Ultimamente in Italia la narrativa sull’informazione si sta concentrando sull’aspetto filosofico della tecnologia digitale con libri, articoli e convegni. Cosa che non succede, ad esempio, negli Usa dove il digitale viene trattato per quello che é: una tecnologia che permette diverse forme di distribuzione.
In passato, una prima forma di distribuzione era la carta stampata, sia sotto forma di giornali che di libri. Poi si é passati alla tecnologia elettronica analogica con cui venivano distribuiti contenuti radiofonici e televisivi. Non ricordo di aver mai letto dell’esistenza di un trattato filosofico sulla modulazione di frequenza.
Ci sono state altre forme di distribuzione, come il disco fonografico, il videodisco (inclusi il CD e DVD), la cassetta (nastro magnetico, incluso il Vcr) e ultimamente tutte le svariate forme di distribuzione create con il digitale su Internet (e-mail, Web, streaming). Il fatto che il digitale su Internet possa generare valute come Bitcoin non significa che si debba scoprire l’essenza esistenziale della tecnologia binaria, ma piuttosto il motivo dell’interesse verso questo tipo di valuta.
Si dice che il digitale-Internet abbia cambiato il modo con cui si fa informazione e cosí si confonde l’informazione con la distribuzione. L’informazione rimane informazione con tutti i suoi pregi (accuratezza, equilibrio, rispetto) e difetti (troll, hater, falsità), ciò che cambia è la distribuzione, che non é argomento filosofico bensì tecnologico.
Se si volesse filosofare sarebbe meglio analizzare l’aspetto sociale collegato ai difetti dell’informazione non controllata. Personaggi come gli hater e i mistificatori sono sempre esistiti, solo che potevano contare su di un megafono limitato, visto che la distribuzione per radio, televisione, giornali o libri é regolamentata.
Ogni nuova forma di tecnologia ha permesso più forme di distribuzione della precedente, ma ciò non vuol dire che le nuove tecnologie debbano essere elevate a ruoli che non possono assolvere.