Di Dom Serafini
Negli Usa, durante gli spot pubblicitari di farmaci si deve avvisare i telespettatori delle possibili reazioni avverse che questi potrebbero causare. Alla fine, l’elenco dei problemi con cui le medicine pubblicizzate sono associate e di chi non dovrebbe farne uso occupa più tempo della parte promozionale stessa.
Gli avvertimenti non sono richiesti per legge, che impone solamente una “pubblicità veritiera” (truth in advertising), ma vengono inseriti per evitare possibili azioni legali. La pubblicità di farmaci che richiedono prescrizione medica é consentita solamente negli Usa e Nuova Zelanda.
Come per ogni farmaco, anche i vaccini anti Covid possono causare effetti collaterali. Già sappiamo che serve cautela per chi soffre di allergie. Ma ci sono altri punti da chiarire sui vaccini per i non esperti, pertanto ne parliamo con il professore Pio Conti, ricercatore e docente di immunologia per post-laureati della Scuola di Medicina dell’Università di Chieti-Pescara. Conti da 36 anni per due volte l’anno si trasferisce a Boston ad insegnare immunologia farmacologica molecolare presso la Tufts University.
Domanda: Quali potrebbero essere gli effetti collaterali a lungo termine?
Pio Conti: Al momento mancano prove convincenti sia cliniche che di ricerca che dimostrino la nocività degli anticorpi vaccinali. I vaccini sono sicuri oltre il 94%; ma se proprio vogliamo trovare un’imperfezione, potenzialmente possiamo dire che il vaccino anti-SARS-CoV-2, se provocasse un aumento eccessivo di anticorpi, potrebbe dare qualche problema patologico.
In individui precedentemente infettati, dopo vaccinazione, gli anticorpi si potrebbero sviluppare più rapidamente, in quanto le cellule che li producono sono già state pre-attivate del virus. Quindi, dopo vaccinazione, la morte delle cellule infettate potrebbe scatenare una reazione infiammatoria mediata in gran parte dal sistema immunitario, ma questa probabilità è molto scarsa.
D: Considerando che le persone guarite dal Covid hanno sviluppato gli anticorpi e sono immuni per almeno otto mesi, dovrebbero vaccinarsi dopo otto mesi, oppure prima?
PC: L’immunizzazione, dopo il richiamo, dovrebbe durare dagli otto ai 12 mesi, dipende dallo stato immunitario dell’individuo. Terminato l’effetto neutralizzante degli anticorpi vaccinali, gli individui potrebbero essere rivaccinati, ma per non creare una eccessiva stimolazione anticorpale, un controllo sul titolo degli anticorpi anti-SARS-CoV-2 andrebbe effettuato.
D: Persone che risultano positive, possono o devono ricevere il vaccino?
PC: Vaccinare un individuo è quasi sempre positivo, ma per non creare una eccessiva produzione, andrebbe misurato il titolo di anticorpi prima della vaccinazione, oppure il vaccino andrebbe effettuato quando l’individuo si negativizza.
D: Perché le case farmaceutiche dei tre principali vaccini (Pfizer, Moderna e AstraZeneca) hanno chiesto ai governi immunità legale?
PC: L’immunità legale chiesta dalle ditte produttrici di vaccini è una prassi che va quasi sempre effettuata, in quanto, se pur raramente, si potrebbero avere degli effetti collaterali vaccinali, con azioni legali contro le ditte produttrici.
D: Per i vaccini russi e cinesi sappiamo solo ciò che i governi dei rispettivi paesi vogliono che sappiamo. I paesi democratici hanno informazioni indipendenti o c’é il pericolo che anche in questi gli ‘esperti’ siano finanziati da russi e cinesi?
PC: I vaccini provenienti da laboratori di Paesi democratici hanno una procedura molto chiara e aperta a tutti. Paesi come la Cina e la Russia, hanno generato un vaccino senza alcuna informazione scientifica, né chiara pubblicazione internazionale su riviste importanti e accreditate. Quindi è difficile esprimere un giudizio sul loro vaccino.
D: Se dovesse scegliere un solo vaccino tra i tre ora in commercio, quale sceglierebbe?
PC: I vaccini oggi in uso hanno tutti superato precedentemente le prove cliniche e di ricerca e quindi sono tutti altamente affidabili e garantiti, soprattutto quello prodotto dall’azienda Moderna e Pfizer-BionTech.
D: Per concludere, una domanda stravagante: potrebbe l’aglio, le cui proprietà salutari erano conosciute addirittura dagli antichi egiziani (e fa scappare pure i vampiri!) aiutare contro il Covid?
PC: Alcuni studi riportano che il consumo di aglio migliora le difese immunitarie e potrebbe essere utile integrarlo regolarmente nella dieta, in quanto ridurrebbe oltre alla probabilità di prendere l’influenza stagionale, anche la durata dei sintomi. Quindi da questo si deduce che l’aglio non fa male agli individui infettati da SARS-CoV-2 che presentano la malattia COVID-19, ma da questi effetti benefici molto blandi non ci si può aspettare un uso terapeutico efficace contro questa grave e pandemica malattia virale.