Possiamo ancora sentire, vivere questo modo di essere, questo sentimento, questa parte intima e collettiva della nostra vita? Cosa possiamo tentare di far capire ai nostri figli e nipoti che vivono un mondo cambiato a 360 gradi, quelle che sono state le nostre passioni, i nostri ideali, i nostri modi di vivere, lasciar detto che tutto questo ha ancora un senso oltre la devozione che in loro accompagna il nostro ricordo.
Mi vengono alla memoria le vicissitudini che abbiamo attraversato nel corso degli anni che ci separano dalla fine della seconda guerra mondiale, per l’Italia il 25 aprile del 1945, fino ad oggi, quando si discute dell’Afghanistan e del ritiro da quel campo degli Usa, dell’Unione Europea e degli altri partners occidentali.
Che fine ha fatto l’internazionalismo? Per il quale tutti eravamo sullo stesso piano, tutti uguali, donne ed uomini, ricchi e proletari, tutti con gli stessi doveri e gli stessi diritti? Dove stanno le manifestazioni per le libertà collettive e individuali, dove le rivendicazioni sindacali per l’equo salario e i diritti sui luoghi di lavoro, dove le schiere femministe a reclamare libero aborto e parità di diritti?
Nostalgia di un tempo passato, che non ritorna. Ed è bene che non ritorni. La storia non volge mai indietro. E’ tempo di cronaca per guardare e andare avanti.
Come si fa? A chi volgere la propria forza morale, le passioni e quel minimo che resta della forza fisica?
In questi interrogativi sta l’inquietudine di vite come la mia, che volgono al tramonto, senza aver contribuito a poco o nulla sulla scena che ci accompagna e ci sta davanti.
E’ sacrosanto, penso, che figli e nipoti si volgano da un’altra parte, che abbiano visioni e progetti diversi da quelli illusoriamente cullati dalla mia e dalle generazioni precedenti.
Non sono le rivoluzioni che cambiano il mondo, piuttosto è il progredire lento dell’umanità, con le sue angustie, con l’impatto verso i piccoli e grandi problemi personali, famigliari, collettivi, mai definitivamente risolti.
L’internazionalismo, oggi, a mio modo di vedere, rimane questo: rapportare i problemi e i modo di essere e di vivere degli altri sul nostro schermo personale, di ieri e di domani, senza pregiudizi e senza sentenze.
Un ideale costante!