Lorenzo Cremonesi, l’inviato a Kabul del Corriere della Sera, racconta come «un giovane guerrigliero ignorante, che di recente esaltava l’assassinio dei giornalisti» sia stato nominato rettore dell’università della capitale afghana «al posto di un professore laureato a Parigi e conosciuto nelle migliori accademie internazionali».
La prima dichiarazione del neorettore talebano Mohammad Ashraf Ghairat, è stata: «Finché un vero ambiente islamico non sarà garantito per tutti, alle donne non sarà permesso venire all’università o lavorarci. L’Islam viene per primo – e ha aggiunto –a causa della carenza di professoresse, stiamo lavorando ad un piano che garantisca ai docenti maschi, se possibile non troppo giovani, di insegnare da dietro una tenda alle ragazze”.
Preso il potere i leader talebani avevano cercato di nascondere le loro vere intenzioni sul futuro delle donne nella scuola dichiarando che potevano tornare in classe, «secondo le norme della legge islamica».
Nessuno ha poi chiarito con precisione cosa significasse fino all’ordine dettato dai capi dell’Emirato che alle ragazze e donne insegnanti delle superiori e nelle università era assolutamente vietato tornare in classe, sino a nuovo ordine.
Con le dichiarazioni di Ghairat tutto è più chiaro: l’obiettivo è eliminare del tutto la presenza femminile nell’ateneo.