“Excusatio non petita, accusatio manifesta”, è una locuzione latina di origine medievale, che torna alla mente a sentire il Vice Presidente del Consiglio Luigino Di Maio quando continuamente ripete che lui non è attaccato alla poltrona.
La verità è che il problema della sua poltrona esiste, e lui lo sa bene, e deve cercare di salvarla. In realtà Di Maio si è molto affezionato a questo ruolo e non vuole lasciarlo, così quando il Partito Democratico richiede “discontinuità” lui ci legge, ma forse lo è davvero, una richiesta di mettersi da parte. Ha rappresentato una stagione politica di questo paese, insieme al Ministro Salvini e quindi non c’è dubbio che il suo ruolo in un futuro governo rappresenterebbe un segno di “continuità”.
Ora io non vorrei che la crisi del governo italiano ruotasse intorno alla poltrona di Di Maio, perchè mi sembrerebbe un’offesa all’intelligenza degli italiani. Questi italiani sempre richiamati in questa crisi da tutti… tutti lavorano per gli italiani! Tutti lo sottolineano, come se fosse una novità, come se si potesse lavorare per qualcos’altro.
E’ chiaro che malgrado l’amore per la propria poltrona, per il proprio ruolo, per la propria responsabilità, poi alla fine nell’azione di governo con buona o cattiva fede al centro c’è l’interesse del paese perche, ad esempio, se per caso il nuovo governo non risolvesse subito il problema IVA e poi tasse, beh questo paese di fronte ad una nuova recessione, andrebbe a fondo.
Come vedete quindi, al di la delle chiacchiere e delle dichiarazioni assolutamente pretestuose ed inutili è chiara e condivisibile da ogni cittadino italiano l’irritazione del Presidente Mattarella, chi non si irriterebbe di fronte a gente che tira il can per l’aia tanto per cercare di trovare compromessi che sistemino se stessi oltre che le sorti della crisi, piuttosto che il destino del Paese.
Seguiamoli questi 4/5 giorni che abbiamo davanti, perchè in realtà in una repubblica parlamentare le ragioni del compromesso sono le ragioni stesse della politica.