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martedì 23 Aprile 2024
Lettera daLettera da MilanoUn pizzico di nostalgia e tanto amore

Un pizzico di nostalgia e tanto amore

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Sono cresciuta in una Milano che lavorava e che pensava solo a fa i danè, studiare era per le signorine per bene, se poi andavi dalle suore, eri catalogata secondo la sigla che avevi sul colletto bianco del grembiule nero, lungo il ginocchio, i centimetri dettati dalla madre superiora. Era come avere le stellette sulla giacca militare.

milano anni 70
Milano anni 70

C’erano le alunne della Bonvesin della Riva, considerate ricche e con la puzza sotto il naso, le orsoline, pur sempre benestanti, ma meno libertine delle prime, le salesiane con due varianti MC Maria consolatrice e MA Maria ausiliatrice; io frequentavo quest’ultimo istituto legato a Don Bosco e dove a parte, studiavano anche i ragazzi. Diciamo che eravamo le più democratiche e collaborative.

Milano, viveva in pieno il seguito del 68’, della rivoluzione femminile e delle contestazioni politiche, quindi chi poteva mandava i figli in scuole private pensando che ci fossero meno rischi e meno occupazioni… Io sono riuscita a starci fino alle medie e poi mi sono buttata nella mischia, passando dalle processioni vestita da angioletto e da Madonna in seguito, alle giacche di pelle, Ray-Ban, stivali e pantaloni a zampa; la minigonna, la tenevo piegata, nascosta nel portalibri, la mettevo solo a scuola, mio padre non era per niente moderno anche se imprenditore, ma per me, solo un siciliano a Milano.

Gli anni 70’ fino agli 80’ un decennio indimenticabile, rimpianto da molti e da chi non lo vivrà mai. Certo, anche allora accadevano brutte vicende, era il tempo delle brigate rosse, del terrorismo e della rivolta degli operai verso i padroni, degli anarchici che per quel che comprendevo allora, erano un derivato dei figli dei fiori, ma più impegnati politicamente.

La Milano di quel periodo è lo scenario di tanti film ora divenuti dei cult, diventò la capitale della musica delle case discografiche, ha cullato e lanciato artisti che ancora oggi ricordano la città come l’inizio della loro carriera. I complessi beat cantavano testi rivoluzionari e innovativi. Ci sembravano quasi a volte troppo spinti o da censura. Oggi la metà delle canzoni di giovani artisti e rap, sarebbero da bandire per contenuti, invece i genitori a differenza dei nostri, portano i loro figli di tredici anni a sentirli in discoteche e non aggiungo altro!

mettete dei fiori nei vostri cannoni
Proposta/La tomba dell’amore è l’ottavo singolo del gruppo beat italiano I Giganti, pubblicato a gennaio 1967 dalla Ri-Fi, meglio conosciuto come “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”

Ricordo con tenerezza la messa della domenica mattina, in Sant’Agostino, dai Salesiani di Don Bosco, com’era uso per obbligo, ma anche per sbirciare i ragazzi che stavano sulle panche a sinistra, (allora ci dividevano) ma soprattutto per vedere lui, l’idolo della nostra infanzia, adolescenza, il molleggiato, si proprio lui Adriano Celentano, che stava in fondo alla chiesa nel suo cappotto lungo e pregava. Per noi era fichissimo! Altri tempi, sia perché usciva da casa, ora credo non più di tanto e sia per le sue canzoni di vera rivoluzione, se pensate che parlava di case e cemento, o di fare l’amore e non la guerra! La canzone manifesto di quei tempi, oltre ad altre anche più impegnate di grandi come Gaber, Iannacci o Fo, per noi giovani bit, era Mettete dei fiori nei vostri cannoni, una ballata del gruppo bit-pop I Giganti. Se penso che uno di loro, per una marachella poi finita in nulla, rubò la macchina a mio padre, un’auto sportiva posteggiata nel posto sbagliato al momento giusto… per loro! Oggi sarebbe successo un finimondo. In ogni caso quel testo vale ancora oggi, con i venti sempre di guerra minacciosa e una pace sempre borderline.

duomo di notte
Duomo di Milano di notte

Credo sì, che siano cambiate forme, strade, il moderno è mischiato al liberty, la tecnologia è in ogni angolo, la città ha cambiato aspetto, ora si chiama Skylab, luoghi trasformati e per chi li ha visti prima, fa effetto, grattacieli maestosi, navigli coperti e che ora vogliono riaprire, si è costruito appunto, cemento su cemento, multietnica e apparentemente pro integrazione, catalogata in testa alle città nel mondo come qualità di vita, è capitale del design, della moda e di tutto ciò che fa tendenza tanto che è quasi vietato vedere qualcuno in giro vestito male o in disordine, io stessa se scendo a far la spesa, metto almeno un rossetto e controllo il look; unica cosa che ha preservato, il suo spirito laborioso, quello di far soldi (in Italiano).

bosco verticale

Alcuni ne parlano male dicendo che è invivibile e che vogliono andarsene, ma poi rimangono. E come dai film di Totò nulla è cambiato: come dice la nota canzone milanese O mia bela Madunina  “…Sota a ti se viv la vita, se sta mai con man in man, canten tucc “Lontan de Napoli semoeur” ma po’ i vegnen chi a Milan!”

Alla prossima!






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