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venerdì 29 Marzo 2024
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L’amore al tempo dei DPCM

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Siamo tutti abbastanza grandi per aver capito che dopotutto ha ragione Franco Battiato quando canta che la stagione dell’amore viene e va, all’improvviso senza accorgerti la vivrai, ti sorprenderà.

Consapevoli che sia difficile al limite del possibile restringere l’amore nella definizione di concetti affrettati e sintetici, ricorriamo allo stratagemma di provare a parlare per immagini, richiamando suggestioni che forse più facilmente possono portarci dove vogliamo arrivare. E così scrivo per voi che vi sarete commossi con Amore e Psiche narrati da Apuleio e diventati secoli dopo marmo vivo nelle mani di Canova, con la letteratura cortes e le storie di Artù, Ginevra e Lancillotto ma anche di Tristano e Isotta, con il dolce stil novo e Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona di Dante, e con Michelangelo Buonarroti che nel marmo della Pietà fissa l’amore della Madre e del Figlio senza sfuggire alla poesia quando nelle sue Rime parla di Amor, come virtù viva e accorta, desta gli spirti ed è più degna cura.

Per voi che avrete pensato che l’amore potesse avere voce e sguardi come quelli di Humprey Bogart e Ingrid Bergman in Casablanca o quelli di Gregory Peck e Audrey Hepburn in Vacanze Romane, o potesse avere la bellezza sfrontata di Robert Redford e Jane Fonda in A piedi nudi nel parco, o persino potesse trionfare portato in braccio come fa Richard Gere con Debra Winger in Ufficiale e gentiluomo.

Per noi tutti che abbiamo mangiato compulsivamente Baci Perugina, scartando cartigli sperando di non incappare mai nel disarmante anonimo, ma in qualche citazione aulica da esibire all’istante.

Qualcuno poi potrebbe ricordare Papa Giovanni XXIII e il suo il Discorso alla Luna, quando la sera dell’11 ottobre del 1962 parlando alla folla riunita a piazza San Pietro per l’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II raccomanda, nel tornare a casa, di consolare i bambini rimasti soli ad aspettare i genitori dandogli una carezza dicendogli che quella è la carezza del Papa.

Insomma, l’amore è tanto e tanto di più e oggi, al tempo della pandemia, l’amore, scoperto o riscoperto che sia, è protagonista più che mai nel mostrarsi dove prima non c’era, nel far sognare voli arditissimi, nel dispensare piccole gioie quotidiane così come nell’offrire conforto ai tanti dolori e alle innumerevoli preoccupazioni.

E così le storie d’amore tornano a essere protagoniste della cronaca che ci restituisce notizie di amori scoppiati tra dirimpettai di balcone e vicini di pianerottolo che, strabiliante a pensarci, era esattamente quello che accadeva nella vita prima dei social media.

Ma è noto che l’amore va dove vuole e, nel non brigarsi di chiedere permesso a nessuno, lo
troviamo in questi giorni impunito invasore del campo della politica, dove si prende il suo spazio tra norme e decreti, creando sconcerto e scompiglio ma, d’altronde, amore non è solo un potente suono onomatopeico, ma turbinio futurista tante sono le emozioni che mette in moto.

E così accade che l’ormai noto Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri emanato il 27 aprile dichiari consentiti, al suo primo articolo, solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità… e si considerano necessari gli spostamenti per incontrare congiunti.

Apriti cielo.
Passi l’amore, ma l’allocuzione congiunti apre ufficialmente e praticamente in tempo reale una sorta di torneo giuridico-letterario sui limiti e l’estensione del termine, con interpretazioni fini in punto di diritto volte a dare configurazione certa al concetto del rapporto affettivo stabile, interpretazioni emozionali al grido del romanesco volemose bene per arrivare sino alle interpretazioni in stile comico prudereccio con meme che prontamente invadono i social network.
E certo in una società assediata dalla rivisitazione di generi e ruoli, in un carattere italico
notoriamente attratto dall’affondare lame e intelligenze in polemiche seppur a volte speciose, introdurre il tema dell’affettività stabile in un DPCM non poteva avere effetti meno dirompenti.

Ma la cosa non finisce lì, perché sempre nell’impeto regolatorio del DPCM rientra anche la
normazione e, il divieto, di fare assembramenti, parola quasi dimenticata dal lessico italiano ma prepotentemente ripescata e tornata in auge, in ambienti non solo pubblici ma anche privati, prescrizione che getta nel panico le poche ma simbolicamente significative famiglie numerose, persino quelle allargate che della famiglia numerosa sono diventate la declinazione contemporanea, pronte a chiedersi come barricare porte e finestre di casa per impedire l’accesso al controllo statale dell’assembramento casalingo.
In questo caso corre in supporto il ricorso all’analogia della norma che, considerando adesso possibile tornare a celebrare funerali per un congiunto, e rieccoci alla querelle punto di prima, con un massimo di quindici parenti, lascia pensare che l’assembramento casalingo possa contare su tale magnanimità, ovviamente non chiedendo a nessuno di sacrificarsi per fare il morto.

Ma la vetta altissima, alla quale mai la politica si era neanche lontanamente avvicinata, giunge nella tarda serata di ieri.

Forse rapito dalla trascendenza che dopo due mesi e oltre 27 mila morti lo ha portato a visitare le provincie italiane più colpite dal virus, deviando appena per celebrare la posa dell’ultima campata del nuovo viadotto di Genova, da Lodi il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si rivolge agli italiani tutti, ma proprio tutti, e dice tacitando rumori e bisbigli… alle banche chiedo un atto d’amore, date liquidità alle imprese.

L’ha detto veramente.
Imprenditori dal futuro incerto e bancari annoiati da giornate sempre uguali vengono travolti dall’annuncio di un futuro barbarico, direttori del personale passano una notte d’inferno per decidere il criterio per l’assegnazione della mansione perché è noto, i gusti sono gusti e ce ne deve essere per tutti, vitali disoccupati si apprestano a sfidare il divieto per qualificarsi sin dalle prime ore della mattina come smista file pronti ad arginare la folla in cerca di affetto economico che con impeto ormonale guadagnerà munita di guanti e mascherina la strada verso la propria banca, guardandosi intorno perché al vedere una fila numerosa davanti qualche banca diversa dalla propria potrebbe voler dire che lì l’atto d’amore venga offerto a condizioni migliori e allora à la guerre comme à la guerre, pronti a cambiare conto alla prima avvisaglia.

Non rimane che tornare a Franco Battiato, la stagione dell’amore viene e va, all’improvviso senza accorgerti la vivrai, ti sorprenderà.

Ecco, forse non aspettavamo altro, ma forse ci meritavamo altro.






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