Federico Fellini, nato a Rimini nel 1920 scompare a Roma il 31 ottobre del 1993 a soli 73 anni. Da Lo sceicco bianco (1952) a La voce della Luna (1990) ci ha lasciato ventiquattro film e una trentina di sceneggiature. Quattro volte ha vinto l’Oscar per il miglior film straniero (La strada, Le notti di Cabiria, 8½, Amarcord), ha vinto due volte il Festival di Mosca, una Palma d’oro a Cannes e il Leone d’oro a Venezia alla carriera nel 1985. Nel mondo è tuttora considerato uno degli interpreti più creativi dell’identità italiana contemporanea.
Marina Ceratto Boratto è l’autrice di un bellissimo romanzo d’amore: “La cartomante di Fellini” (Baldini + Castoldi, 2021 € 20). Una storia con due protagonisti, Marina e Federico, insieme biografia e autobiografia. Scritto con la sapienza di chi conosce bene i segreti di una scrittura, palpitante e suggestiva, che trasporta il lettore dall’adolescenza che sboccia, all’affresco di un mondo pieno di colori e di emozioni che si chiamava cinematografo.
Come nella sceneggiatura di un film la scena si apre suI regista all’apice del successo che sta realizzando 8 ½. Marina Ceratto è una bella ragazza, l’avvenente figlia di Caterina Boratto, leggendaria icona femminile degli anni Quaranta. Marina Ceratto racconta così il primo incontro:
“Indossavo quell’unico vestito che mi donava, tubino verde su calze di nylon, inaugurai le scarpe con un po’ di tacco e misi al collo la bellissima spilla a forma di rosa di Tiffany regalatami da una cara amica americana. Percorsi un lungo corridoio pieno di ritratti di uomini cipigliosi e inquietanti, chi erano? Mi chiedevo questo e altro e la testa cominciò a girarmi un po’ quando vidi un uomo a poco a poco avvicinarsi, alto, magro, la camicia bianca e una giacca nera sbadatamente gettata sulla schiena. Man mano che si approssimava, aumentava il mio batticuore, era lui: il Faro, Federico Fellini”.
Nel mondo Federico Fellini è considerato non solo uno dei maggiori registi italiani ma ancora oggi uno degli interpreti più creativi dell’identità italiana contemporanea. Con quelle forme oniriche e visionarie capaci di trasformare il nostro provincialismo nel carattere di un universo immaginario: se si pensa che “8 e 1/2” con il suo bagaglio di antagonismi, pubblico e privato, sogno e realtà, possibile e impossibile, vero e falso, esce nelle sale nel 1963, ci si rende conto di quale forte spinta verso la modernità ha dato Fellini alla cultura italiana.
LA CARTOMANTE DI FELLINI è insieme una lunga confessione, un ritratto pubblico e privato del regista, un’autobiografia di Marina Ceratto, per il lettore il ritratto di un’epoca e di un’uomo, una narrazione che ha tra i suoi pregi quello di raccontarci (per la prima volta in maniera “pubblica”) alcuni aspetti della vita privata di Fellini, che erano stati relegati al gossip. Per esempio il capitolo dedicato ad Anna Giovannini che fu amante del regista riminese per ben 37 anni. Oppure Sandra Milo che continua a rivendicare quella magnifica lovestory andata avanti per oltre dieci anni come ancora oggi, con un pizzico di goliardia, ricorda la ottantenne Sandrocchia. Ma Anna Giovannini fu un’altra storia. E Marina Ceratto la descrive da testimone: «Sembrava uscita da un calendario degli anni Trenta, una signora grandi firme dalla voce avvolgente e melodiosa, la voce che hanno gli angeli».
Un meraviglioso film la forma dell’acqua ci fa riflettere sul fatto chesolo alle donne può capitare di innamorarsi di un affascinante mostro marino. E Marina Ceratto si è innamorata di un mito, anzi di un genio, ma a volte anche un po’ stronzo, come è scritto sulla copertina del suo libro. Un amore lungo 471 pagine, dieci anni di emozionante relazione mentre il grande regista realizza quattro film.
Nel libro c’è anche una parte che può apparire singolare, una sorta di autoanalisi, densa e liberatoria a cui Fellini introduce l’autrice. Stiamo parlando della psicanalisi di una delle principali figure intellettuali del ‘900, Carl Gustav Jung che certamente ha avuto una certa influenza sulla produzione artistica, e non solo, di Fellini.
Bella e amata, come mai Marina Ceratto non ha finito per fare l’attrice, come le chiedeva il grande regista? La risposta è semplice: non è quello che desiderava Marina, a Lei non interessa mettersi in mostra. La Sua felicità era altrove; anche se dopo tanti rifiuti, alla fine cederà, accettando un ruolo nel film “Block Notes di un regista” in cui interpreta la segretaria di edizione di Fellini.
Marina ci racconta che quando tornava a scuola la mattina dopo, aveva l’impressione di essere “un viaggiatore che ha trascorso un giorno su Marte”. Annota sul suo quaderno il gran carnevale che avviene sul set e attraverso il suo racconto assistiamo ai contrasti insanabili della coppia, Federico e Giulietta, che si lacera per i tradimenti del regista. Il capitolo dedicato a Giulietta, alla sua infelicità, al patto infrangibile che lega i due coniugi, si snoda come un melodramma da palcoscenico.
E la storia continua. Marina ha lo sguardo fisso su Federico, il demiurgo che le ha permesso di nascere: “Nel ricordare Federico ho ripreso a vivere e a scrivere”. Ci confida l’autrice “Lo scrissi di getto, raccogliendo su di lui tutto ciò che c’era di vero, ciò che valeva la pena di conoscere, temendo quasi che mi sfuggisse un gesto o un abbraccio che mi avevano commossa. Avevo paura di dimenticare qualcosa di significativo: la sua ironia, il suo carisma, la sua voce di seta. Alla fine mi sembrava di averlo non solo amato, ma capito”. È nato “La cartomante di Fellini”, l’avventura di Marina Ceratto Boratto volge alla fine. Ma come in un film di Fellini c’è l’ultimo sogno, l’ultimo incontro con Federico alla stazione di una metropolitana, “come Anouk e Marcello nella scena del treno” annota l’autrice. Forse è la speranza di salvezza per Federico Fellini: “E quando in cielo vedo brillare una stella più forte delle altre penso che Lui è vivo, esiste ancora. Cercatelo, è Lassù”.