Ha avuto il merito di accreditarsi come un grande statista e, giustamente, se ne è lodato. Ma, gli “Stati Generali”, in occasione dei quali il premier Giuseppe Conte ha avuto la capacità di radunare, in conferenza televisiva, il gotha della finanza mondiale, dal presidente del Comitato Esecutivo dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen (la quale si è addirittura espressa in lingua italiana), al presidente della Banca Centrale europea, Christine Lagarde, alla presidente del Fondo monetario internazionale, a commissari dell’Unione Europea, economisti, industriali, sindacalisti, artisti, ballerini e cantanti, l’evento si è concluso e Conte sembra rimasto lì, a Villa Panphili, a guardarsi intorno.
Il credito che gli era stato accordato si aggira senza meta nei bei giardini della villa romana, e nessuno riesce a trasferirne, almeno una parte, a Palazzo Chigi.
In quest’immagine si riflette l’incapacità dell’attuale politica italiana, e del presidente Conte che la guida, a passare dalle parole ai fatti. Da leader europeo a piccolo personaggio di provincia il passo è breve. Dal mondo e dall’Europa all’Italia, al momento di trasferire sul terreno concreto le intuizioni le indicazioni i progetti piovuti sul tavolo, ecco il blocco operativo, rotto solo dalle parole faremo, presenteremo un piano di riconversione a settembre.
Tutto bello, se non fosse che nel frattempo la situazione è precipitata e continua a precipitare, che il reddito nazionale è in picchiata, che la disoccupazione aumenta, che le imprese non tutte riaprono, che il turismo internazionale latita, che la pubblica amministrazione tira calci in senso contrario, e perfino il gioiello Inps perde colpi, per non dire della giustizia rimasta a leccarsi le ferite del Csm.
Di ieri, le previsioni del Fmi (fondo monetario internazionale) che vedono l’Italia come fanalino di coda (meno 12,8 per cento) nell’andamento dell’economia mondiale ed esplosione del debito pubblico al oltre il 166 per cento del Pil. Dopo l’allarme lanciato dal governatore della Banca d’Italia Visco che il sistema non regge, dopo l’avviso della Confindustria che così non si va avanti, da ultimo la Corte dei Conti che sollecita una riduzione delle imposte per ridare fiato ai consumi.
Così di buon mattino, all’ora del caffè, davanti a Palazzo Chigi ecco che manifestano i metalmeccanici e gli insegnanti della scuola italiana. Ciascuno con problemi aperti da tempi biblici. Verrebbe da dire, dalle stelle alle stalle, se non fosse che tra le stelle domina la materia oscura e, nelle stalle invece cova il malessere sociale su un punto prossimo all’esplosione popolare.
Rinvio a settembre del piano di ricostruzione. Sembra essere ritornati a quel fatidico luglio del 1943, la caduta del fascismo, la guerra continua, l’armistizio, la fuga a Brindisi, il disfacimento dello Stato.
A Settembre, dice Conte, poi sarà ottobre e poi ancora parole e promesse.
Da buon meridionale, il presidente del consiglio non potrà non conoscere l’antico detto partenopeo, tradotto in italiano (considerato il lungo lockdown che ha cambiato il linguaggio): “chiacchiere e tabacchiere di legno non vengono accettate in pegno dal Banco di Napoli”.
Anche l’antico Istituto napoletano è scomparso, oggi è una sigla opaca all’interno del colosso Intesa Sanpaolo. E così Via Chiaia ha chiuso i battenti ai poveretti che impegnavano lenzuola e masserizie.
Caro Conte, ma è più corretto dire caro governo, vi rendete conto della situazione che precipita? Pensate davvero di cavarvela con i sussidi di queste settimane, che non sempre arrivano? Non riuscite ad immaginare che solo la ripresa e lo stimolo al sistema Italia nel suo insieme può portare, con difficoltà sacrifici e tempi lunghi, fuori dalla crisi per una ripresa che non pioverà dal cielo?
Il vostro atteggiamento, la vostra politica, sono l’esatta continuazione dell’8 settembre. Badoglio e re Vittorio misero le chiappe al sicuro nel fantomatico regno del sud e se non fossero state le armate alleate (inglesi, americani, polacchi, canadesi, nordafricani) e la resistenza armata dei partigiani, saremmo ancora sotto il tacco tedesco.
Anche voi state dando l’impressione di voler salvare le vostre “chiappe”, a danno di quelle di milioni di italiani. Il vostro obiettivo è arrivare a settembre, ma si è capito per fare cosa, giocarvi la faccia e il c…. alle elezioni amministrative, alla faccia degli italiani.
Quand’è che uscite dal sonno? Quando metterete mano ai programmi di investimento che sono pronti e finanziati? Quando vi renderete conto che la situazione sta travolgendo tutto e tutti?
Il Pd di Zingaretti con l’aria del furbo aspetta la disintegrazione dei 5Stelle, i 5Stelle si scannano tra loro e pensano a Giuseppe Conte come salvatore della baracca, l’opposizione che vorrebbe e non è, sempre in attesa del salvifico settembre elettorale. Il peggio sembra non sia ancora arrivato.
Intanto, come suonava il vecchio canto partigiano della badoglieide, “sull’Italia piovon le bombe (in questo caso la pandemia, la crisi, la disoccupazione)” e voi vi ggrovigliate nell’indecenza di un’incapacità politica quale non si mai vista nei settant’anni e passa della storia repubblicana.
Purtroppo i “liberators” non sono alle porte, bene che andrà bisognerà affidarsi alla tanto vituperata “troika”, sperando che riesca a rimettere un po’ d’ordine, portando l’Italia fuori dal fallimento in cui l’hanno precipitata il governo attuale e quello precedente.
Meglio la”troika” che l’ammucchiata di “nani e ballerine” che popola i palazzi romani, come avrebbe detto un tempo Rino Formica.