Ogni volta che sento parlare di problemi del Lago di Bracciano, calato pericolosamente di livello, il mio primo pensiero torna ai fratelli di Ascenza, una signora che abitava nel palazzo dove vivevo da giovane: pescavano anguille nel Lago di Bracciano e soprattutto a Bolsena e le portavano a Roma, per venderle quando ancora si mettevano nella cesta, simili ai serpenti che tiravano il carro di Cerere la dea delle messi.
Nessuno a casa mostrava particolare predilezione per quelle strane bestie: unico ad apprezzarle mio padre, affezionato ad un antico piatto della cucina romana: le ceriole (così si chiamavano a Roma le anguille) con i piselli.
Era dunque abitudine mangiarle qualche volta e, debbo dire con sincerità, che, una volta cotte non erano affatto male!
La preparazione consiste nell’eviscerare le anguille, una volta private della testa e della coda, lavarle bene ed asciugarle, poi tagliarle a pezzi di 5/6 centimetri. A questo punto possono esser messe a cuocere in padella con olio (poco, trattandosi di un pesce grasso), sale, aglio o cipolla, aggiungendo dopo qualche minuto un bicchiere di vino bianco secco. Dopo cinque minuti si aggiungono i piselli sgusciati (e volendo un po’ di polpa di pomodoro) e si lascia cuocere a fuoco lento coprendo con un coperchio, avendo cura di aggiungere acqua, nel caso si “asciugasse” troppo il contenuto della padella. Per dare un po’ di contrasto (anguilla e piselli sono dolci) si può aggiungere un po’ di peperoncino ed il gioco è fatto!