Avevo sempre pensato di essere una persona onesta, responsabile; un cittadino consapevole dei propri diritti, ma soprattutto dei doveri verso la collettività. Ero anche abbastanza soddisfatto del mio modo di essere un buon cristiano, l’amore per i prossimo, una buona dose di generosità, il rispetto delle regole e delle gerarchie. Ho sempre coltivato un gran rispetto per la memoria dei miei cari e un sentimento di riconoscenza per coloro che mi hanno aiutato ad affrontare ostacoli e dolori che la vita ci riserva. Ovviamente amo i miei figli e i figli dei miei figli, conservo un sentimento di amicizia per gli amici di tanti anni fa (quando non c’era facebook) e amo Fabrizia. Ho avuto fortuna, in una dose che mi ha aiutato a vivere bene. Ho fatto il deputato della Repubblica raccogliendo la stima di tutti coloro che hanno condiviso questa esperienza. E poi il manager di aziende importanti gestendo centinaia di miliardi senza mai un minimo rilievo. Insomma non sono certamente un cittadino modello né un uomo privo di peccati e difetti, tuttavia sono sempre stato abbastanza soddisfatto di me stesso. Non ho perso la memoria e ricordo sempre (a me stesso) da dove sono venuto, l’umiltà va coltivata per vivere meglio. Poi, da un certo giorno, tutto questo è stato messo in discussione. Tutto è cambiato da quando ho acquistato un frantoio oleario e mi sono messo a fare l’olio dalle olive.
Succedono cose abbastanza singolari in questo nostro Paese. Credevo di essermi iscritto all’albo delle imprese artigiane invece ero stato iscritto (d’autorità) nell’elenco di quei cittadini sospetti di gravi reati. Il tono autoritario di chi entra nella tua azienda con indosso una divisa militare (anche io ho servito la Patria con il grado di sottotenente) è già una mezza condanna, l’indagine lunga e meticolosa di una intera squadra di militi, le domande col tono cortese (e un sorrisetto sulla faccia come direbbe il governatore De Luca) di chi non crede una parola di quello che rispondi e alla fine la stesura di un verbale che riassume le attività investigative del sottufficiale e dei due sottoposti da cui traspare già la sentenza. E infatti basta attendere una settimana o due e arriva la convocazione in caserma per notificarti l’ammenda, la multa, la sanzione. Sei un delinquente: volevi contravvenire alle norme sull’etichettatura scrivendo la formula truffaldina “data di scadenza” al posto della dizione “da usarsi preferibilmente entro”. E sei recidivo quando volevi “fottere” lo Stato dichiarando che in una cisterna c’era un quantitativo d’olio che non corrispondeva alla realtà (un errore di calcolo) e infine come era possibile tollerare un comportamento così spregevole come quello di chi dichiara (sempre allo Stato) il numero identificativo di una cisterna diverso da quello che è scritto sulla medesima cisterna (e a nulla è valso far osservare che la cisterna incriminata non conteneva olio, insomma era vuota e allo Stato era stato dichiarato).
Ho pensato: vuoi forse che le forze dell’ordine chiudano un occhio? Vuoi che non si facciano sulla tua azienda i controlli che hai chiesto a gran voce nelle riunioni a via XX Settembre e in Parlamento? Pensi che essendo il direttore dell’associazione frantoiani per te regolamenti e leggi non valgano? Sei anche tu entrato nella folta schiera di quelli che ce l’hanno con i “ladri che ci governano”? La mia risposta è NO.
E allora ho fatto qualche riflessione: un po’ dei miei soldi con cui pago le tasse e da cui lo Stato preleva gli stipendi dei “controllori” potrebbero essere utilizzati per dei corsi di formazione a loro dedicati in cui insegnare il rispetto dei cittadini e le forme attraverso cui questo rispetto si manifesta. E anche riunire in un unico Ente di controllo tutti gli addetti, ora sparsi nelle diverse “armi” della Repubblica, possibilmente levandogli la divisa (e anche la pistola sul fianco), perché nelle aziende ci sono lavoratori e non delinquenti (ovviamente se invece si scoprono dei criminali i controllori chiameranno la forza pubblica).
Per parte mia mi sono iscritto ad una associazione che difende i diritti del cittadino e con l’assistenza del loro ufficio legale porto, e porterò sempre, verbali e sanzioni davanti ad un giudice. So di essere un cittadino onesto che paga le tasse e non mi faccio sanzionare da nessun milite/controllore (in cerca di gloria) per reati che non ho commesso. Anche perché le leggi le conosco e le rispetto.
Oggi il mio avvocato difensore, avv. Carmine Laurenzano, mi ha scritto una mail che mi piace riprodurre:
Buongiorno
Giampaolo,
la tua è una riflessione che parte da presupposti estremamente personali,
quanto meno nella ottica di come “vivere” una vita.
Mi permetterei solo di aggiungere che alla fine della vicenda subita,
malgrado le incertezze e le criticità del nostro sistema giudiziario (di cui
sei stato anche testimone oltre che vittima, come riporti tu stesso), c’è un
giudice che ha detto che sei una persona onesta.
Non lo dico io, non lo dici tu.
Lo dice un giudice di un Tribunale della Repubblica Italia che, quanto meno,
sul caso specifico, dichiara che
“ in realtà l’elencazione
effettuata dagli agenti in occasione dell’ispezione riporta un numero di
contenitori e un residuo d’olio sia complessivo che parziale per ogni
contenitore esattamente corrispondente a quello contenuto nel registro SIAN con
la conseguenza che il sig. Sodano non ha commesso l’illecito contestatogli.
Ed invero nell’elencazione redatta dai
agenti non si fa affatto riferimento a due contenitori etichettati come n. 29 e
n. 31 per cui il riferimento agli stessi contenuto nell’ordinanza ingiunzione è
privo di alcuna rilevanza”.
Come
si dice, una rondine non fa primavera, così come una sentenza riguarda solo un
caso concreto, ma leggere nero su bianco la propria “innocenza”, fa
bene alla propria coscienza, semmai (la coscienza) avesse avuto bisogno di un
ulteriore conforto. Un caro saluto. Carmine