venerdì 4 Ottobre 2024
Lettera daA salvarci dal "Political Correct" ci pensa l'umorismo ebraico

A salvarci dal “Political Correct” ci pensa l’umorismo ebraico

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Ultimamente ho scoperto delle vecchie barzellette ebraiche. Con la “Cancel Culture” ed i vari movimenti politici che censurano il tradizionale senso dell’umorismo, l’unico baluardo dell’anti-conformismo miracolosamente rimasto intaccato é quello generato dalle barzellette ebraiche (principalmente del ramo ashkenazi, dell’est Europa), che vanta anche una vasta letteratura. Queste vengono raccontate spesso in occasioni accademiche e sociali, ma riservate alla comunitá ebraica, fuori dal grande pubblico, tipo le riunioni “carbonare” italiane del 1820, oggi usate per sfuggire dalla “politically correct police force”, ma anche apprezzate dai “goyim” come questo giornalista.

Ad ogni modo su YouTube si possono trovare vari canali dedicati all’umorismo ebraico, questi trattano sia temi accademici che sociali, spingendo molto sugli stereotipi. Queste barzellette trattano argomenti che oggi non vengono piú trattati da altri gruppi. Prima dell’avvento del “Politicamente Corretto”, i principali comici americani erano tutti ebrei, eredi di una tradizione di umorismo secolare. Alcuni di loro, come Don Rickles e Jackie Mason, avevano ottenuto successo insultando il pubblico, che si sentiva ignorato (ed offeso) se non insultato.

I temi principali dell’irriverente umorismo ebraico sono: sesso, donne, religione, etnie, ed un pó di politica. Ad esempio tra le barzellette a tema religioso c’é quella su due amici ebrei che vedono davanti ad una chiesa una locandina con scritto: “convertiti e ricevi 1.000 dollari”. Uno di loro lo fa e all’uscita della chiesa l’altro gli chiede: “hai preso i soldi?” Allorché l’amico convertito risponde, “voialtri pensate sempre al denaro!” Oppure il ragazzo cresciuto cattolico ed ebreo da genitori di entrambi le fedi che va in chiesa a confessarsi accompagnato da un avvocato.

Divertente é anche quella dove, per eliminare un’infestazione di topi nella sinagoga, il rabbino decide di dar loro il sacramento del bar mitzvah cosí, dice, “una volta precettati non tornano piú”.

    Poi ci sono barzellette rivolte alle varie etnie, sempre a sfondo autoreferenziale, come quella dove gli ebrei americani prendono in giro la rudezza degli israeliani. Un giornalista chiede ad un israeliano, un americano, un polacco ed ad un russo: “Scusate, qual’é la vostra opinione sulla carenza della carne?” Al che il polacco risponde: “cos’é la carne?” Il russo chiede: “cos’é un’opinione?” L’americano dice: cos’é la carenza? E l’israeliano chiede: “cosa vuol dire ‘scusate’?”

Ci sono molte barzellette che prendono in giro le donne, ed in particolare le mogli: “Quando muoio voglio essere cremato [pratica non accettata dalla religione ebraica] e le mie urne riposte nei grandi magazzini Bloomingdale, cosí mia moglie verrá a visitarmi due volte alla settimana”. Sulla stessa vena, c’é quella dove il diavolo chiede ad un ebreo perché non sia terrorizzato dalla sua vista, e l’uomo risponde: “perché dovrei, sono sposato con tua sorella da 40 anni!” O quella di un giovane che chiede consiglio al rabbino perché tutte le ragazze che porta a casa non sono apprezzate dalla madre. Il rabbino consiglia di trovarne una con gli stessi gusti e preferenze della madre. Cosa che il giovane fa, ma poi non trova l’apprezzamento del padre.

Poi c’é quella del cameriere che chiede ad un gruppo di donne ebraiche: “signore c’é qualcosa che non va bene”? E le donne: “il cibo é terribile e in cosí piccole porzioni!” E un’altra dove una donna dice ad un uomo, “assomigli al mio terzo marito”, allorché l’uomo risponde: “quanti mariti hai avuto?” “Due, risponde la donna!”

Non vengono risparmiate nemmeno le giovani che vengono definite “principesse ebree”. Una tipica: ad un negozio molto esclusivo ad una ‘principessa’ cade di mano un vaso molto costoso che si frantuma. Quando la gente le corre intorno questa esclama: “sto bene, non mi é successo nulla”.

Una barzelletta a sfondo politico invece é quella di un ebreo che critica l’amico perché legge un giornale filo-nazista e questo risponde: “Nel tuo giornale ci sono solamente brutte notizie, nel mio posso leggere notizie buone su come noi controlliamo Hollywood, abbiamo il controllo sulla finanza….”. E anche quella che fa riferimento alla secolare persecuzione, quando in un villaggio viene trovata una ragazza morta e la comunitá ebraica teme di essere accusata di proteggere l’assassino, fino a quando il rabbino annuncia: “Ho una bella notizia, la ragazza uccisa é ebrea!”

Fanno molto ridere anche le barzellette che calcano sulla ipocondricitá degli ebrei, come l’uomo che va dal medico perché ogni parte del corpo che tocca gli fa male ed il medico scopre che ha il dito rotto.

Sul sociale le barzellette tendono ad essere dei monologhi. Una corta potrebbe essere quella dove ad un funerale di una persona molto ricca si chiede ad un uomo che piange a dirotto, se fosse un parente, “no” risponde, “ecco perché piango”. O quella dove un giornalista chiede:” Luigi Goldberg vive quí?” e l’uomo “No!” Come ti chiami, insiste il giornalista: “Luigi Goldberg”, risponde. “Ma avevi detto che non vivi quí”. “E questo lo chiami ‘vivere’?”

Sul sesso infine le barzellette si sprecano, ad esempio, una donna chiede ad un uomo: “sali su che facciamo sesso”, e l’uomo risponde “posso fare una o l’altra cosa”. Poi c’era l’uomo che si vantava di fare sesso quasi ogni sera: “quasi di lunedí sera, quasi di martedí…..”.

Nella composizione fotografica: alcuni libri sull’umorismo ebraico e la vignetta che dice: “Mosé questo non é divertente!”.






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