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venerdì 26 Aprile 2024
La Finestra sul CortileIl compagno di scuola diventato “Asteroide 4701”

Il compagno di scuola diventato “Asteroide 4701”

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Congedi (in ritardo)
Andrea Milani (Firenze 11.6.1948-Ghezzano 28.11.2018).

I compagni di scuola, quelli più stretti, quelli legati – al di là della scuola stessa – alla vita, alle opzioni, alle narrazioni personali, al decifrare passato e scrutare futuro, pensi che siano eterni, che, avendoli lasciati adolescenti o poco più che ventenni, siano rimasti giovani per sempre. Tanto che – appena possibile – li rivedrai, vi telefonerete, ci sarà un’occasione. E sarà come prima.

Andrea Milani
Andrea Milani

Così è successo con Andrea Milani, liceo Carducci, insieme nella redazione del giornale studentesco (e da lì in mille altre cose), poi ancora nel nostro “sessantottismo moderato”, nel senso che – per chiamata di Enrico Finzi, mio predecessore alla direzione del “Mister Giosuè” (appunto il giornale del liceo) e precocemente diventato in quel ’68 caporedattore della rivista “Il Mulino” a Bologna –  abbiamo avuto in condivisione  lo strano esperimento di una redazione per metà di ventenni (tra cui anche Andrea e io stesso) e di quarantenni (quelli che erano già l’ossatura culturale liberale, cattolica e socialista della rivista e dell’Associazione bolognese).

Quindi un tratto di strada indelebile. Ma indelebile era lui, Andrea. Un genio precocissimo. Che si alzava durante le lezioni di fisica (fatte da un’onesta insegnante) e dondolando la testa diceva “Scusi, sa, ma queste cose io non posso proprio sentirle” e prendeva la porta di uscita. Uno che traduceva indifferentemente dal greco in italiano e viceversa senza vocabolario. Uno che scriveva paginate sul giornale studentesco di cose scientifiche con lo spirito divulgativo di un vero scienziato maturo che si era deciso a spezzare il pane della scienza al popolo.

Uno che alla maturità finì con tutti dieci. E fu ricevuto da Aldo Moro, presidente del Consiglio dei Ministri, come miglior studente d’Italia. Insignito come “Alfiere del Lavoro”. Nell’occasione, il capo del Governo gli presentò la migliore studentessa d’Italia, una ragazza fiorentina. E i due si fidanzarono. Non durò in eterno, ma fu un altro suo incredibile esperimento di vita.

Quel giorno tutti i giornali italiani parlarono di lui (anche se sui giornali ci eravamo già abbondantemente finiti per l’impegno civile che avevamo sostenuto nel 1966 con il “caso Zanzara”). Questa volta brillava da solo. Il Migliore. E così anche i giornali di Milano cercarono di capire meglio di che pasta fosse fatto quel “genio”.

Nato a Firenze nel 1948, Andrea Milani era figlio di Adriano Milani Comparetti, neuropsichiatra pioniere nella riabilitazione neuropsichiatrica infantile ed era nipote di don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, morto nel 1967, celebre autore di “Lettera a una professoressa” e “L’obbedienza non è più una virtù“.

Uno difficile da capire all’impronta. Solitario, malinconico, allegro, divertito, puntuto, bisognoso d’affetto. Intelligente. Soprattutto una straordinaria rarità: non studiava mai. Capiva al volo. Il cronista credo del Giorno lo raggiunse. Accidenti Andrea Milani, ma allora tu sei uno di quelli che si chiamano “secchioni”? Neanche per sogno. Passo il tempo a fare altro. E cosa d’altro? Leggo fantascienza, gioco a scacchi (contro me stesso), sento la musica, faccio politica. Fai politica? Ma come? Certamente, sono iscritto alla FGCI. Accidenti la FGCI! Quindi sei comunista? Beh se così si può dire…E quale è nel mondo il tuo eroe preferito? Non devo pensarci su troppo: John Kennedy!

Due giorni dopo Andrea Milani veniva espulso dal Partito Comunista e dunque dalla sua Federazione giovanile (questa l’avevo già raccontata per dire al mio amico Walter Veltroni – che si dichiarò più kennediano che comunista – che questa cosa non era ammissibile al tempo).

Insomma Andrea Milani. Con Piero Melodia, Roberto Mari e pochi altri, vincolati a cose comuni per la vita, anche se tanto diversi uno con l’altro per quasi tutto: discipline universitarie, scelte professionali, opzioni politiche e culturali, rapporto con la religione, eccetera. Ma come si fosse appartenuti alla scuola del castello di Hogwarts, nessi indelebili.

Eppure la vita porta a irrimediabili delebilità. Come quella di cambiare città, far parte di altre squadre del mondo adulto, pensare che venga sempre il giorno del grande “ritrovamento” e rimandare le cose perché tanto esisteranno sempre. Lui a 22 anni (nel 1970) laureato in matematica a Milano, poi specializzato alla Normale di Pisa e subito dopo avviato alla carriera universitaria, fino a diventare a Pisa ordinario di Matematica Celeste (l’astronomia scientifica) e tra i principali collaboratori della NASA.

Non so cosa pensasse Andrea del rivedersi, ritrovarsi, ripercorrere passi perduti. L’ultima volta fu in pieno ’68 a casa di un nostro compagno di liceo (che qui non cito) che era partito per Trento, a studiare Sociologia, e che a Sant’Ambrogio tornò a Milano trasformato, per farci conoscere il suo compagno di stanza. Un certo Renato Curcio. Che certamente a me, a Piero e ad Andrea – che eravamo tra i pochi “prescelti” –  embrò un tipo odioso e infrequentabile.

E proprio con Piero Melodia (oggi vicepresidente dell’Istituto Humanitas a Milano) in queste sere di allentamento del lockdown, nel ripercorrere passi (che per noi vanno ben prima del liceo, vanno all’infanzia con le nostre famiglie unite da amicizie generazionali), esce che Andrea è morto improvvisamente.

Anzi “era” morto improvvisamente. Perché si parla della fine di novembre del 2018. Per un incidente, un malore, una cosa ancora non del tutto chiarita. Per strada, a Ghezzano nel pisano, mentre era in bicicletta. Lo ha trovato la sua compagna, la scrittrice Silvia Rigutini, con cui risiedeva a Calci, che non vedendolo rientrare lo ha cercato seguendo il tragitto che conosceva. Era stato a casa di una collega con cui stava scrivendo un libro sulla vita, la morale e la scienza. L’ultima telefonata a lei: «Silvia, fra pochi minuti parto».

E così la rete ci ha restituito – a incredibile distanza di un anno e mezzo, questa storia. Insieme alla magnifica lettera di commiato di suoi otto colleghi matematici di tutto il mondo che hanno scritto insieme quanto “ la sua eredità sia significativa e sarà duratura”.  

Il Prof. Andrea Milani Comparetti era uno scienziato eccellente e un ottimo didatta, con molti interessi di ricerca in campi diversi. La sua abilità nell’intuire le cose era talvolta sorprendente, così come la sua rapidità nel concepire soluzioni semplici per problemi complessi. Mente aperta e curiosa, uomo di vastissima cultura, era appassionato di letteratura, economia e politica, e nel tempo libero si dilettava a scrivere dei racconti di fantascienza. Nel corso degli anni ha formato un’intera scuola di ricercatori, essendo sempre prodigo di idee nei confronti dei suoi studenti: alcuni di loro lavorano nel gruppo di Meccanica Celeste dell’Università di Pisa, altri nella spin-off SpaceDyS, fondata anch’essa per sua iniziativa, altri in importanti istituti di ricerca in Italia e all’estero. La sua eredità è significativa e sarà duratura. Le persone che hanno lavorato con lui faranno tesoro dei suoi insegnamenti, e i suoi contributi influenzeranno lo studio della Meccanica Celeste per molto tempo. In qualità di suoi collaboratori più stretti e di lunga data abbiamo voluto scrivere queste parole in suo ricordo. Saremo sempre grati ad Andrea per aver condiviso con noi le sue straordinarie capacità scientifiche, culturali e umane”.

In vita Andrea ricevette premi cruciali per i matematici. Ma il riconoscimento più simbolico che gli è stato dedicato, in vita,  è l’asteroide “4701 Milani”. Se vogliamo ritrovarlo è lì che dobbiamo scrivere.






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