Intervista esclusiva di Antonello Sette a Maria Rita Parsi, psicologa, psicoterapeuta, docente, saggista e scrittrice.
Maria Rita Parsi, il garante per la protezione dei dati personali Pasquale Stanzione ha oggi presentato la sua relazione annuale. I dati sono disperanti. Nel 2020 si è registrato un incremento, rispetto all’anno precedente, del 132 per cento dei casi trattati dal Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia e un aumento del 77 per cento dei casi di vittimizzazione dei minori per grooming, cyberbullismo, furto d’identità digitale e sextorsion. Non bastasse, il 68 per cento degli adolescenti è stato nel 2020 testimone di casi di cyberbullismo…
Sono dati che on mi stupiscono. Il lockdown può aver contribuito ad alimentare delle forme di devianza che la mascherina ha smascherato. La mascherina ha impietosamente smascherato le carenze che ci sono in ambito sanitario, sociale, scolastico ed educativo familiare, ma soprattutto ha smascherato i nuclei che sono stati più colpiti, quelli legati a situazioni in cui la devianza e la perversione diventano il modo di sfuggire all’angoscia di morte. La gravità dei dati è estrema. Già nel 1990 io denunciavo l’espandersi della pedofilia, che è poi diventata anche pedopornografia sul web, senza dimenticare gli atti di cyberbullismo, le violenze e le risse.
Il 2020 è l’anno maledetto. Segnato quasi per intero dal Covid e dai Lockdown…
Chi è stato rinchiuso, giorno dopo giorno, per un anno e mezzo fra le mura domestiche, in famiglie magari drammaticamente disfunzionali, ha acquisto ancor di più immagini negative e distruttive che ha trovato su web, ma anche in tv dove proliferano serie televisiva l’una più cruenta dell’altra. Queste immagini sono diventate le armi per aggredire le ferite ricevute. Il risultato è l’incremento dell’orrore. La denuncia del Garante per la privacy mette tutti, soprattutto le autorità politiche e sanitarie, i genitori, gli educatori e gli psicologi, nella condizione di chi è costretto ad agire non solo per bloccare l’orrore, ma anche per prevenirlo attraverso l’educazione sessuale, una maggiore attenzione alle famiglie disfunzionali e, attraverso la scuola, a quelli che sono i fenomeni che stanno emergendo. Un appello va rivolto alla polizia postale perché moltiplichi gli sforzi contro i pedofili e contro la distribuzione di materiale pornografico.
Non si è fatto abbastanza? Il mondo orribile della pedopornografia colpisce ancora nel buio della rimozione e dell’impunità?
Non solo non si è fatto abbastanza, ma si continua a sottovalutare i problemi. Il lockdown ha solo smascherato problemi che esistevano già prima. Senza dimenticare che frequentare certi siti procura un guadagno ai loro gestori, l’attenzione crescente verso le devianze e le perversioni andrebbe spiegata a chi è perverso, a chi è pedofilo e a chi usa la pedopornografia. Ci sono delle ragioni per cui si arriva a essere pedofili. Alle loro spalle ci sono traumi e l’angoscia della morte, che non giustificano minimamente gli orrori che vengono perpetrati, ma bisogna non rimuovere nulla. Bisogna capire per prevenire l’orrore. Bisogna amplificare le ragioni per cui viene compiuto. Le strutture del territorio, in collegamento con la scuola, devono essere messe in condizioni di intervenire. Voglio ricordare qui Jole Baldaro Verde, una eccezionale maestra, mia e di tanti colleghi, che ci ha insegnato come mettere in condizione le persone di prendere coscienza sul perché certi meccanismi si attuano, quando la sessualità diventa pervasivamente deviante, quando si può arrivare ad abusare dei bambini e degli animali, quando si possono mettere in modo meccanismi eccitativi di ogni tipo. Vorrei dire a tutti gli eccitati per la pedopornografia che sono dentro uno stato depressivo, che non permette loro di mettersi in relazione con un’altra persona per esplicitare la sessualità con la reciproca accettazione e con il piacere di stare con l’altro. Hanno un problema di immaginario deviato, di un malessere profondo che ha radici nella loro condizione familiare e nel loro vissuto personale. Bisogna dirlo. Bisogna parlare. Bisogna cominciare a divulgare le ragioni profonde per cui si creano le devianze sessuali. Bisogna prevenire la pedofilia e gli abusi nei confronti dei bambini, che avvengono costantemente nelle famiglie disfunzionali e che nella maggior parte dei casi sono coperti dal silenzio e dal segreto.
Mi consenta una divagazione personale. Molti anni fa incontrai un giovane siciliano che aveva scritto un libro sugli abusi subiti quando era bambino in un collegio. Quel libro non ha mai trovato un editore disposto a pubblicarlo. Forse perché in un capitolo parlava della vergogna per il piacere che aveva provato durante gli abusi. I tabù da infrangere sono tanti… Certe cose vanno, a quanto pare, ancora nascoste e rimosse…
Lei ha detto una cosa estremamente intelligente. Sa che cosa provano molte volte le vittime di abusi, di incesti e di altri orrori. Addirittura un senso di colpa. Come se fosse colpa loro l’aver attivato il desiderio dell’altro nei loro confronti. Lo sanno bene che non è vero. Non avrebbero mai scelto ancora bambini di andare con i genitori, con i parenti, con gli adulti che li hanno abusati. E’ chiaro che, se tu tocchi le zone erogene dei bambini e delle bambine, stimoli il loro piacere, ma lo stimoli insieme all’orrore di essere violati e abusati. Il sesso è l’unica cosa buona della vita, se fatto bene. Quello di cui stiamo parlando è una perversione. Una fuga. La ripetizione di un trauma. Una violenza profonda che si vuole restituire per invidia o per gelosia patite nei confronti di fratelli o per problemi legati al conflitto dei genitori. Si vuole restituire un’angoscia, un dolore, un abuso che si è subito. Lo si fa sui più piccoli. La pedopornografia è una delle realtà più orribili. C’è bisogno di un’educazione alla sessualità che non c’è. Dobbiamo affrettare il passo. Siamo maledettamente indietro.