Di Maria Carmela Di Motta
La paura e il coraggio, due parole che viaggiano di pari passo da un po’ di tempo a questa parte oramai. Purtroppo in casa non si parla d’altro, vedo uscire ogni giorno i miei genitori per recarsi a lavoro, noto l’ansia e la paura che aleggia sul loro volto e su quello di tutti i sanitari impegnati ad affrontare questo mostro che ha tolto la libertà a tutti noi. Mi rivolgo proprio a chi è in trincea, in prima linea, a chi guarda il virus in faccia, da vicino, con coraggio ma consapevole del rischio che corre tutti i giorni. A te, nostro eroe, che instancabile lavori nel disagio di interminabili turni ,stremato, impacciato in quella divisa che ti protegge da quel mostro invisibile, va tutta la mia stima e solidarietà. Sul tuo volto intravedo la paura di incontrare il mostro e la preghiera di non portarlo a casa dai tuoi cari. Qualcuno ti definisce eroe, missionario, qualcuno ti osserva con occhi nuovi, stupiti di fronte a “marziani” che stanno sacrificando tutto A te voglio dire solo grazie, grazie non solo per quello che stai facendo oggi, ma per tutto quello che hai fatto e che continuerai a fare, senza chiedere medaglie , perché la tua è una missione, non un semplice lavoro.
Dalla rubrica Diario di una Quarantena: