La gravità della decisione di Trump di mandare truppe federali in Oregon e minacciare di mandarle in altre città per “mantenere l’ordine” ma sotto sotto e soprattutto per la sua campagna elettorale, dove sta diffondendo il suo messaggio di apostolo del “law and order”, mi spinge a dedicare a questo argomento l’intero spazio della mia rubrica.
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Le città sono in difficoltà mentre divampano le rivolte alle azioni del governo. Recrudescenza delle proteste. Rabbia e scontri in risposta alle truppe federali nelle strade. Prime due domande che dovremmo porci: è legale l’uso di truppe federali all’interno del paese? Il presidente deve averne richiesta dalle autorità locali (governatore) o può agire di sua iniziativa? Le risposte sono dubbiose, dato che varie leggi federali trattano la materia in modo poco chiaro. Di certo ci sono molti precedenti anche illustri: Kennedy per esempio mandò di sua iniziativa l’esercito in Mississippi a sedare tumulti sull’ammissione all’università di uno studente nero. Anche per quell’azione, è adesso accettato da tutti il principio che “far rispettare i diritti civili e altre leggi federali in mancanza di azione dello stato sono circostanze che permettono al presidente di decidere unilateralmente l’uso dell’esercito”.
Tutto ciò solo per dire che Trump potrebbe anche aver agito, strettamente parlando, in modo legale, ma di certo senza l’esistenza di alcuna delle predette circostanze. Nella sua abituale presunzione, ignoranza e prepotenza ha mandato le truppe a Portland nel modo peggiore: senza richiesta del governatore, senza vere emergenze, senza divise riconoscibili addosso o sui veicoli, senza nessun mandato preciso tranne quello, del tutto insufficiente, di difendere un paio di proprietà federali. Si svolgeva una protesta sostanzialmente pacifica quando i dimostranti si sono visti assalire da una banda di sconosciuti armati fino ai denti, che hanno trascinato un dimostrante dentro un veicolo senza targa o altre insegne che gridava: “Cosa volete? Chi siete?” A cui, nei giorni successivi, sono seguite scene simili, molto simili a vere scene di guerra, con gli agenti federali ancora “in borghese”, armati e violenti. È ovvio che la cosa non poteva che scatenare la solidarietà di altre città, con la conseguenza che le proteste che si stavano gradualmente affievolendo, sono risorte subito in altre città come Seattle, Oakland e Los Angeles e stanno rinascendo un po’ dappertutto.
Bravo Trump, fai nascere i disordini per poi mandare i tuoi scherani a calmarli. Bella tattica. Chi come me, ha vissuto negli anni 70 in Sudamerica, sa bene che tutte le dittature nate in quegli anni (Argentina, Brasile, Cile, Perù, perfino il super democratico Uruguay) partivano nello stesso modo: appoggio cieco dell’esercito, uso improprio dell’esercito stesso, indifferenza per le leggi costituzionali, debolezza o connivenza dei parlamenti. Poi anni e anni di dittature alcune (Argentina e Cile) di inaudita crudeltà con sparizione di migliaia di oppositori ammazzati anche buttandoli nell’oceano da aerei militari. Speriamo, auguriamoci, preghiamo che qui non si stia seguendo la stessa linea, che però sembra essere nella testa, devastata dal timore della sconfitta elettorale, di Trump.
Biden ha detto che l’idea del presidente di iniettare una presenza federale “law and order” nella già volatile situazione sul comportamento della polizia dimostra che è deciso ” a seminare il caos e le divisioni, per peggiorare le cose invece di migliorarle”. La situazione ha lasciato le autorità’ locali, che vedono i tumulti esplodere nelle loro strade, oltraggiate e prese nel mezzo. Il sindaco di Portland ha detto: ” Non c’è dubbio che l’azione a Portland ha fatto aggravare le cose, non solo a Seattle, ma in tutto il paese”, che si rifiuta visceralmente di vedere le forze armate nelle città, e cerca di respingerle con ogni mezzo.