È una buona notizia.
È una buona notizia sapere che una nuova possibilità di approfondire e di conoscere affronta la sfida del mare aperto, che poi non è un mare, ma una rete dove paradossalmente tutti navighiamo o, forse, ne siamo un po’ intrappolati.
È nato Sportmemory.
Sportmemory si presenta come uno storytelling media e si propone non di concorrere nel gruppone dei tanti che fanno informazione sullo sport, ma di percorrere l’avventura estrema del recupero della memoria dispersa, della narrazione e del racconto, contando di far rimanere il lettore fermo per minuti a scorrere tra parole e immagini. Obiettivo ambizioso certo, quasi visionario ed eroico in un sistema rete che, invece, vive sul ritmo battente dell’informazione vecchia dopo un minuto e sulla lettura superficiale dei titoli, difficilmente sull’approfondimento.
Un’avventura estrema che noi di Moondo conosciamo bene, perché è la stessa nostra.
Sportmemory ha volto lo sguardo sullo sport e su quell’insieme di umanità viva, fatta di emozioni, ispirazioni e suggestioni, che dall’esperienza sportiva, agonistica o amatoriale che sia, trae spunti e forza per guardare con piacere alla vita, affrontandone i sacrifici ed esultandone per le gioie.
Sportmemory fa narrazione, quindi, e la fa con un programma editoriale da broadcaster: un magazine mensile on line dal 2 aprile e poi ogni primo venerdì del mese, un’ecosistema social in espansione, un primo documentario che sarà presentato entro fine giugno e una linea di podcast che sarà presentata entro fine luglio.
Primi passi, certo, ma con idee chiare che ci piacciono, forse perché anche noi di Moondo siamo una sfida e anche noi vestiamo la giubba dei visionari e non quella dei replicanti.
È un esordio di contenuto sorprendente, un arco narrativo che si snoda tra racconti fuori le righe dove si rincorrono aneddoti e memorie personali che vanno dalla medaglia d’oro olimpica a chi pratica lo sport, qualunque sport, per pura passione personale non agonistica.
È una buona notizia, quindi.
Una buona notizia per tutti e, lasciatemi dire, anche per noi di Moondo che adesso ci sentiamo un po’ meno soli a percorrere l’avventura che abbiamo scelto di vivere.