Siamo cambiati, siamo come in cerca di leggerezza e di normalità. I tempi sono più lenti, si fa fatica a riprendere ciò che si era lasciato prima della famosa clausura forzata (sono stufa di chiamarlo lockdown).
A volte pensiamo sia passata, ma a volte la paura ci assale improvvisa e se non finisse questa pandemia? A volte incolpiamo qualcuno, ci serve per darcene una ragione, smettiamo di ascoltare dati e virologhi per sopravvivere senza ansia, ma poi riaccendiamo per sapere le ultime notizie.
Si è fatto tanto per unire l’Italia, poi basta un dato per creare scompiglio o rivalità se non addirittura confino. Frasi come: “I lombardi dovrebbero stare in Lombardia quest’estate” o “In fondo adesso saranno meno spocchiosi…”. Diciamo che a soffrire siamo tutti e senza confini di regione o di stato, che se il nord si ferma anche il sud ne risente e che al centro dove le cose si decidono e si smistano, a volte neanche loro sono impeccabili nell’agire.
Tutti stiamo cercando di vivere ed è questo che ci accomuna, c’è però data un’opportunità enorme di cambiare in meglio, in primis essere più onesti, gentili, altruisti, preservare il pianeta, non macellare e mangiare animali maltrattati e avariati; cambiare nelle tecnologie non solo per vederci in zoom a distanza, ma per preservare l’aria che si era pulita e ne abbiamo viste le immagini, così i mari e gli oceani, nel nostro piccolo, pure i navigli a Milano, sono ricomparsi i cigni.
Siamo cambiati e smarriti, poco sorridenti, giusto i giovani si scatenano alla libertà ritrovata, ma vecchie abitudini rimangono: truffe, delinquenza, ingiustizie, superficialità, dibattiti inconcludenti, notizie per fare notizia, mascherine e guanti gettati sulle strade, clacson che irrompe in quel silenzio incantato e surreale che abbiamo vissuto per mesi, interrotto solo da qualche suonata sui tetti e dai balconi.
Tutti al mare? No, non credo sarà così facile quest’estate, magari per chi ha la famosa seconda casa. Oltre all’insonnia, ora facciamo i conti anche con la sindrome della capanna. Resta il fatto, che sta a noi decidere che fare, siamo solo noi i responsabili del nostro destino, alla fine, nessuno di esterno può darci la soluzione forse neanche un vaccino, ascoltiamoci di più ricordando il senso della vita e non l’avidità del vivere.