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“Terrificante” mancanza di tests negli Stati Uniti mentre i casi si moltiplicano. Il rovesciamento del progresso

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Sfogliando il New York Times del 07/07/2020

Le code per il test del coronavirus sono lunghissime e a volte il materiale finisce prima degli ultimi “clienti”, evidenza che il paese sta ancora lottando  per creare un efficiente sistema di tests dopo mesi di contagio. New Orleans: la coda si forma all’alba ma alle 8 il materiale è finito; Phoenix: 8 ore di attesa a una temperatura di oltre 40 gradi; San Antonio e altre grandi città: il test è permesso solo a chi ha già chiari sintomi del contagio. Dopo i primi tempi di sbandamento, il paese si è attrezzato molto meglio, facendo oltre 15 milioni di tests in giugno. Ma nelle ultime settimane, mentre i casi aumentavano in molti stati, la richiesta di tests è cresciuta oltre la capacità delle strutture addette, creando una nuova crisi.

PRIMA PAGINA

  • Una calamità incombe su New York City per la perdita di lavori. Peggior crisi dal 1970. Accelerazione delle preoccupazioni economiche mentre i congedi in aspettativa diventano permanenti. La città si sta sforzando di riaprire riassumendo lavoratori e ieri ha cominciato una  nuova fase riaprendo vari tipi di servizi, ma il livello di disoccupazione continua a essere circa al 20%, numero mai visto dalla Grande Depressione.
  • De Blasio progetta un limitato ritorno a scuola. Facendo un bilancio fra sicurezza e necessità di educazione. Ma gli studenti quasi certamente non ritorneranno a scuola 5 giorni alla settimana, e avranno probabilmente orari scaglionati per rispettare le regole della distanza sociale.
  • Il virus “va a nozze” con le feste in casa in Florida. La sua diffusione supera gli sforzi di rintracciare i contatti dei partecipanti. Feste in case di gran lusso, con decine o centinaia di invitati  senza mascherine, che i funzionari della sanità locali dicono che sono stati e sono un notevole contributo alla diffusione del virus.
  • Trump gioca con un vecchio copione mentre attizza il risentimento. Ha messo su un’esplicita difesa della bandiera confederata (quella dei sudisti/schiavisti nella guerra civile) sostenendo che il NASCAR (gare automobilistiche) aveva sbagliato a toglierla dalle gare. Niente di nuovo: quasi ogni giorno Trump cerca di attizzare le paure dei bianchi proponendosi come protettore di un vecchio ordine che la maggior parte dell’America ritiene razzista e vuole superarlo.

PAGINE INTERNE

  • Un’evoluzione dei testsNuove tecnologie permetteranno tests molto più veloci, semplici e meno dolorosi. Ma ci vorrà un po’ di tempo prima che arrivino sul mercato.
  • Buona specie di onde. I newyorchesi sono tornati all’acqua questo weekend quando la città ha riaperto le spiagge.
  • Causa per un affresco in Kentuky. Un laureato della locale Università, si è rivolto al tribunale per salvare un affresco che ritratta degli schiavi.
  • Dov’è andato l’aiuto federaleIl governo ha rilasciato i dati di chi ha ricevuto i prestiti federali per il coronavirus. Fra gli altri, studi di avvocati e di lobbisti.

GUARDANDO L’ITALIA

Come ho già detto altre volte, è molto raro che il New York Times parli dell’Italia se non per fenomeni di mafia, corruzione, disordine politico e simili. Invece oggi abbiamo ben due articoli, tutt’altro che negativi.

  • Un bellissimo, lungo quasi un’intera pagina, necrologio di Morricone, intitolato: Ennio Morricone, prolifico compositore e virtuoso di colonne sonore per film, muore a 91 anni. Portando melodramma e stranezze sonore agli spaghetti western. Cita molti dei suoi oltre 500 films, fra cui: “ La cage aux folles” “Cinema paradiso” “The hateful eight” di Tarantino. Cita anche i numerosissimi premi ricevuti, fra cui l’Oscar alla carriera.
  • Il virus risuscita un’antica rete di sicurezza: i banchi di pegni. Con fotografia in prima pagina e didascalia: La rete di sicurezza ombra in Italia: i banchi di pegni, una colonna economica in tempi duri per secoli, rifioriscono nell’epidemia. Dopo una scrupoloso descrizione della situazione italiana e le conseguenti paure dei molti senza stipendio, dice: “Ma i managers dei banchi non si lamentano. L‘attività è aumentata fino al 30 % subito dopo le chiusure” consentendo agli italiani di pagare gli interessi sui sussidi ricevuti e di accendere nuovi prestiti.





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