Di Mattia Baldi
All’improvviso la scuola italiana è sospesa, quella che ormai si trascinava alla vita con fare zoppicante, spesso anche strisciando nei meandri della società italiana. All’improvviso al sistema scolastico è stata staccata la spina che la teneva in vita, costringendo i “politicanti” ad abbandonare l’accanimento terapeutico nei suoi confronti. L’emergenza Coronavirus ha palesato i suoi difetti più grandi anche ai ciechi. Di colpo, i sistemi di valutazione finora adottati si sono rivelati per ciò che erano in realtà:numeri dannosi con la presunzione di stigmatizzare le capacità e le competenze di una persona, le sue attitudini e le sue debolezze.
Di colpo, la corsa fraudolenta al traguardo del programma, che verso maggio iniziava ad assumere le caratteristiche di una “battle royale” nella quale si potevano benissimo sacrificare gli alunni più in difficoltà, si è dovuta fermare, gettando in panico soprattutto coloro che avevano già pronto, da diversi mesi, il resoconto del loro operato. Mancava solo la firma degli alunni a sigillare l’inganno. Ora si ritrovano senza nemmeno essere sicuri di cosa debbano aggiungere e cosa togliere.
La corsa disperata all’argomento, senza curarsi dell’effettiva assimilazione da parte della classe, ha perduto in questo contesto completamente di significato. Se ne è iniziata un’altra però, forse ancora più dannosa, che è la corsa alla certificazione, il bisogno impellente nel contesto della didattica a distanza di tutelarsi personalmente. Una corsa insensata alla consegna di quanti più argomenti si riesce, essendo ogni cosa documentata e controllata.
Per la prima volta questi corridori si sono visti esposti al grande pubblico, fuori dalla sicurezza della loro loggia. Tutti IBAN che, aspettavano il giorno di paga per gonfiarsi senza la minima capacità di mantenere la classe, ora sono schivi ed inesistenti, irrintracciabili, prigionieri di se stessi. Forse temono che lo spettro del ruolo che avrebbero dovuto svolgere si presenti loro in sonno a riprendere ogni stipendio rubato.
Triste anche il destino degli unici che potevano sostenere il peso del sacro compito educativo, mosche bianche che oramai sono costretti a trovare riparo da una nube tossica che invade da tempo gli istituti del nostro paese, soverchiati dal marcio della società. Occasione questa per ripartire da zero? Difficile, la scuola italiana è resiliente, probabilmente tornerà a respirare autonomamente una volta rimessa la spina, continuando a sfornare eserciti di soldati senza testa, incapaci di pensare perché troppo impegnati a memorizzare, memorizzare e memorizzare, in un paese… paradossalmente… senza memoria!
Dalla rubrica Diario di una quarantena: