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martedì 23 Aprile 2024
Classici contemporaneiSeneca e la folla

Seneca e la folla

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Subducendus populo est tener animus et parum tenax recti: facile transitur ad plures. Socrati et Catoni et Lelio excutere morem suum dissimilis multitudo potuisset…
RECEDE IN TE IPSE quantum potes…
“( Ad Lucilium epistulae morales 7,6-9)
“Bisogna sottrarre alla folla un animo tenero e poco saldo nel bene: è facile cedere ai più. Una folla dissimile avrebbe facilmente potuto strappare via i loro principi a un Socrate, a un Catone, a un Lelio…
RITIRATI IN TE STESSO per quanto puoi .

Oggi dovremmo riflettere sull’invito di Seneca che appare, più che mai di estrema attualità.
Seneca ai suoi tempi si confrontava con la follia di Nerone e con una folla galvanizzata e fuori controllo. Come ieri negli anfiteatri, oggi nelle piazze e tra i “leoni ” della tastiera, il moderno esercito digitale, la folla cerca le sue vittime da immolare per soddisfare e placare la sua rabbia, le sue paure, le sue frustrazioni, i suoi rancori, i suoi istinti di “pancia”. Fondamentalmente ignorante e inferocita per le sue profonde insoddisfazioni, spinta da una bieca forza cieca, si abbandona nelle mani e nelle braccia di chi riesce ad intercettarne i bisogni, gli umori più bassi e senza raziocino e riflessione degrada fino all’imbarbarimento dei costumi sociali e politici. Senza cervello segue gli istinti primordiali e sovverte ogni ordine etico e morale.

seneca

Si pasce di odio, cancella ogni criterio valoriale e procede con sentimenti di odio, incontrollato e incontrollabile, e insulti, sicura dell’impunità garantita dalla forza del numero.
Acclama e idolatra il leader che meglio di altri ne capta e interpreta gli umori bestiali ; umori che ,come è stato scritto, sono brevi e infausti poiché ” la moltitudine giudica più che dall’intento dalla fortuna, chiama virtù il delitto utile e scelleraggine l’onestà che le pare dannosa e per avere i suoi plausi conviene o atterrirla o ingrassarla, ingannarla sempre (Foscolo , Le ultime lettere di Jacopo Ortis, cap.).

A causa di una campagna elettorale permanente, oggigiorno lo spettacolo delle piazze diventa sempre più indecente per gli slogan che si propongono e per comportamenti che rasentano un’irrazionale affidamento ad un capo che blandisce, aizza e disinforma. Eliminata la distanza prodotta dai balconi tutto si risolve in un corpo a corpo tra sorrisi costruiti, selfie, baciamano e acclamazioni in bolle d’aria “piazzaiole” dove il senno annega in un fanatismo biliare, in un sovranismo psichico e dove è sempre più improbabile comprendere se il capo è peggio del resto o il resto è peggio del capo. In quel pigia pigia, un coro unanime di consensi acefali cresce con un patologico e pericoloso predominio dell’irrazionalità, nascono paure insensate e odi inveterati, capaci di contagiare anche un novello Socrate o Catone o Lelio. Si moltiplicano violenze ed errori che annullano ogni avveduta e lucida analisi critica. È così che si precipita nel baratro degli anni più neri della storia di tutti i tempi quando l’uomo degrada a una condizione di bestia e quando la salvezza può venire solo da un “recede in te ipse “, da una lucida presa di coscienza, da un misurato controllo della ragione o quanto meno da una dignitosa presa di distanza dall’indecenza per far salva ,almeno, la propria dignità e l’amor proprio.

È così che mentre in Europa e nel mondo intero si festeggia la caduta del muro di Berlino, simbolo di odio, di contrapposizioni, di nocive separazioni, noi in Italia ritorniamo agli anni bui del nazifascismo e siamo costretti a dare la scorta alla Segre, donna coraggiosa, simbolo di resistenza, del valore del libero pensiero e della democrazia, per difenderla da chi questi valori ha smarrito anche a causa di rappresentanti del popolo che ostentano crocefissi, rosari e presepi ma che non hanno avuto il coraggio di schierarsi, di prendere una posizione netta per sporchi tornaconti elettorali e interessi di potere.
Di fronte a questo abbrutimento, segnale di degrado culturale oltre che etico e morale, la salvezza può venire solo dall’insegnamento di Seneca, da una lucida presa di coscienza, da un sensato controllo della razionalità: RECEDE IN TE IPSE.






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