Di Aurelia Merola
Anche la scuola cambia col Coronavirus.
Si cerca di fare lezioni a distanza tramite video-lezioni e aggiornamenti su classroom. Ma la scuola è altro… è il nostro parlare, il nostro confrontarci, è il nostro raccontarci.
Cerchiamo di rifugiarci inghiottendo neologismi e hashtag, ma la verità è che senza il buongiorno quotidiano tra Seneca e Svevo, tra Lucia e Renzo e Apollo e Dafne, ci sentiamo tutti un po’ soli. E al solo pensiero che quelle aule restano vuote e la nostra voce non è mescolata a quella degli altri, ma potrebbe solo rimbombare tra quei corridoi spenti, mi angoscia.
Siamo all’ultimo anno di Liceo e questi sarebbero dovuti essere i mesi prossimi all’esame, quindi mesi ricchi, ricchi di emozioni, flashback sdolcinati e ironie bizzarre.
I mesi del “è stato un piacere condividere il mio banco con te“, “ci rivedremo da Mario prima o poi”. I mesi degli ultimi abbracci, degli ultimi baci…
Mi mancheranno i laboratori, i corridoi, quelle maledette scale che facevo a tre alla volta per non arrivare tardi in classe. Mi mancheranno le aule, ma soprattutto voi: i miei bidelli con i quali l’appellativo ‘zio, zia’ era d’obbligo; quante volte avete curato le mie ansie, le mie follie e i miei battiti accelerati per un compito di fisica!
E voi prof, sempre attenti alla nostra formazione.
E voi, compagni di classe, quante volte mi avete fatto da sorelle e da fratelli.
La scuola è la mia seconda casa, la mia seconda famiglia e… quando riaprirò quello scrigno magico dei ricordi potrò solo sorridere… ripensando a questi meravigliosi cinque anni.
Dalla rubrica Diario di una quarantena: