non devono preoccuparsi più?
Spero capiscano, nonno, e quando tutto sarà passato, prenderò questo diploma, verrò a trovarti e continuerai a raccontarmi delle tue mille avventure…. e sarà bello come sempre.
Dalla rubrica “Diario di una quarantena”: