Siamo per un cibo buono, sano e nutriente.
Lo scandalo dell’olio alla clorofilla a Taiwan (novembre 2013) e l’operazione Fuente della Procura di Siena (maggio 2014) dimostrano che, nonostante l’impegno per ottenere la massima trasparenza e pulizia nel settore oleario, il malaffare continua a imperversare. Più o meno quello che succede all’expo di milano come al mose di venezia. Ma con una grande differenza: le tangenti fanno male alla nostra tasca, le truffe alimentari fanno male alla nostra salute. Qualche sera fa, in uno dei tanti talk della nostra televisione, il giudice Colombo ha dato una risposta sul tema della corruzione che condivido: diceva Colombo che nel nostro Paese la corruzione non si combatte con la repressione per il semplice fatto che il fenomeno è così diffuso e permea tutti i nostri comportamenti per cui il problema non è la repressione, ma l’educazione, l’educazione alla legalità.
Per noi che fabbrichiamo cibo, la denuncia non basta. Abbiamo il dovere, l’obbligo di dare al cittadino onesto, al consumatore qualcos’altro. Dobbiamo dire al consumatore che può continuare pure a comprare l’olio a 2,49 ma deve essere consapevole che quel comportamento suona come una giustificazione per un’industria alimentare cinica e bara che non esita, per fare profitto, a mettere in commercio prodotti che, se non fanno male alla salute, certamente non hanno il valore che il cittadino paga. Forse non è una truffa, ma è qualcosa che ci somiglia molto!
Noi dobbiamo dire e offrire a quel consumatore un’alternativa. Un olio buono, sano e nutriente. Ma sappiamo che se ci limitassimo a offrire solo un prodotto, anche un prodotto sano, la partita sarebbe persa.
Dobbiamo riacquistare un legame forte con la società. Nei secoli passati abbiamo lasciato un segno indelebile della nostra presenza, del nostro lavoro. Ma oggi, cosa sta dando la nostra generazione? Che tipo di rapporto abbiamo con il nostro territorio? Che rapporto con il nostro consumatore?
Dobbiamo darci un codice etico
Aifo raggruppa oggi 600 imprese. I frantoi in Italia sono circa 5000. Rappresentiamo un settore dell’economia e della produzione agroalimentare, ma siamo ancora troppo pochi. Nel 2006 – a dieci anni dalla nostra fondazione – abbiamo ottenuto il riconoscimento del ministero delle politiche agricole perché rappresentativi del 20% della produzione nazionale, i frantoi aderenti erano espressione di 8 regioni per un totale di circa 100.000 tonnellate di olio prodotto. Da allora siamo ancora cresciuti e oggi siamo qui ha festeggiare aifo sicilia, in un processo di decentramento che ci avvicina sempre di più ai nostri soci e ai loro problemi. Ma solo recuperando importanza nell’immaginario collettivo potremo far sentire sempre più forte la nostra voce. Solo così potremo influire realmente sulle scelte economiche, legislative e politiche.
Abbiamo aderito a Confartigianato, abbiamo stretto un’alleanza con Unaprol e Coldiretti, abbiamo realizzato l’unità con il FOR. Nel 2007 abbiamo fondato FADI per sviluppare il settore dell’export delle aziende aderenti ad aifo. Abbiamo dato vita alla guida ai frantoi artigiani, la guida “pane e olio”. E abbiamo realizzato progetti sulla tracciabilità e redatto un progetto per l’expo 2015.
Diamo a Cesare quel che è di Cesare: quando, poco piu di un anno fa, fu emanata la legge 4 gennaio 2013, n. 9 “Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini” furono molte le critiche interessate di quanti, fino a quel momento, avevano potuto produrre e mettere in commercio olio conforme solo formalmente (quando lo era) a quanto stabilito dalle norme vigenti a proposito degli oli dalle olive.
Noi dell’aifo non abbiamo potuto che rallegrarci delle nuove norme, che abbiamo sostenuto fin dall’inizio dell’iter parlamentare e all’on.le Mongello rinnoviamo il nostro saluto a testimonianza della gratitudine che si deve ad un parlamentare che con un lungo e coerente lavoro è riuscita a darci una legislazione moderna e utile ai consumatori e alle aziende che producono l’olio italiano.
Finalmente si è aperto uno spazio per l’olio di frantoio: la qualità dell’olio è diventata oggetto di specifica tutela con risultati positivi sia per i frantoiani, finalmente in grado di monetizzare sul mercato la qualità più elevata e garantita del loro prodotto, sia di riflesso sugli olivicoltori per i conseguenti effetti positivi sul prezzo di mercato della materia prima, le olive.
Restava un varco. Il frantoio oleario artigiano era, dal punto di vista normativo, una realtà evanescente: che esiste lo sanno tutti, ma quale siano gli elementi che lo identificano restava abbastanza incerto, cosi come priva di precisi elementi identificativi era la figura del mastro oleario, di colui cioè che sovrintendendo nel frantoio al processo produttivo è il garante di fatto, quando non anche giuridico, della qualità di esso.
La legge della Regione Puglia, 24 marzo 2014, tenacemente voluta dall’AIFO e dall’AFP, è intervenuta a colmare questo vuoto definendo l’impresa olearia, come quella che estrae l’olio dalle olive; non è quindi impresa olearia quella che si limita ad imbottigliare l’olio. Novità assoluta è anche la definizione dell’impresa olearia artigiana, e la qualificazione dei mastri oleari con la definizione dei compiti a lui spettanti e la istituzione presso l’assessorato regionale dell’ apposito albo professionale. Da sottolineare che in base a questa legge il mastro oleario è il responsabile della conduzione tecnica del frantoio e la sua qualificazione professionale conseguita in una regione, vale in tutto il territorio nazionale.
SIAMO ORGOGLIOSI DI FIRMARE IL NOSTRO OLIO, L’OLIO DEI FRANTOI ARTIGIANI: IL CONSUMATORE HA IL DIRITTO DI SAPERE CHI E’ COLUI CHE HA PRODOTTO L’OLIO CHE HA COMPRATO.
E QUESTA REGOLA LA VORREMMO PER TUTTO IL NOSTRO CIBO.
Naturalmente non sono mancati gli ostacoli per giungere a questo risultato, fino al tentativo di bloccare la legge della puglia, per incostituzionalità, alla vigilia della promulgazione sulla Gazzetta Ufficiale; una manovra che abbiamo sventato grazie alla attenzione che il Presidente del Consiglio ha dato alle nostre buone ragioni.
A questo punto ci sentiamo di dire che hanno sempre meno forza le opposizioni alla menzione in etichetta del carattere artigianale dell’olio di frantoio, in presenza di una norma, sia pure regionale, ma che è inserita a pieno titolo nel nostro ordinamento giuridico che definisce l’impresa olearia artigiana come entità distinta nel comparto oleario del nostro paese.
La Coldiretti, l’Unaprol e l’AIFO sono scese in campo, sostenuti dal Ministro delle Politiche agricole e dall’on.le Mongello, contro le frodi e in difesa del vero, autentico olio italiano anche attraverso una nuova norma che obbliga i ristoratori ad offrire ai propri clienti una confezione dell’olio che non può essere contraffatta. Così come insieme a FEDERDOP e Coldiretti abbiamo dato vita ad un progetto di informazione e promozione che dalla televisione alla carta stampata, da tuttofood ai punti vendita della GDO ha portato l’olio italiano di qualità alla ribalta.
E infine ieri pomeriggio l’assemblea nazionale dei nostri soci ha approvato all’unanimità un documento programmatico che ci impegna a promuovere una nuova forte iniziativa politica per completare il processo di rinnovamento del quadro legislativo e aprire così definitivamente alle nostre aziende la strada di un solido e proficuo sviluppo.
Come direttore di AIFO vi do appuntamento alla Fiera del Levante di Bari dove presenteremo il nostro disegno di legge.
Sono tutti segnali importanti: sembra che le cose possono cambiare e forse stanno già cambiando. Noi di AIFO ci crediamo e rivendicando di essere rappresentativi della realtà produttiva dell’olio extravergine italiano abbiamo preso l’iniziativa di dar vita ad una associazione per la promozione dei nostri prodotti.
Così è nato CONFADI, il Consorzio dei frantoi artigiani
A fondamento di questo progetto c’è la convinzione che i mercati stanno subendo un radicale mutamento per effetto della lunga e profonda crisi economica, della globalizzazione, dell’entrata sulla scena di nuovi paesi emergenti , dello spostamento della ricchezza da ovest verso est. Nulla è come prima: si impone un cambiamento di mentalità e di offerta, le aziende devono essere capaci di anticipare le richieste del mercato e l’Italia deve valorizzare le sue ricchezze.
Anche l’agricoltura non è e non sarà più la stessa: acquisteranno spazi nuovi quelle imprese caratterizzate da un alto tasso di specificità territoriale. Una agricoltura che deve far leva su una produzione di materie prime che puntino sulla unicità e sulla qualità, facendo da contrappunto alla produzione massificata e priva di specificità dei prodotti agricoli buoni per l’industria e per le grandi multinazionali.
La biodiversità è un bene prezioso che andrà sempre più tutelato, come prevede la convenzione firmata da quasi tutti i paesi del mondo a Rio de Janeiro, e come si è impegnato ad affermare il nostro ministro Martina al prossimo consiglio europeo dei ministri dell’agricoltura. In questo contesto il frantoio artigiano oleario è destinato sempre più ad essere un naturale presidio di questo bene prezioso.
Queste sono le buone ragioni che hanno portato AIFO a promuovere e sostenere la costituzione del consorzio. In questo progetto, quelli che definiamo produttori di eccellenza, sono le nostre aziende, perché sono aziende in cui lavorano persone competenti ed oneste, pronte a garantire il loro prodotto perché hanno il controllo dell’ intera filiera, la competenza professionale nella gestione delle tecnologie e la trasparenza nel processo di produzione e distribuzione. Nel nostro progetto questo sistema si chiama Olio Artigianale e AIFO si è impegnata e si impegna perché diventi realtà.
Il consumatore sarà così sicuro di acquistare un olio di eccellenza di cui è garantita l’origine, la genuinità e la trasparenza del processo produttivo: è lo scenario del futuro che stiamo costruendo fin da oggi.
L’obiettivo non è certo quello di vendere qualche bottiglia in più, né quello di mettersi un fiore all’occhiello, ma piuttosto organizzare un nuovo mercato “specialità” contando sulla lungimiranza di alcuni grandi operatori della GDO, sui nuovi indirizzi del Ministero dell’Agricoltura e sulla base di un sistema di imprese che rispetta i valori del prodotto e del produttore .
Sarà bene che importatori e confezionatori di oli comunitari ed extracomunitari se ne facciano una ragione: l’olio artigianale esiste ed è l’unica riscossa possibile dell’olio italiano.
La mappa dei consumi, dopo lo shock della crisi economica-finanziaria, riflette il processo di ristrutturazione delle filiere. Un processo questo, che ha portato molti operatori della grande distribuzione ad interpretare il mercato secondo logiche che guardano all’essenzialità e alla qualità dei consumi. Tale trend riflette i rinnovati atteggiamenti del consumatore che, dopo aver metabolizzato la crisi a livello psicologico, ha cambiato gli atteggiamenti d’acquisto.
Il leitmotiv oggi è “spendo meno ma meglio, per avere valore”.
Tutto questo si traduce in una maggiore attenzione al processo di spesa, non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi che passa attraverso il controllo dello scontrino per evitare gli sprechi. Ha preso piede la spesa giornaliera vicino casa, si elimina la dispensa, e si torna ad acquistare “3 mele” rispetto ai 3 kg di mele del sacchetto convenienza dell’ipermercato.
Partendo dalla crisi che ha investito il vecchio sistema commerciale dobbiamo aprirci a idee nuove per lo sviluppo: l’impresa artigiana del cibo, che costituisce il tessuto produttivo del mondo agroalimentare italiano, si è sempre trovata di fronte ostacoli che hanno impedito il successo pieno del suo prodotto. Infatti il problema principale è il valore del prodotto, perché non è sufficiente mettere a punto “prodotti specialità”, ma è necessario far nascere “mercati specialità”. In questo contesto la qualità del prodotto diventa un punto importante nella graduatoria degli elementi di valutazione dell’acquisto. Ma cosa significa qualità?
Per noi qualità significa garantire a consumatore
UN PRODOTTO BUONO, SANO E NUTRIENTE A UN PREZZO GIUSTO
CON UNA CERTIFICAZIONE DELLA QUALITA’DEL PRODOTTO E
UNA GARANZIA DEL PROCESSO DI PRODUZIONE.
Intorno a queste idee vogliamo costruire una nuova grande alleanza. L’alleanza di tutti gli artigiani che fanno un cibo a regola d’arte, di tutti gli agricoltori che coltivano una materia prima sana e tipica, di tutti i consumatori che vogliono un cibo sano e nutriente al prezzo giusto.
Una grande alleanza per un mercato del made in Italy di qualità
La nostra iniziativa per l’olio artigianale, per gli artigiani del cibo, per un mercato trasparente di prodotti sani, vuole essere un contributo per un Paese diverso, per un’Italia migliore, con un più equilibrato sviluppo sociale ed economico.
Vogliamo, con le nostre aziende, e con il nostro lavoro, essere tra i protagonisti di questo cambiamento, del rinnovamento di cui l’Italia ha bisogno.
CATANIA 14 GIUGNO 2014