Prof. Pacelli
Il Decreto Legge per la ricostruzione del Ponte Morandi a Genova è giunto dopo molte traversie alla fine della sua corsa verso la firma da parte del Capo dello Stato. Per motivare i ritardi ci si è nascosti dietro la cortina fumogena del controllo delle indicazioni di spesa da parte della Ragioneria generale dello Stato: nessuno ha rilevato che il testo originale del Decreto era privo della quantificazione analitica delle spese previste e che riguardava (e riguarda, salvo ripensamenti dell’ultimo momento) anche provvidenze pubbliche per i terremotati dell’Isola di Ischia e di Amatrice, cavalli di battaglia del Vice Premier Di Maio. I soldi per ricostruire il ponte non mancavano sin dall’inizio essendosi deciso che avrebbero fatto carico alla società Autostrade, così come non mancavano quelli per i sinistrati di Genova. Per vedere la fine della loro odissea essi dovranno però attendere che siano contestualmente risolti anche i problemi, senz’altro legittimi ma diversi, dei terremotati, accontentandosi di stanziamenti limitati con l’assicurazione del governo che saranno integrati con la legge di bilancio, cosa che dal punto di vista formale sarà tutt’altro che semplice. Con una furberia da mercante in fiera i diversi problemi sono stati affrontati nello stesso decreto in modo da garantire che l’urgenza dell’adozione delle misure per Genova facesse da traino per l’adozione di misure a favore dei terremotati senza stare a guardare troppo per il sottile a proposito della necessità dei fondi necessari.
Tutti zitti: è importante che i genovesi non sappiano come sono andate veramente le cose: altro che trasparenza!
Ogni giorno che passa la politica in Italia diviene un fatto sempre più misterioso, una catena di piccoli misteri ad iniziare da quello dei criteri usati per la scelta dei Ministri e delle funzioni da affidare loro. Toninelli, ex carabiniere ed impiegato all’ufficio sinistri di una compagnia di assicurazioni riempie con la cronaca delle sue gesta i giornali di informazione, tanto da raggiungere ormai il Ministro della Sanità Grillo che secondo molti osservatori è il massimo dell’amministrazione pubblica in stato confusionale, come dimostra la vicenda dei vaccini, per tacere dell’inserimento nel decreto legge sulla sicurezza di norme riguardanti le squadre di calcio.
A ciò si aggiunge che la qualità delle scelte di politica amministrativa è figlia dell’improvvisazione di altrettanti improvvisati consiglieri, collaboratori, addetti vari che proprio per la loro nullità culturale tecnico-giuridica minacciano di “asfaltare” una burocrazia certamente non eccellente ma anche atterrita dalle strage promesse dai politici che si succedono nella gestione della cosa pubblica: è comprensibile che, data la situazione, molti preferiscono restare immobili a fare da spettatori in attesa dell’evolversi degli eventi. Non hanno capito che è il momento dell’Italia del cambiamento: l’unico rammarico è che sia stata abbandonata troppo presto la lotta contro l’analfabetismo di ritorno…
Sodano
Cosa ti puoi aspettare, caro Professore, da un governo che vive di slogan da agenzia pubblicitaria del tipo “manovra del popolo” per comunicare in tv i provvedimenti economici del DEF 2019 che determinano un significativo aumento del nostro debito pubblico con un’aperta sfida alla UE. La verità è che la Casaleggio-Di Maio confida nella adozione di misure sanzionatorie che legittimino il loro vero obiettivo che è quello di uscire dall’euro o almeno di fare una campagna elettorale contro l’Europa al fianco dei sovranisti/fascisti. In base ai comunicati ufficiali da ora in poi 6 milioni di italiani potranno attendere ogni mese 786 euro guardano la televisione in salotto o giocando a carte al Bar dello Sport: a pagarli saranno gli italiani che si alzano all’alba per lavorare nei campi, negli stabilimenti industriali, nelle botteghe artigiane, negli esercizi commerciali, pagando le imposte dovute sulle retribuzioni percepite, che non avendo la fortuna di essere grandi contribuenti non potranno mai avvalersi della “pace fiscale” e meglio di condoni fiscali, che legittimino la sottrazione di risorse allo Stato, cioè alla collettività. Il “governo del cambiamento” si sta dimostrando coincidere con il governo dell’assistenzialismo: presto l’Italia sarà non più una Repubblica fondata sul lavoro, come sancito solennemente dall’art. 1 della Costituzione, ma una “democrazia protetta” fondata sul lavoro degli altri, ovvero di quelli che ancora credono che occorra lavorare per vivere e non hanno ancora capito che invece occorre vivere per veder lavorare gli altri.