Per un po’ di tempo non ho scritto nulla sul nostro bel giornale perché il 10 febbraio mi hanno sostituito la valvola aortica, un’operazione ormai di routine ma che comporta una lunga convalescenza. Come sempre, la sofferenza e le umiliazioni (il paziente “oggetto”) non sono mancate ma, come sempre, le sofferenze e umiliazioni avvicinano a Cristo. Mi è capitato di riflettere su questa pedagogia anzi questo stile di Dio.
La mangiatoia dove fu deposto Gesù, che è diventata un simbolo poetico, in realtà, diciamolo pure, faceva schifo anche se san Giuseppe l’avrà sistemata nel miglior modo possibile. La via Crucis è uno spettacolo angosciante e le parole di Gesù in un bel contesto campestre sono state: “beati quelli che piangono…” con quel che segue. Insomma seguire Gesù significa una gran bella cosa nel cuore e nella testa ma anche un percorso sconveniente da un punto di vista umano.
Eppure è innegabile la felicità dei santi. Nei mistici è particolarmente evidente: Santa Caterina da Siena rifiutava di mangiare tanta era la gioia di stare unita al suo Sposo, mentre da un punto di vista pratico ha fatto per la sua epoca più dei politici suoi contemporanei. Basti pensare al ritorno del Papa da Avignone a Roma: una decisione difficile sostenuta soprattutto dal carisma della Santa. Sofferenza e gioia, morte e vita.
Entrare in questo mistero aiuta a capire il senso del nostro passaggio sulla terra.
L’uomo istintivamente va alla ricerca di benessere materiale, di soddisfazione di ogni suo appetito. Il Signore da parte sua fa maturare la coscienza fino a capire che il sacrificio di sé per amore è l’unica via per una vita umana felice. L’incontro col dolore e l’umiliazione per un cristiano è essere ammessi ad accompagnare Gesù sulla Croce e quindi partecipare delle gioie della Risurrezione. Stranamente dove sembra che la vita venga stoppata ne esce invece purificata capace di riconoscere le vere gioie di Dio.
Il dolore è sempre dolore, il dolore fa male, ma viene riscattato dall’unirsi a Cristo. In questi giorni di ospedale, quando la testa non è tanto lucida, mi hanno aiutato due punti fermi: Gesù e Sua Madre, basta. Il dolore restava dolore ma era accompagnato, aveva un valore. Spero che il tempo che mi resta da vivere, gran regalo del Signore, sia impegnato in cammini di dono di sé, di cammini d’amore. Ciò che conta è essere innamorati. Voler bene è l’unica cosa che vale. Il finanziere Soros e i suoi colleghi fanno una figura meschina di fronte a una madre di famiglia che si prodiga e sa amare. Il primo fa notizia, la seconda fa la Storia con la S maiuscola.
Sono tornato a casa e ho trovato la situazione ben descritta dai mezzi di comunicazione. Un evento epocale che ci riunisce tutti in un’unica situazione e destino. La preghiera di Papa Bergoglio da San Pietro del 27 marzo è stata una scena indimenticabile con più quadri che restano incisi nella memoria. Per me resta il profilo di Gesù in primo piano mentre accanto la pioggia cade copiosa. Ancora lo stesso messaggio. Il Signore soffre con noi un dolore che sembra totale, anche il cielo piange. Ma verrà la risurrezione, torneremo a ridere, tornerà il sole. Ma non saremo gli stessi di prima. Saremo più saggi, più comprensivi, meno attaccati alle cose materiali, con più fede in Dio.