Quale sarebbe, oggi, l’atteggiamento di un osservatore esterno nei confronti dell’Italia, pur interessato a seguirne gli eventi e ad investire capitali in attività del paese? Forse, più che dall’incertezza sarebbe dominato da un principio di confusione, una coltre di incognite che impedisce l’orientamento e, quindi, l’assunzione di decisioni.
Se fosse amante dello spettacolo si rallegrerebbe per la complessità del quadro, della fantasmagoria dei colori, dalle linee che partono da direzioni diverse, si intrecciano e non si incontrano. Fantastico! Ma è uomo d’affari, che ama sì l’arte e visita i musei, ma quanto ai propri soldi preferisce metterli in qualcosa di solido.
Inizialmente aveva pensato alle banche, sapendo che in Italia vige una garanzia pubblica su depositi e risparmi, ma l’ultima sceneggiata, quella della Popolare di Bari, lo ha disilluso, tanto più dopo aver letto il “mea culpa” discolpante del governatore della Banca d’Italia per il quale l’istituto svolge bene la funzione della vigilanza, ma un po’ come quella ragazza che rimasta in stato interessante sostiene: si sono incinta ma poco poco. Bankitalia ha davvero vigilato negli anni, ma non ha evitato la fusione della Popolare barese con un altro cadavere, la Tercas del Molise. Viene in mente una canzonaccia goliardica anteguerra: “….osteria del cimitero, paraponzi ponzi po, due cadaveri putrefatti si incul… come matti”. Ogni riferimento a cose e fatti è pura fantasia.
Il nostro amico è un signore serio, di forte tradizione calvinista, qualche volta legge sonetti di Shakespeare e conserva nel suo ufficio persino una copia della Commedia, ma quanto a commedie non scherza con gli affari. Conosce la capacità costruttiva degli italiani, la loro tradizione millenaria nel realizzare strade, viadotti, acquedotti, porti, opere colossali che sfidano il tempo. Viene dalla Scozia, non solo conosce bene il valore dei soldi, ma prima di imbarcarsi per l’Europa ha dovuto affrontare il superamento del Vallo di Adriano, un modesto muraglione che tuttavia separa ancora i discendenti dei celti da quelli anglosassoni. Questa è la volta buona, ha pensato. I balzelli che si pagano sulle autostrade sono moneta sonante, i sesterzi di oggi. Mi ci butto!
E no! Figlio, bada a non romperti le gambe. Tu compri un’autostrada e ti aspetti un sacco di quattrini. Ma, attento, le regole stanno cambiando, rischi di restare uccellato, qualche ministro italiano ha pensato che le regole valgono qualche volta o quasi mai, non dar retta alla nomea della “patria del diritto”, quello c’era una volta e non c’è più.
Si, pensa, ma io posso sempre ricorrere alla giustizia ed in breve tempo aver ragione… Quel breve, purtroppo, è un processo che si apre, quando si apre, ma poi non si chiude quasi mai. Mister, ha mai sentito parlare di prescrizione? Non è roba che si mangia, ma mangia la vita e l’anima a chi ha la sfortuna di doverci fare i conti.
Che bei cieli che ci sono in Italia e quanti viaggiatori e turisti sono attratti dai vostri luoghi e dalle vostre bellezze, una compagnia aerea, ecco quello a cui penso! L’Alitalia ha un bel nome e un tempo era apprezzata per lo standard dei servizi e dell’accoglienza. Come sta? Beh, amico, è più là del coma.
Non mi resta che puntare sull’industria pesante. L’acciaio, eravate voi quelli famosi del “patto d’acciaio con la grande alleata Germania”, quello è tosto e va in tutto il mondo, mi sembra una buona occasione. Cos’è che non va? Gli indiani?, ma non l’ha scoperti Colombo? Non questi, sono altra gente, lavorano insieme ai francesi e dopo aver conquistato tutto il mercato interno adesso stanno lì per chiudere, in più hanno distrutto tutto l’ambiente circostante. Servono miliardi e miliardi da buttar via.
Lasciate stare, Sir, tornate a casa.
Non posso crederci, questo è pure un paese di santi e qui i miracoli non mancano. Una volta. Guarda l’Ambreus sù a Milan, è stanco, dopo l’esposizione universale e adesso su e giù con Cortina per le olimpiadi. Roma, il capo degli apostoli ha sempre avuto voce in capitolo, specie coi palazzinari. Possibile che non si muove? Quello, poveretto ha i guai suoi, con il lascito di Marcinkuss e l’obolo di S.Pietro, che vuoi chiedergli!
Non mi dire che quello di Napoli fa l’ignavo! Ma, no, poveraccio. Tra tutte le grane dei quartieri ci si è messo pure quel cineasta del presidente del Napoli che, addirittura all’insaputa di Gigino – l’asso dei bibitari – ha cambiato l’allenatore. San Genna’ pensaci Tu!
Avete sempre una classe politica di prim’ordine impegnata a risolvere tutti questi problemi. Essa annuncia un anno meraviglioso, perché dovrei rinunciare a un big business here in Italy? Questi sono gli eredi del glorioso ’68, il moto che rivoluzionò il paese. Buon uomo, nel suo interesse, stia ad ascoltare. Al 68 aggiunsero 1 e poi tutti rimasero in pace. La gioiosa macchina da guerra post comunista ha fatto flop. Il cavaliere senza macchia né paura politicamente è un morto che cammina. La tonante Lega Nord è finita nel riciclaggio dei fondi pubblici, il rottamatore è stato rottamato, la nuova destra si agita senza futuro, il ciclo dei 5 Stelle si sta chiudendo con il ritorno alla commedia da cui tutto è iniziato.
La situazione è questa, ma non disperi, perché gli italiani per primi non disperano; sanno che il fondo sta per essere toccato, ma poi la storia ricomincia e, come sempre, la ruota compirà il suo giro e costringerà tutti a pagare, chinare la testa, rimettersi in marcia, lavorare. E’ una vecchia storia che si ripete da centinai e centinaia d’anni, più o meno sempre la stessa, con lo stesso canovaccio, gli stessi protagonisti, lo stesso esito. Tutto cambierà senza cambiare nulla.