Da due giorni sui social, contemporaneamente ai venti di guerra che giungono dal Golfo Persico, un simbolo è comparso in rete, diventando virale.
Le foto dei profili e tutto quello che può essere modificato con il simbolo di una mano bianca che altro non è che una colomba della pace, con all’interno la scritta in verde e rosso “NO WAR WITH IRAN”.
I colori del nostro tricolore sono gli stessi colori della bandiera dell’Iran. Il simbolo sembra essere partito da Twitter da un gruppo di iraniani della diaspora, residenti negli Stati Uniti, che si dichiarano contrari alla guerra. E così ieri con cautela e con un seguito moderato, oggi con grande clamore e numerosissimi followers è partita una campagna per scongiurare una guerra.
Mai come oggi da appassionata di social, pur consapevole di quanto l’uso distorto possa essere negativo, mi auguro che questa campagna virale riesca a creare un’onda travolgente di pace. Nel 2019 la parola guerra dovrebbe essere solo letta sulle pagine dei libri di storia, ma nulla abbiamo imparato evidentemente, tutti impegnati ad occuparci delle piccole cose, senza immaginare cosa comporterebbe. In Iran, terra che amo e conosco, nessuno vuole la guerra, conoscono bene, più di noi cosa è una guerra. La guerra con l’Iraq non è un ricordo lontano, è una ferita che non si è mai rimarginata e i ricordi sono vividi e dolorosi. Non basta girarsi dall’altro lato per non sentire dall’altra parte del mondo la paura e l’incertezza di ripiombare in un incubo.
Non voglio entrare nel merito della politica, della geopolitica, delle tattiche e delle strategie, ma vorrei che la diplomazia prendesse in mano la situazione. Si sprecano gli articoli, le visioni divergenti e le ragioni di stato, le chiamano schermaglie, minacce, provocazioni, io non vedo che opportunismo, stupidità, indifferenza e malafede. Si sventola la bandiera della democrazia occidentale, ma siamo proprio sicuri? Quanti morti ci sono stati per esportare la democrazia, quanti attentati? Quanti orfani innocenti e quanti luoghi distrutti? Esportiamo la nostra idea di democrazia, anche quando i nostri paesi non lo sono del tutto e non conosciamo i popoli, i luoghi, le culture che occupiamo, attacchiamo, bombardiamo.
Non ci è bastato vedere scomparire un patrimonio artistico, archeologico che era sopravvissuto alla storia in tanti paesi del Medioriente. Il gioco delle superpotenze vale di più, la corsa agli armamenti rende di più. Speriamo proprio che #NoWarWithIran possa avere un peso nel svegliare almeno chi è indifferente, chi non sa, chi crede che l’Iran sia troppo lontano per creare fastidi. Mi auguro facendo appello al buon senso che l’opinione pubblica possa davvero condizionare coloro che questa guerra la vorrebbero.
L’Iran non è un nemico hanno deciso che è il nemico, è ricco, ricchissimo, è autonomo, è una delle più antiche civiltà al mondo, è un paese con cui gli italiani in particolare hanno sempre avuto importanti relazioni culturali, commerciali e molto altro. L’Europa ha firmato un accordo, l’America di Trump lo ha cancellato, chi è che non rispetta i patti e perché? Non certo per la democrazia ma per il potere, per la ricchezza, per giochi da Risiko che spesso seminano solo morte e distruzione. Molte altre le immagini che in questi giorni invadono il mondo virtuale, la guerra che minacciano non è virtuale, #NoWarWithIran non è virtuale siamo persone che credono nella pace!