Dobbiamo credere al CTS quando parla della utilità delle mascherine, ma per ciò che concerne la loro inutilità o le difficoltà o i danni che esse provocano vale di più il senso comune dei cittadini.
È vero che la trasmissione orale col respiro del virus tra individuo a individuo viene in gran parte impedita dall’uso della mascherina anche detta a Roma museruola, ma la condizione indispensabile è che gli individui siano due. Ora in una strada deserta o quasi a che serve la mascherina? Chi deve proteggere? Questo è un caso limite, ma frequente. Diciamo allora che la mascherina serve quando non si rispettano le norme sul distanziamento che vengono necessariamente violate sui mezzi di trasporti pubblici, nelle manifestazioni di massa infrenabili e non autorizzate ed in pochi altri casi.
Oggi la mascherina è diventato uno status symbol prevalente, quello del bravo cittadino rispettoso delle leggi, indifferentemente che si tratti di un onestuomo o di un delinquente, un evasore fiscale, un pedofilo, eccetera. Da ciò la nevrosi della mascherina: chi entra in una farmacia dove i banchi di acquisto-farmaci sono forniti di immense protezioni di plastica, la comunicazione tra l’anziano cliente e la giovane farmacista, entrambi forniti di poca voce, diventa irreale, ciascuno parla per sé . Se però il cliente abbassa la mascherina per farsi sentire meglio, la farmacista, pur protetta dal separé di plastica e dalla propria mascherina fa un salto indietro e rifiuta di proseguire il colloquio. Lo stesso avviene alla cassa dei supermercati, in banca, alla posta, eccetera, il tutto mentre a Roma in questa metà giugno, su oltre 3 milioni di abitanti, i nuovi contagi sono scesi sotto le 100 unità al giorno, il che vuol dire che incontrare un infetto in città è come trovare l’ago nel pagliaio!
Su queste scelte le parti politiche non c’entrano e chi tenta di strumentalizzarle ormai cade nel ridicolo perché i problemi del Paese sono ben altri.
La naturale riattivazione delle movide giovanili dopo l’abrogazione del coprifuoco alle 22, ha reso impossibile anche alle Forze dell’Ordine il controllo dell’uso della mascherina nella folla dei giovani smaniosi di riappropriarsi della propria gioventù.
Per di più affiora una generale stanchezza nei confronti dei divieti e delle protezioni, la tendenza è all’abbandono della mascherina per respirare meglio, per farsi udire senza strillare, per riappropriarsi della mimica del volto e del sorriso che nella socialità umana sono non poca cosa e che distinguono l’uomo sapiens dagli altri esseri viventi e dai robot.
Un uso diverso o limitato della mascherina e’ improcrastinabile, occorre trovare o potenziare altre forme di protezione, per non abbassare la guardia come fu malauguratamente nella scorsa estate. Per il Comitato Tecnico Scientifico e per il Governo sarebbe troppo facile continuare con la museruola generalizzata, di fatto imbavagliando la popolazione. Se il Comitato Tecnico Scientifico vuole essere all’altezza del proprio ruolo deve trovare altri rimedi per impedire la diffusione del virus, oltre la vaccinazione generalizzata. È tempo che cessi la discussione impropria tra aperturisti e protezionisti, tra no-vac e disponibili, eccetera, eccetera. Tuttavia è tempo di revisione delle scelte, di programmare il futuro intorno al vaccino per tutti una, due, tre volte o quante necessarie, al di là dei televirologi ai quali si deve augurare di tornare al proprio lavoro in corsia abbandonando la vanità del piccolo schermo e le relative remunerazioni dirette e indirette.
Ma un’altra maschera più determinante è quella che ha calato la politica con la grande maggioranza che appoggia il Governo, perché diversamente non poteva succedere: nessuno voleva cedere ad altri la primazia di appoggiare il Governo dell’uomo più prestigioso del nostro Paese, ufficialmente non schierato con nessuna parte politica. Si tratta però di un appoggio senza convinzione nel quale frequentemente affiorano sostanziali motivi di dissenso, a destra come a sinistra.
L’uomo del destino governa parlando poco e sorridendo ancora meno, spesso trincerato dietro la mascherina antivirus, e soprattutto dietro a quella di una riservatezza alla quale in politica non si è abituati. La maschera del potere copre decisioni importanti e significative che però spesso vanno al di là della dialettica democratica, ossia dei poteri del Parlamento, della funzione delle forze politiche, dei sindacati, delle organizzazioni di massa, della società civile, delle tante forme di presenza civica dei cittadini.
Questa gestione al coperto al momento incontra il favore della maggioranza del Paese stanca di una politica arrembante, frazionata, inconcludente ed offre al Premier un vasto consenso. Tuttavia nella storia italiana, come nella storia di tutti i Paesi democratici, la gestione della polis non può essere neutra, o favorisce il capitale o favorisce il lavoro, o si crede nello Stato o si crede nel mercato, ecc. L’invocazione al giusto equilibrio tra i contrasti e tra le parti raggiunge risultati precari e provvisori, alla fine si è costretti a calare la maschera e fare le scelte.
Tra poche settimane inizia il Semestre bianco per la fine del mandato settennale della Presidenza della Repubblica, che dà al Governo ancora più potere perché le Camere non possono essere sciolte. La democrazia però richiede rispetto del Parlamento e quindi il dialogo tra le parti che non può essere eluso né dalla tecnocrazia né dai poteri forti. E la messa in atto del PNRR nella sua straordinarietà e vastità richiede la collaborazione di tutti, oltre che di un indirizzo forte e qualificato.
Il tempo delle maschere e mascherine volge al termine.