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giovedì 28 Marzo 2024
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COVID-‘19 (anzi ‘21): Si è detto tutto? Si è detto troppo!

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È passato anche il 1° maggio, festa del lavoro che anche quest’anno non c’è, aspettando l’arretramento della pandemia e l’attuazione del Recovery Plan. Siamo ancora tra coloro che sono sospesi: il virus è ancora attivo tra noi, ma bisogna ammettere che non se ne può più, non solo del virus, ma delle infinite chiacchiere sempre uguali che ci inseguono da oltre un anno dai troppi canali tivù ed anche dalla radio e dai giornali. Giornalismo di informazione e di inchiesta, ogni anchorman dal piccolo schermo ripropone il dèjà-vu, anzi il dèjà-écouté. Ogni scienziato o presunto tale, ridice  sussiegosamente quello che ormai tutti sanno a memoria. E poi ci sono i commentatori, uomini e donne, pagati per dire quello che non sanno, ma che ripetono con presunta autorevolezza.

Intanto ad inizio maggio, 15º mese di pandemia in Italia, abbiamo superato i 120.000 morti, i 3 milioni di contagi e le 20.000.000 di dosi di vaccino somministrate. Il dibattito politico è sceso ulteriormente passando dal piano vaccinale all’orario del coprifuoco con tanta convinta prosopopea, mentre del Recovery Plan non parla nessuno, anzi parla solo il Presidente del Consiglio che probabilmente a capirci è l’unico in grado di farlo, col suo fidato staff ministeriale.

Questo inizio del 2021 ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che a chiacchiere sono bravi molti, ma a fatti c’è poca partecipazione e competenza! Il virus e le sue varianti sono passate in seconda fila: ora al centro dell’attenzione sono i vaccini. Le massaie che prima discutevano della qualità della pasta, tra Barilla, De Cecco, Rummo, Di Vella, eccetera, oggi discutono di vaccini tra Pfizer, Moderna, Astra-Zeneca, Sputnik , eccetera. Fuori dai bar, perché dentro non si può sostare, il calcio è finito sullo sfondo dove si muovono con poca attenzione Ronaldo, Lukaku ed Ibrahimovic, perché la conversazione verte sui centri vaccinali, la data delle vaccinazioni, gli incidenti vascolari della Astra-Zeneca, ecc.

Il risultato è che quegli stessi anziani per la salute e la salvaguardia dei quali, ad inizio pandemia siamo stati chiusi in casa per tre mesi, oggi rifiutano di vaccinarsi, se non gli viene dato il vaccino che dicono loro, su consiglio delle vicine di casa di professione sarta o cuoca! Così l’Astra-Zeneca che costa circa 2 euro a dose, prezzo politico, viene rifiutato su larga scala perché una insana campagna stampa ha terrorizzato gli italiani sui presunti effetti nocivi verificatisi in cinque casi su 2 milioni di già vaccinati nel nostro Paese. Senza contare che proprio l’Astra-Zeneca ha sconfitto il Covid nell’Inghilterra. Il terrorismo mediatico nel quale non si può escludere un interesse commerciale, fa sì che circa il 50% delle dosi disponibili, quasi 2 milioni, giace oggi inutilizzato nei frigoriferi soprattutto nelle Regioni meridionali.

I rifiuti provengono da quegli stessi cittadini che da molti mesi rinunciano anche a farsi misurare la pressione, per evitare il contatto col mondo, presunto infetto, della assistenza sanitaria e che nel recente passato non hanno voluto sentire parlare di analisi, indagini diagnostiche, visite ambulatoriali, e ricoveri, temendo il Covid e solo il Covid, assolutamente dimentichi del cancro, delle malattie di cuore, delle emorragie cerebrali, delle altre infezioni, eccetera.  Ed oggi questi stessi rifiutano il vaccino disponibile! Purtroppo queste insensate scelte non danneggiano solo loro, ma si riflettono su tutta la comunità perché come ripete da un anno il mantra: dalla pandemia o ne usciamo tutti  insieme o non ne esce nessuno.

Dice l’Istat che nel 2020 nel nostro Paese ci sono stati quasi 100.000 morti in più rispetto alla media del triennio precedente: non tutti sono dovuti al Covid. Certamente ha inciso la rinunzia alle cure per altre malattie gravi nel timore che per curarle aumentasse l’esposizione al virus, come dire che il terrorismo mediatico ha prodotto non poche vittime.

Col vaccino ed una più serena sensibilità e disponibilità sociale, usciremo dal tunnel della pandemia entro l’anno e forse prima saremo tutti vaccinati in Italia, nei nostri confini, con la Covidcard a testimonianza dell’avvenuta vaccinazione e magari con un nuovo richiamo che ci aspetta nel prossimo inizio inverno. Rimane il problema dell’ ”oltre confine”!

I Paesi con grande popolazione, dal Brasile all’India, all’Indonesia, alle Filippine, alla Cina, eccetera riusciranno a vaccinare tutta la propria popolazione? Ed il continente africano? Nel cosiddetto villaggio globale, con la infrenabile mobilità transfrontaliera e transoceanica, come si potranno evitare nuove migrazioni del virus e delle sue varianti verso l’Europa e nel nostro Paese? Sarà un grande problema politico. Ricomincerà la infelice polemica tra prudenti ed imprudenti, tra protezionisti ed aperturisti ? Di certo la politica si colorerà di interessi commerciali ed il dio denaro avrà un pesante ruolo nelle scelte.

Come ora con la storia dei brevetti: dall’America, il Paese capitalistico per eccellenza, è giunta la generosa proposta di liberalizzare temporaneamente i brevetti vaccinali per trasferirli alla produzione  su scala nazionale sino a fine pandemia pagando le royalties. Alcuni Paesi avrebbero avuto la possibilità di produrre vaccini attraverso la propria industria farmaceutica favorendo così una più rapida vaccinazione di massa.  Purtroppo la proposta non è passata al vertice Europeo, perché alcuni Paesi hanno spiegato che liberalizzare i brevetti al di là di Bigfarma non garantirebbe la qualità dei prodotti. Ed è passata questa tesi monopolistica, ovviamente sostenuta dai Paesi attualmente produttori o legati a questi. Sembra evidente che l’interesse commerciale ha prevalso sull’interesse collettivo. Dove andremo per questa strada?

Argomenti come questo sono politica vera, perché ad essi è legato il futuro della nostra società, della nostra salute, del nostro benessere, eccetera. Non certamente discutendo sull’orario del coprifuoco.






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