La notizia: parlamentari e amministratori locali avrebbero usufruito del bonus post-Covid. Come hanno fatto tanti loro connazionali hanno rivendicato un diritto, salvo che nel loro caso male si concilia con i principi dell’etica personale. Come diceva un famoso parlamentare comunista del secolo scorso il parlamento è la rappresentazione del Paese, se ci sono territori controllati da organizzazioni criminali è molto probabile che qualche mascalzone venga eletto con i voti dei mafiosi come la storia patria dimostra. E nel paese dei furbetti del quartierino sicuramente ci scappa che anche questi eleggano i loro rappresentanti. Come è noto tutti i parlamentari sono italiani e non vengono da un altro pianeta.
Una bella notizia per dare nuova linfa alla campagna dell’anticasta e dell’antipolitica, una straordinaria occasione per la propaganda populista a favore della riduzione del numero dei parlamentari, come il cacio sui maccheroni per il prossimo referendum.
L’operazione tangentopoli ha aperto la strada ad una crisi della democrazia rappresentativa che, sconfitto ogni tentativo riformatore, degenera giorno dopo giorno sotto i nostri occhi. La verità è che non sono necessari 945 parlamentari più 900 consiglieri regionali che direttamente eletti dai cittadini fanno 1845 legislatori, così come non sono necessarie 15 Regioni più 5 Regioni a statuto speciale più due istituzioni, la Camera ed il Senato. Non è scandaloso dire che sono tanti, sicuramente troppi, più che in ogni altra nazione.
Ma la risposta non può essere quella di conservare ciò che la storia ci ha consegnato. Le nostre istituzioni sono vecchie e inadeguate per governare un mondo profondamente cambiato.
La domanda viene spontanea: il sì a questo referendum risolve il problema? Certamente no. Da tempo è all’ordine del giorno la necessità di una grande riforma dello Stato che riguarda il Parlamento, ma anche le Regioni ed il sistema delle autonomie locali. Negli ultimi quarant’anni ogni tentativo è stato vano.
Stiamo vivendo una situazione drammatica: un partito, i Cinque Stelle, nettamente contrario alla democrazia rappresentativa, ne sta utilizzando tutti gli strumenti in nome di quella democrazia referendaria che non si sa bene cosa sia: l’unica certezza è quella che consentirà a Virginia Raggi di candidarsi nuovamente a sindaco di Roma, con grande gioia di gabbiani e cinghiali che potranno continuare a banchettare nei cumuli di rifiuti lungo le dissestate strade della Capitale.
Certamente il sistema della democrazia rappresentativa, così come ce lo ha consegnato il secolo scorso, mostra profonde crepe di funzionalità e si dimostra inadeguato in un mondo nel quale finanza e tecnologia “governano” l’economia liberamente, senza alcuna frontiera.
Tuttavia la democrazia rappresentativa non ha alternative.
In questa situazione ingannare l’opinione pubblica dando ad intendere con ogni mezzo, lecito o illecito che sia, compreso gettare fango sulle istituzioni, che tutti i problemi possono essere risolti diminuendo il numero dei parlamentari, è una operazione che, al di là del referendum, mina alla base la credibilità e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni dello Stato. È necessario, è essenziale che il Presidente della Repubblica usi tutto il suo potere morale per difendere le istituzioni da questo indegno attacco: ne va delle sorti della democrazia in Italia.