Poche righe per ringraziare medici e personale del Servizio Sanitario Nazionale a cui debbo l’essere ancora qui e la possibilità di riprendere un rapporto con “Moondo”, i suoi lettori ed autori (o forse si dice followers).
Il 3 gennaio scorso, dopo aver inviato la nota, Chi ha paura del lupo? sulla possibile crisi di governo, cortesemente messa in rete, il Covid-19 ha avuto il sopravvento.
Il pronto soccorso e poi il ricovero al Gemelli per tre intere settimane, durante le quali sono stato sottoposto a terapia intensiva che ha avuto la meglio e, infine, mi ha consentito, dopo altri dieci giorni di permanenza e cure presso l’IDI, di uscirne fuori in posizione verticale, benché nel referto finale si legge che la possibilità di uscire “per i piedi” è stata molto elevata.
Racconto la mia vicenda personale ad un solo scopo, quello di rendere testimonianza all’efficienza della sanità pubblica, all’abnegazione dei medici e di tutto il personale sanitario a cui ho avuto la ventura di essere affidato, con un ringraziamento speciale alla umanità e alla gentilezza che ha contraddistinto continuamente la loro attenzione.
Un’osservazione importante riguarda le strutture dei reparti dove sono stato ricoverato. Ho avuto l’impressione che fossero reparti riaperti per avere posti disponibili sufficienti ad affrontare la pandemia in corso. Sarebbe assai utile se tanti cialtroni politici, prima di aprire la bocca sull’uso delle risorse UE per la sanità, facessero – non dico un soggiorno da pazienti – ma almeno una riflessione documentata sullo stato delle cose: strutture, mezzi tecnici e sanitari e, non da ultimo, una rivalutazione delle retribuzioni a categorie di professionisti ai quali è affidata e dipende la vita di decine e decine di migliaia di italiani.