venerdì 22 Novembre 2024
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Perchè argonauti digitali

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Martedì scorso abbiamo presentato il secondo libro edito dal nostro giornale, “Argonauti digitali nella noosfera”. Una antologia, una raccolta degli scritti di Moondo 2020, con lo scopo di contribuire ad una riflessione sui problemi del nostro tempo. Carmen Lasorella, Pietrangelo Buttafuoco e Claudio Velardi, che ringrazio per la disponibilità e la generosità dei giudizi, hanno riconosciuto l’assoluta libertà di pensiero che corre lungo tutti gli scritti pubblicati e che costituisce il nostro vero patrimonio. Moondo non è un giornale-partito e non rappresenta interessi. È un giornale digitale e basta.

Abbiamo invitato i lettori a non accontentarsi della semplice informazione, li abbiamo sollecitati a commentare ciò che accade, abbiamo cercato di convincerli che non bastano le notizie, ci vogliono le idee. Perché stiamo affrontando una sfida che è non è solo sanitaria ma è anche una sfida filosofica in quanto il modo di pensare guida e precede le scelte: la cultura è il farmaco idoneo alla cura, è quello che a noi manca, è la causa profonda della nostra crisi ma è soprattutto lo strumento necessario e indispensabile per affrontare le incognite della “nuova stagione” che ci attende.

Moondo e “Argonauti digitali” vuole essere un contenitore in cui le idee, tutte le idee, siano materia di dialogo e di confronto utilizzando una delle forme di scrittura meno diffuse, il long form, uno spazio largo di scrittura e un tempo lungo di lettura, in grado di stimolare la ricerca, contrastando il trend di una comunicazione superficiale fatta di “botta e risposta” che alimenta il conflitto e azzera idee e dialogo.

Molti dei giornali digitali italiani non sono altro che la copia dei giornali cartacei trasferiti sulla rete. Secondo noi non è informazione digitale. O meglio è un modo tradizionale di fare informazione in cui la novità è il mezzo di diffusione. Nessun editore del nostro Paese sembra aver compreso le potenzialità di un mondo del tutto nuovo come la Rete. Nessun editore ha proposto sulla rete un modello diverso di giornalismo. Il digitale offre al lettore, se lo vuole, la possibilità di “costruire” un proprio bagaglio culturale partendo dall’informazione. Un giornalismo inclusivo che possa cioè offrire al lettore approfondimenti da fonti esterne al giornale (altri giornali, magazine online, siti istituzionali, università, centri di ricerca, fondazioni, ecc.). Un giornalismo fatto di commenti. Un giornalismo che utilizzi a pieno la multimedialità, che favorisca la ricerca delle fonti, che consenta di confrontare punti di osservazione differenti.

Moondo si proporre come “hub della cultura”: luogo virtuale in cui la community scambia idee, si confronta, si apre al dialogo, alla ricerca di soluzioni per cambiare, se necessario, ciò che va cambiato: lo dobbiamo a noi stessi, e soprattutto alle giovani generazioni su cui peserà lo straordinario debito pubblico che si sta accumulando per sostenere il benessere dei cittadini e per realizzare i programmi che si renderanno necessari per la ri-costruzione del Paese.

Quando abbiamo chiuso “Argonauti digitali” il Parlamento ha dato a Mario Draghi, nuovo capo del governo, una ampia maggioranza. Draghi può determinare una svolta nelle relazioni tra gli Stati europei e nelle politiche economiche oltre a produrre cambiamenti significativi nella politica italiana.

La crisi aperta da Matteo Renzi ha messo a nudo le fragilità delle maggiori formazioni politiche determinando di fatto le condizioni per un governo del Presidente. Nata al buio, la crisi ha portato molta luce nella politica italiana: a Palazzo Chigi abbiamo uno degli uomini italiani più stimati al mondo, una parte dei sovranisti si sono infiltrati divenendo europeisti, i soldi del Recovery Plan sono in mani esperte e l’Italia è più forte sui tavoli internazionali e soprattutto in Europa.
Una nuova situazione in cui la partita politica può riprendere. A destra vedremo quale evoluzione avrà la “conversione” europeista della Lega. A sinistra prima è nato un intergruppo parlamentare tra PD, Leu e Cinque Stelle, poi il movimento 5 Stelle si è diviso in due e l’ex primo ministro Giuseppe Conte è stato nominato capo della fazione moderata mentre Casaleggio va Controvento, poi è entrato in crisi il PD e il suo segretario si è dimesso in attesa che torni il figliol prodigo. E infine c’è l’area che va da Renzi a Calenda, da Bonino ai verdi, dai socialisti a Bentivogli, oggi divisa e litigiosa, che prima o dopo sarà costretta a misurarsi con la prospettiva di creare una formazione liberal-democratica e con questa ridare vita ad un centro che manca sia a destra che a sinistra. Sarebbe il modo migliore di utilizzare la pausa di riflessione che il governo di unità nazionale di Mario Draghi offre ai partiti per provare a rigenerarsi, anche attraverso una buona legge elettorale.

Anche se la vera sfida sarà quella di dare una prospettiva di sviluppo e di rinnovato benessere al Paese Italia nel quadro di un mondo in cui tanto più si estende l’influenza cinese tanto più si radicalizza lo scontro con gli Stati Uniti. Per non parlare di un Mediterraneo teatro di una guerriglia senza fine, di un islam senza pace dietro cui si celano, e non molto, nuovi interessi turchi e vecchie ambizioni russe. L’Italia è fuori gioco mentre l’Europa sta a guardare non sapendo che pesci prendere.






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