martedì 5 Novembre 2024
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Intervista a Pio Canu – Ripartiamo dall’ambiente

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Oggi Tiziana Buccico, giornalista, ha intervista per Moondo Pio Canu, autore del libro “La Cultura del Rifiuto”. Pio Canu è la figura di un nuovo tipo di politica che fa del suo focus l’ambiente e l’ecosostenibilità, e che vuole abbattere i pregiudizi sui rifiuti per acquisire la consapevolezza collettiva che i rifiuti sono invece grandi risorse.

Tiziana Buccico apre l’intervista partendo dalla pandemia globale che ha trasformato le nostre vite, e in particolare l’ambiente che dovrebbe diventare protagonista del cambiamento e di questa nuova fase. Chiede al nostro ospite di parlarci e di spiegarci la riconversione verso l’ambiente, verso l’ecologia e l’ecosostenibilità.

“Non possiamo pretendere di essere sani in mondo malato” così risponde Pio Canu citando Papa Francesco, la pandemia, spiega, è direttamente collegata alla distruzione della natura. Nel momento in cui l’essere umano entra in un ecosistema in maniera distruttiva va a rompere l’equilibrio naturale, portando gli organismi viventi di quell’ecosistema a doversi adattare a quel cambiamento. Anche il virus si è adattato al cambiamento.

Prima del coronavirus l’inquinamento atmosferico ha causato 80 mila morti solo in Italia, fatto di cui si è parlato poco. “Se non arriviamo ad una conversione ecologica, lo schema della distruzione della natura con conseguente pandemia si ripeterà” afferma.

Chiediamo allo scrittore di spiegarci il binomio cultura-rifiuto che dà il titolo al suo libro edito da Edizioni Efesto nel 2018. Ci racconta che la sua professione di consulente ambientale lo ha portato a girare molto e a conoscere molte realtà, ha quindi potuto notare come l’informazione ambientale e il problema culturale legato alla gestione dei rifiuti è molto diffuso. Fa l’esempio pratico dell’olio da frittura che non viene smaltito nel modo giusto, creando un grave danno agli oceani l’altro grande polmone della Terra. Bisogna puntare sull’educazione ambientale a partire dalle scuole perché mancano le basi del riciclo a cominciare dalle piccole cose quotidiane.

Da un punto di vista nazionale l’Italia ha molte eccellenze nella green economy ma non vengono prese nella giusta considerazione dal governo. I rifiuti differenziati sono una grande risorsa perché possono dare vita a nuovi prodotti e per fare questo le nuove tecnologie ci sono, ma il governo non favorisce le aziende costringendole a lavorare all’estero. Una grande mancanza è quella degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti organici, questo favorisce favorendo anche la criminalità organizzata, nello specifico l’ecomafia, che nasce e cresce proprio per l’assenza di impianti di smaltimento.

Bisogna incentivare le energie rinnovabili per poter arrivare all’abbandono definitivo delle fonti fossili, e sfruttare le nuove tecnologie che abbiamo e che molti paesi ci invidiano. “Cosa possiamo fare nell’immediato per cambiare le cose?” chiede la nostra giornalista, Pio Canu risponde che innanzitutto ogni comune dovrebbe dotarsi di un’isola ecologica richiedendo i fondi europei; si può pensare ad una tariffazione puntuale, ovvero far pagare solo l’indifferenziata, così più riciclo e differenzio meno pago. Aprire centri di riparazione comunale per contrastare l’obsolescenza programmata, e far proprio il concetto di riparare invece che buttare. Un’altra iniziativa può essere quella degli eco contenitori, disposti all’interno di supermercati per esempio, dove poter riciclare i nostri rifiuti e ottenere in cambio una somma di denaro da spendere nei negozi convenzionati, così da far comprendere il valore economico del riciclo. Un altro ambito da incentivare è sicuramente quello della mobilità sostenibile, non solo con il bike sharing ma anche con pullman a idrogeno per esempio. Finanziare i centri universitari affinché possa progredire la ricerca e la creazione di nuove tecnologie a favore dell’economia circolare. Infine è necessario smettere di contrapporre lo sviluppo economico all’ecologia, perché non si può parlare dell’una senza parlare dell’altra, del resto entrambe hanno lo stesso suffisso “eco” che vuol dire casa. Si dovrebbe iniziare a pensare al benessere collettivo e non solo al profitto ottenuto a discapito della natura in nome del dio denaro.

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