L’uso improprio della giustizia, la figlia di Borsellino condanna chi creò il teorema Stato-mafia, la trattativa che certi Pm hanno voluto distorcere, nei tribunali si processano i reati non la storia: sono alcuni dei titoli più significativi dei giornali sulla sentenza del tribunale di Palermo che in appello ha corretto la sentenza di condanna di primo grado. Fiumi di parole e più di 10 anni di processo. Alti ufficiali dei Carabinieri e personalità pubbliche su cui si è rovesciato il fango di una opinione pubblica avvelenata dai social. Una misura colma alla quale sarebbe stato giusto non aggiungere altro, al contrario il sodalizio Gruber-Travaglio ha sentito la necessità di utilizzare il canale tv La7 per rincarare la dose nel maldestro tentativo di ridicolizzare la sentenza di appello senza nemmeno avere l’accortezza di conoscere le motivazioni ma attaccandosi semplicemente al teorema trattativa uguale reato. E quindi essendo confermato che la trattativa c’è stata ne deriva, per il direttore del Fatto, che i tre ufficiali trattando hanno rinunciato a combattere la mafia, che trattare vuol dire mettersi d’accordo, trattare vuol dire lasciare liberi i criminali, e infine trattare è fare amicizia.
In definitiva la trattativa è il reato.
Niente di più falso.
Travaglio dimentica che il nostro codice penale prevede espressamente la concessione di benefici per i pentiti cioè per coloro che hanno appartenuto ad organizzazioni mafiose e che dichiarino di non volerne più fare parte, fornendo al tempo stesso tutte le informazioni in loro possesso per perseguire le organizzazioni delinquenziali di cui facevano parte. Travaglio si sentirebbe di sostenere che il pubblico ufficiale che ascolta le rivelazioni di un pentito e gli assicura che se le sue informazioni risulteranno veritiere avrà i benefici previsti dalla legge? Come definire simili colloqui? Falcone trattò con Buscetta in Brasile quando gli promise la richiesta di estradizione in Italia se avesse fornito le informazioni di cui disponeva per perseguire i suoi antichi amici? Forse Travaglio ritiene che se la trattativa la conduce un magistrato è lecito, se la fa un ufficiale dei Carabinieri è un reato?
La recente sentenza non ha affermato che certi fatti non siano veri ma che non costituiscono reato: ciò non significa condividere quei comportamenti ma solo ritenere che, opportuni o meno che siano stati, non costituiscono reato. Diverso sarebbe se fossero stati concessi o promessi benefici senza alcuna motivazione oggettivamente valida, oppure concessi per denaro o per motivazioni comunque illecite ed in violazione degli obblighi del pubblico ufficiale.
In definitiva la recente sentenza costituisce l’ennesima riprova che non sempre la magistratura distingue tra ciò che è illecito giuridicamente da ciò che è politicamente censurabile: Amleto avrebbe detto che non ci sono giudici in Danimarca, in Italia invece ci sono ma qualche volta sbagliano anche loro. Problema vecchio che ci trasciniamo da molti anni e che confidiamo, nell’interesse della democrazia, possa trovare soluzione nei fatti più che nelle parole.