Oggi ho volato, nuovamente.
Ma ho volato all’incontrario.
Verso la libertà. Lontano da una Londra che si sente sotto attacco, sotto scacco, in prigione.
L’8 giugno è stata introdotta la tanto annunciata quarantena in entrata. La città simbolo dell’Inghilterra, immagine dell’apertura e del multiculturalismo, che non aveva chiuso totalmente nemmeno nel momento di picco del virus Covid-19, mentre il Regno Unito faceva più morti di tutti gli altri Paesi UE messi insieme, Londra insomma si è trovata imprigionata.
Chiunque entri in Inghilterra oggi dovrà scontare 14 giorni di quarantena e isolamento a casa o in hotel.
Pena multe salate, e giudizi fermi e decisi. Con controlli giornalieri da parte degli agenti di Polizia. In un Paese che ancora si trova in quella che noi chiameremmo Fase 2, e che ha riaperto le Scuole ma non i pub.
In completa controtendenza con il resto dell’Europa che riapre, l’Inghilterra chiude di fatto le proprie frontiere come a rimarcare ancora una volta la propria differenza, come a dire ancora di più che loro vanno avanti soli contro tutti.
Addio agli indisciplinati ma spendaccioni ragazzotti italiani che da nord a sud dell’isola caratterizzavano le estati inglesi. Stop ai mal sopportati tedeschi che con la loro freddezza e durezza sembravano rivaleggiare con l’aperto distacco inglese. E i mediorientali tanto vituperati mentre sgommavano davanti a Harrods con le loro fiammanti Lamborghini ma adorati la sera quando si lasciavano andare a mance da Re nei ristoranti e nei pub del centro città.
E così ho volato verso una Roma da vera “grande bellezza”, priva di turisti e venditori ambulanti, senza una cartaccia per terra e con i monumenti e i musei visitabili e godibili come mai è stato in passato e come mai sarà probabilmente più.
Poco più di sette minuti per arrivare alla Cappella Sistina dal portone d’ingresso dei Musei Vaticani, nessuno sulla terrazza panoramica di Castel Sant’Angelo a godersi di una vista unica della monumentalità eterna della Città. Incredibile. Unico. Quasi da malinconia del capolavoro cinematografico. E che riabilita i romani: posso dire con certezza che, almeno al centro sono i turisti che sporcano, deturpano, violano la Città Eterna.
Ma ora non posso tornare indietro.
E qui viene il bello.
Non solo non si può entrare a Londra, non se ne può nemmeno uscire. Perché se, come orde di inglesi nelle scorse estati, si pensava di cercare il sole sulle spiagge turche o greche o fare il classico Tour del Belpaese per godersi dei piaceri della vita, ed a quest’attività dedicare i canonici quattordici giorni di vacanza, poi però si avrà bisogno di altri quattordici giorni per poter uscire di casa, tornare al lavoro, incontrare i famigerati congiunti. Impossibile per un Paese che ha 21 giorni di vacanze annue in media. E addio al rientro estivo nel Paese di origine, per una città che conta quasi un terzo di immigrati regolari fra le proprie fila.
E quindi, tutti in Cornovaglia, o nella verde Scozia a passeggiare, sperando in un tempo clemente. Ma con molta felicità in meno.
La decisione è impopolare, a Londra più ancora che nelle Regioni, e verrà rivista il 29 giugno, quando ci sarà la riunione mensile che stabilisce le regole Covid sulla base dei dati raccolti di volta in volta. Sino ad allora non ci saranno revisioni.
Poche regole, con date certe. Sanzioni forti. E molti sperano che già a fine mese si ritorni a una libertà totale.
Ma i gossip dicono che questa decisione strana, contraria al senso del resto del mondo che imponeva quarantene durante la crisi e non dopo, sia stata in realtà una prova generale di Brexit, un far vedere che anche chiudendosi a riccio nei propri confini di Great Britannia, loro, gli Inglesi, ce la fanno sempre. E per chi è ospite, pazienza, si adegui.
Un messaggio per i negoziatori europei che nel poco, pochissimo tempo rimasto devono trovare una soluzione a un problema che sembrava un poco dimenticato e che potrebbe aggiungere malessere economico a un’Europa già piegata da Covid.