Chi si accontenta e chi no, chi è grato e chi ha abusato di questa strana ed inaspettata estate.
Dopo mesi di lockdown, giurando, almeno per quanto mi riguarda, di essere disposta alla clausura pur di fare un po’ di estate, sono felicemente grata alla vita per avermi permesso di ritrovare la sabbia, gli scogli, il mio adorato mare, il sole, l’abbronzatura da lucertola, la libertà del costume da bagno e la vita senza scarpe, al massimo comodi sandali mediterranei.
Non ci avrei giurato né scommesso, mi sembrava impossibile poter ritornare nei luoghi che amo, con gli amici estivi, ritrovare Capri, Viareggio, Napoli, Poggiolo sentirmi bene in posti a me cari.
Ho creduto nei mesi più difficili che un prezzo andava pagato per vivere, che fosse giusto rispettare le regole per me e per tutti gli altri, ed ho davvero sperato giorno e notte di poter tuffarmi tra le onde.
La mascherina non mi è pesata, si certo sarebbe meglio senza, che scoperta, si certo il disinfettante, si certo uno stile vacanziero diverso, ma che fortuna aver potuto vivere l’estate. Viverla nel rispetto di chi non lo ha potuto fare e non potrà più farlo per tanti motivi, nel rispetto del bene più prezioso che è la vita.
Qualcosa mi è mancato e mi manca anche adesso, non ho abbracciato e baciato i miei amici, non ho potuto toccarli per attirare l’attenzione su discorsi accesi e discussioni politiche, non ho potuto stringerli forte per i loro compleanni e le foto insieme non erano nella cornice di un grande abbraccio comune.
Oggi lasciando alcuni degli “Irriducibili” ( la comitiva estiva versiliese) per non soffrire ulteriormente ho preferito non salutarli, avrei voluto commuovermi come faccio sempre e abbracciarli forte, ma non si può e non si deve se abbiamo a cuore noi stessi e gli altri.
Il gomito grande sconosciuto, detesto il gomito preferisco mandare baci, posare la mano sul cuore e chinare il capo come facevo in Iran per salutare e dimostrare il mio affetto, preferisco sorridere e scrivere, scrivere per dichiarare a chiare lettere che mi manca il contatto fisico. Distanziamento è una parola che non riesco a metabolizzare, perché non amo le distanze e non amo il distacco, mi piacciono le emozioni e le dimostrazioni d’affetto.
Ma non ci si può lamentare! Un’estate che volge al termine con grande incognite, con i contagi che salgono, i tamponi che raggiungono numeri mai raggiunti, e l’ansia del rientro, un’ansia che non è quella classica del post vacanza da ritorno al lavoro, alla scuola, alla routine. Quale sarà la normalità, lo smart working e la didattica a distanza? Possiamo definirla normalità? L’ansia di non sapere a cosa si andrà incontro, dopo un’estate sospesa, di chi ha creduto che tutto fosse passato e di chi invece non è riuscito a liberarsi dall’angoscia del virus.
Quante riflessioni che ci hanno accompagnato e ci accompagneranno e quante paure, paura di ricevere un bacio dai propri figli tornati da una vacanza o da una serata sulla spiaggia, di mangiare a tavola con gli amici di sempre, di assaggiare dai piatti altrui, di non avere l’angoscia del bicchiere sbagliato, di entrare in un locale chiuso. Le mani scivolose di amuchina, la mascherina al braccio o in tasca, i vestiti da mettere al sole perché il sole disinfetta, le porzioni monouso, e la voglia disperata di dimenticare al più presto tutto questo, come un brutto sogno o un film catastrofico.
La strana estate mi ha reso felice, ha aumentato il grande rispetto per la vita, sarò stata una zia un po’ bacchettona, troppo rispettosa dei DPCM, una mamma assillante e in ansia, una figlia assente per una madre lontana, un’amica che dispensava “spiegoni” e discorsi seri e severi… ma io sono davvero grata di aver vissuto un’altra estate anche se il virus non ci ha abbandonati mai, e allora sono pronta a viverne un’altra, magari grazie al vaccino e senza COVID, e sono disposta spero come molti a fare sacrifici, a investire sulla vita e sulla scienza. Come dare torto a John Lennon “la vita è ciò che ti accade, mentre sei occupato a fare altri progetti”.